PALERMO – Parco Ninni Cassarà, forse ci siamo. Dopo anni di tira e molla, gare di appalto annunciate e poi ritirate, fondi da scovare tra le pieghe del bilancio comunale, ritardi e rinvii, il Comune ha finalmente pubblicato (sul sito www.acquistinretepa.it) il bando per l’affidamento dei carotaggi nella cosiddetta zona “verde”. L’importo a base d’asta è di 126mila euro e c’è tempo fino al 22 maggio alle 10 per la presentazione delle offerte.
L’esito positivo delle analisi del sottosuolo è imprescindibile per poter sperare nella riapertura quantomeno di una porzione di questo polmone verde di oltre 28 ettari (il secondo più grande di Palermo) che si estende dalla Fossa della Garofala alla circonvallazione, tra via Ernesto Basile, corso Pisani e via Altofonte, con tanto di anfiteatro, pista di pattinaggio, campi di bocce, percorsi ciclabili e pedonali, ponti e perfino un lago artificiale.
La travagliatissima storia del Ninni Cassarà è ben nota. Il parco è stato inaugurato nel 2011 ma già nel 2014 è stato posto sotto sequestro dopo il ritrovamento di materiali e sostanze inquinanti in superficie e nel sottosuolo. In un luogo frequentato quotidianamente da famiglie e atleti gli inquirenti trovarono di tutto: metalli pesanti, zinco, rame, piombo, fibre di amianto e tetracloro etilene (una sostanza alogena che si trova nei solventi e negli svernicianti a uso industriale, molto usata nelle lavanderie) ma anche rifiuti speciali e pericolosi, dalle sabbie vulcaniche usate nelle operazioni di sverniciatura ai copertoni, dai materiali elettrici alla plastica agli inerti da demolizione edile. I pm misero subito i sigilli ai due ingressi e divisero il parco in tre zone: una “verde”, lato corso Pisani, grande circa 15 ettari (il 60-65% dell’intera superficie), dove i livelli di inquinamento sembravano meno pericolosi per la salute umana; una “rossa”, lato via Basile, inibita al pubblico; una “gialla”, ibrida, che fa da cuscinetto tra le due.
Da subito la zona verde fu indicata come l’unica che si potesse riaprire in tempi relativamente brevi, forse insieme alla zona gialla. Ma così non è stato. Malgrado tutte le promesse, infatti, in sei anni non è stata ancora soddisfatta l’unica condizione imposta dai pm per concedere la parziale riapertura: che venissero effettuate le analisi del sottosuolo assicurarsi che le sostanze inquinanti, seppur presenti, non fossero in alcun modo nocive per la salute umana.
Da almeno tre anni la burocrazia di Palazzo delle Aquile tenta di portare a casa il bando per i carotaggi e dopo mille impedimenti stavolta sembra essere arrivato il momento giusto. La somma necessaria è stata stanziata lo scorso settembre grazie a un prelievo della Giunta comunale dal Fondo di riserva. L’impresa vincitrice avrà l’incarico di effettuare dodici sondaggi geognostici tramite il prelievo di 36 campioni di terreno in profondità, sette dalle falde acquifere e superficiali e dodici dal terreno di superficie.
“Se come crediamo – ha commentato il sindaco Leoluca Orlando – le indagini riconosceranno che non vi sono più situazioni di rischio nell’area verde, contiamo che entro la fine dell’anno si possa finalmente riaprire al pubblico questa ampia porzione del parco, che ne copra circa il 60% della superficie. Speriamo quindi che la seconda area verde della città dopo la Favorita possa finalmente tornare a essere fruibile quanto prima. Soprattutto in un momento come questo, offrire a tutti i cittadini spazi all’aria aperta fruibili in sicurezza è sempre più una priorità”.