In questa confusione mondiale per i prezzi delle fonti energetiche sulla giostra delle speculazioni, di ritardi del nostro paese, di dipendenza dalla Russia per oltre il 40% delle risorse di gas e petrolio, di carenza di rigassificatori, di una politica energetica italiana assente da anni soprattutto sul gas nell’Adriatico, ci si dimentica di un’altra fonte energetica che negli ultimi anni ha avuto in Italia un successo senza precedenti, soprattutto come fonte alternativa di riscaldamento per famiglie e aziende.
Stiamo parlando del pellet, quei piccoli pezzettini di truciolato compresso che poi alimentano le stufe di milioni di italiani. Anche su questo nuovo tipo di combustibile è cominciata una speculazione spietata che ha portato il prezzo del prodotto – un sacco è mediamente di 15 chili – da un prezzo medio sino a un mese fa che oscillava tra 5 e 6 euro a oltre 10 euro di oggi.
Ma la cosa più grave è la scomparsa del pellet dagli scaffali dei punti vendita, con decine e decine di famiglie alla ricerca spasmodica del prodotto che ormai in tutta la provincia etnea sembra introvabile. Qualche carico di tanto in tanto riesce ad arrivare, ma la richiesta è talmente pressante che va a ruba nel volgere di un attimo.
Abbiamo fatto un giro in alcuni negozi di Catania e provincia, ascoltato la voce dei commercianti, per comprendere la situazione di disagio e psicosi per l’accaparramento del prezioso pellet.
“Qualche giorno fa- spiega un rivenditore di Trecastagni che allarga le braccia – avevamo chiesto al fornitore di zona di fornirci un palet. A parte il costo che è raddoppiato, il titolare ha comunicato che non poteva soddisfare la nostra richiesta perché l’unico carico arrivato era già esaurito ancor prima che la merce fosse scaricata dal Tir. Addirittura ci ha raccontato che molti clienti hanno dato vita a una rissa per l’accaparramento del prodotto con l’intervento dei Carabinieri per sedare gli animi”.
“Purtroppo – continua – a causa di questa guerra e dell’aumento del carburante, molti fornitori per il momento hanno preferito non rifornirsi di merce dalle fabbriche del nord, per evitare di subire danni qualora, visto che siamo in prossimità dell’entrata della bella stagione, la merce gli fosse rimasta in deposito con un possibile danno nell’eventualità che l’anno prossimo, se dovesse finire la guerra, i prezzi del pellet potrebbero rientrare nella norma”.
Abbiamo fatto un giro in alcuni punti di rivendita di una certa importanza. In un Brico di Catania c’è al box informazioni un elenco di clienti con accanto il numero di telefono. Il negozio qualora arrivi un carico di pellet ha garantito che chiamerà i clienti secondo ordine di prenotazione e che comunque non sarà possibile acquistare più di pochi sacchi per cliente: un razionamento bello e buono. Prezzo medio del sacco dai 9 ai 10 euro. In un Brico di San Giovanni La Punta un carico di pellet, dopo giorni e giorni di attesa, è finalmente arrivato, ma è andato subito a ruba nel volgere di poche ore: prezzo per ogni sacco 9,99 euro.
“In questo momento il Pellet vale quanto l’oro – ha spiegato un rivenditore di Pedara, e sono in atto fenomeni speculativi a dir poco assurdi. Noi sappiamo di commercianti che avrebbero venduto la merce addirittura oltre i 13 euro a sacco”.
Negli ultimi anni le stufe e i camini a Pellet hanno sostituito le tradizionali fonti di riscaldamento domestico e proprio in questo periodo ci sono famiglie che già si trovano in difficoltà per mancanza di approvvigionamento. Un po’ come potrebbe avvenire con un taglio delle forniture russe al nostro paese. Il governo farebbe bene ad attenzionare anche questo settore.
Giuseppe Bonaccorsi