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Palermo, intercettazioni e dintorni, “Ignazio siamo falliti”

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Palermo, intercettazioni e dintorni, “Ignazio siamo falliti”

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martedì 26 Ottobre 2021

Il Re nudo sapeva, capiva, o troverà nei poveri ragionieri, nei Fantozzi palermitani, nei Fracchia o nel ragionier Filini, i capri espiatori di un dissesto annunciato ma sempre “ammucciato”?

“Ignazio siamo falliti”

“Minchia mi viene da piangere, le entrate sono fasulle”.
Così si esprime nelle intercettazioni il Ragioniere generale del Comune di
Palermo, Bohuslav Basile. Un nome slavo, come la tristezza malinconica di un
ragioniere davanti ad un bilancio sbilenco e fasullo. “Mancano un sacco di
soldi” dice alle cimici che si erano insinuate nelle sue meste conversazioni
contabili.

L’Ignazio a cui si rivolge è il suo collega di sventura
contabile, il Ragioniere del comune di Villabate, non è l’Ignazio Florio a cui
si rivolgeva forse Vincenzo Florio, per un ammanco di finanza nella Palermo
della Belle Epoque.

Qua di Belle non ce ne sono, tranne le toppe false, entrate
sovrastimate ed uscite sottoconsiderate, usate per coprire un Re nudo.

Il Re nudo sapeva, capiva, o troverà nei poveri ragionieri,
nei Fantozzi palermitani, nei Fracchia o nel ragionier Filini, i capri
espiatori di un dissesto annunciato ma sempre “ammucciato”? Pagherà un signor
Malaussene che magistralmente Daniel Pennac descriveva come il capro espiatorio
dei grandi magazzini generali?

Anche i Florio finirono la loro epopea per un dissesto finanziario. Lo scandalo della Banca Romana che colpì il Banco di Sicilia e il suo direttore, Emanuele Notarbartolo, nel 1893 fu disastroso per il loro commercio.

Ma era appunto “loro” quel commercio, non era un bene della
comunità, nonostante il fenomenale apporto dei Florio alla vita palermitana.

Qua si parla di conti pubblici che dovrebbero essere
veritieri e trasparenti, una casa di vetro, soprattutto dopo aver dichiarato al
mondo intero di aver scacciato il malaffare.

O magari lo stesso si è insinuato travestito da contabili,
partite doppie e pallottolieri mafiosi.

La cosca dei ragionieri si è impossessata dei conti, è colpa
loro, non degli assessori poi diventati Consiglieri della Corte dei conti,
autori delle intercettate “porcherie”, e successivamente controllori delle
stesse.

Lui di queste cose tecniche, quisquiglie diceva Totò, non si
occupa né si preoccupa.

Peccato che il dissesto, come la cronaca di una morte
annunciata, verrà pagato dai palermitani.

Se c’è una certezza non è il pelo, ma più Munnizza per tutti.

Giovanni Pizzo

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