Pari opportunità volano per lo sviluppo, ma nella Pa della Sicilia c’è ancora tanto da fare

PALERMO – La parità di genere può essere un volano per lo sviluppo. Una vera cultura delle pari opportunità in tutti gli ambiti economici può rappresentare un forte moltiplicatore di innovazione e progresso. Non sempre, però, ciò avviene nell’ambito lavorativo. Serve una figura di controllo e di sostegno attivo alle politiche di realizzazione delle pari opportunità.

In Sicilia a svolgere tale funzione è la consigliera regionale di parità: da gennaio scorso è in carica Margherita Ferro, docente di scuola superiore e già assessore provinciale a Catania.

L’ufficio della consigliera regionale di Parità è ubicato a Palermo presso il Dipartimento Lavoro della Regione siciliana ed è funzionalmente autonomo nello svolgimento dei suoi compiti.

Ha anche un proprio sito web.

Qual è il compito della consigliera regionale di parità?

La figura nasce da una legge nazionale, la numero 125 del 1991, poi c’è stato il decreto legislativo 198 del 2006, il cosiddetto codice della pari opportunità, che ne disciplina le funzioni e gli obiettivi. In pratica, la consigliera regionale di parità si occupa di diritto anti-discriminatorio e delle politiche di conciliazione vita-lavoro, una sorta di garante per le politiche del lavoro.

Con il Quotidiano di Sicilia che l’ha intervistata, la consigliera regionale di parità Ferro ha tracciato un bilancio del 2019 parlando anche degli obiettivi futuri, ma facendo trasparire anche ad un po’ di amarezza: “Di parità di genere se ne parla in modo spesso superficiale, le azioni concrete sono poche – afferma – il vero gap è quello legato all’occupazione femminile, infatti dal recente rapporto Svimez emerge che la Sicilia ha un tasso di occupazione del 29,1% molto lontano dal resto d’Italia se pensiamo che ad esempio Bolzano ha un tasso di occupazione del 75%, ma a è un problema che riguarda tutte le Regioni del Sud. Così come vi è un gap di rappresentanza nelle Istituzioni e dove si decide”.

E alla domanda se sia più difficile la parità nel pubblico impiego o nel settore privato, Ferro è chiara: “Sicuramente nel privato, ma anche nella Pa si fa fatica a dare concreta applicazione alle norme sulle pari opportunità soprattutto a certe latitudini, considerate spesso come misure destinate ad esclusivo vantaggio delle donne. Che le donne c’entrino, non vi è dubbio, ma ne avrebbe vantaggio l’intera società e ciò è spesso dovuto anche alla poca conoscenza delle norme, che invece rispondono a principi fondamentali volti ad introdurre cambiamento, sviluppo e innovazione nei territori, nelle istituzioni politiche per passare da una uguaglianza formale ad una sostanziale”.

Tante le iniziative nel 2019 promosse dalla consigliera di parità, come ad esempio “#tunonseisola”, nata per favorire la promozione delle buone prassi e l’informazione del lavoro.

Tra gli obiettivi del 2020 progetti legati al  superamento degli stereotipi di genere che influenzano i percorsi formativi ed alimentano fenomeni discriminatori e un corso regionale di alta formazione dedicato alle avvocatesse: “Al di là delle azioni che si sono messe in campo, il problema è strutturale nella nostra società, e abbiamo la consapevolezza che necessita di un cambiamento culturale necessario alla sconfitta della violenza di genere alla base ci vuole tempo per cambiare la mentalità , per favorire un profondo cambiamento culturale nel Paese sul tema della violenza contro le donne. Possiamo confidare nelle nuove generazioni facendo un investimento per il futuro”.