Secondo quanto riportato dall’analisi del Forum Disuguaglianze e Diversità, il 56,3% degli occupati a tempo ridotto (o part-time) accetta il contratto per mancanza di alternative. Superiore alla media in Europa, questo fenomeno in Italia colpisce in prevalenza i giovani, le donne e il Sud (soprattutto le Isole).
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Scegliere di accettare un contratto a regime “part-time” non è sempre una decisione personale. Come spiegato dal rapporto del Forum Disuguaglianze e Diversità, infatti, la crescita del cosiddetto “part-time involontario” è una necessità per diversi lavoratori, costretti a una riduzione di orario e di retribuzione per lavorare. Come riportato dall’analisi “Da conciliazione a costrizione: il part-time in Italia non è una scelta. Proposte per l’equità di genere e la qualità del lavoro”, sono oltre 2 milioni gli italiani coinvolti in questo fenomeno involontario.
Secondo i dati Istat del 2022, il “part-time involontario” o “forzato” colpisce il 56.3% degli occupati con un orario di lavoro part-time, ovvero 4,2 milioni di lavoratori. Secondo le analisi, a essere colpite da questa tipologia di lavoro sono soprattutto le donne, 3/4 dei dipendenti con contratto e orari di lavoro part-time. Con prevalenza al Sud e nelle Isole, questo fenomeno colpisce molto anche i giovani (soprattutto se con bassi titoli di studio) e sembra essere una soluzione molto apprezzata (e approfondita) dalle aziende italiane.