Guerra Russia-Ucraina, il ruolo dell'Italia e i rischi per la Sicilia - QdS

Guerra Russia-Ucraina, il ruolo dell’Italia e i rischi per la Sicilia

Antonino Lo Re

Guerra Russia-Ucraina, il ruolo dell’Italia e i rischi per la Sicilia

Antonino Lo Re  |
venerdì 18 Febbraio 2022

L'Occidente stenta a scorgere una via d'uscita diplomatica alla crisi. Ai microfoni di QdS.it, Daniela Irrera, docente di Relazioni Internazionali nella facoltà di Scienze Politiche di Catania

La tensione tra Russia e Ucraina resta alta. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden avverte: “La guerra è imminente”. L’Occidente stenta a scorgere una via d’uscita diplomatica alla crisi. Il ministero della Difesa ucraino ha reso noto oggi di aver registrato 60 violazioni del cessate il fuoco da parte dei separatisti filorussi nella regione del Donbass nelle ultime 24 ore.

Daniela Irrera, docente di Relazioni Internazionali nella facoltà di Scienze Politiche di Catania

Ormai da settimane si parla dei possibili scenari e su un eventuale conflitto. Ai microfoni di QdS.it è intervenuta Daniela Irrera, docente di Relazioni Internazionali nella facoltà di Scienze Politiche di Catania. “Una situazione nata da una gestione della Russia – esordisce – volta a proteggere il cosiddetto ‘mondo russo’, cioè le conseguenze della scomparsa dell’Unione Sovietica che ha lasciato una serie di comunità, definite etnicamente russe in tutti i territori che ne facevano parte. La difesa di queste comunità diventa una ‘missione’ che la Russia invoca e che può, come nel caso dell’Ucraina, diventare un pretesto”.

“Lo abbiamo già visto con altri territori – aggiunge la professoressa – come le ‘primavere colorate’ nel Caucaso meridionale, Georgia e soprattutto nel 2014 con l’annessione della Crimea che ha portato ad esempio alla concessione della cittadinanza russa a quella minoranza. Dunque, adesso si fa riferimento a queste minoranze russe nel Dombass per tutelarle. Mission che vengono gestite in modo differente in base ai territori. L’Ucraina è un paese particolarmente complesso per un’elite politica diversa rispetto alla Georgia. Tra le altre motivazioni ci sono la questione gas e Nato“.

Le possibilità di un conflitto armato

Al momento non ci sarebbero scontri con la linea di difesa ucraina, attestata a ovest di Donetsk, la capitale della regione. “Quello del conflitto armato – spiega la prof.ssa Irrera – è una minaccia che viene sempre utilizzata. In realtà c’è stata una vera e propria escalation mediatica, favorita in un certo senso, anche dall’atteggiamento americano. Anche questo dispiegamento di militari lungo il confine del Dombass fa pensare ad un’invasione che punta a Kiev. Ma i veri esperti della questione la considerano molto improbabile. La Russia non ha grandi vantaggi ad invadere l’Ucraina”.

Ma come giustifica Putin lo schieramento dei soldati al confine?

“Può essere anche una mossa di tipo preventivo, – continua – per dare un segnale all’elite politica ucraina. A Putin potrebbe interessare poco conquistare il Dombass, piuttosto punterebbe a evitare l’allargamento della Nato e non soltanto all’Ucraina. Diciamo che quest’ultima è la zona più ‘debole’. Ma ripeto, nessuno dei miei colleghi ucraini pensa che ci possa essere un attacco e anche la popolazione, secondo gli ultimi sondaggi, non crede che questa mossa preventiva porti ad un conflitto”.

Il peso degli Stati Uniti e della Nato

Gli Usa osservano con attenzione la situazione e spingono affinché l’Europa riduca l’indipendenza dal gas russo. “Considerata l’influenza russa in Europa e non solo, – afferma – è normale che gli Stati Uniti monitorino le loro attività. Per quanto concerne la questione energetica, l’Unione Europea da sempre ha cercato di smarcarsi dalla Russia che ha un enorme potere contrattuale in tal senso. E’ chiaro che se l’Europa fosse non più così dipendente potrebbe agire nei loro confronti in modo diverso. L’Italia è un partner commercialmente importante della Russia ed uscire da questa dipendenza nei prossimi anni è molto complicato“.

L’Italia e i rischi in caso di attacco in Ucraina

Rispetto agli stati europei, l’Italia ha una posizione “privilegiata” con la Russia. Ma quali sono i principali problemi in uno scenario estremo? “Territorialmente, da un punto di vista militare, – aggiunge – la nostra Nazione non rischia nulla. Sarebbe uno scontro locale, circostanziato, una cosiddetta guerra di prossimità, combattuta da potenze esterne su un territorio che ne fa le spese, in questo caso il Dombass. Quella popolazione vive già da tempo in una condizione drammatica. L’Italia rischierebbe, come tutti i paesi europei, una profonda instabilità nel prezzo delle materie prime. Quello dell’interruzione delle forniture di gas è uno scenario apocalittico, molto difficile che avvenga”.

Il ruolo della Sicilia

La base aerea Nato di Sigonella, in Sicilia, continua a essere al centro del braccio di ferro tra l’Alleanza e la Russia. I mari del sud sono considerati, per il momento, “zona pericolosa”: ma qual è il vero ruolo dell’Isola?

“Chiaramente la Sicilia – conclude – è sede di una base Nato e potrebbe essere utilizzata. Tutte le basi sono a disposizione dell’Alleanza e se ne ha bisogno le utilizza, come quella di Sigonella. Per l’Italia è un dovere in quanto paese membro. Se mi chiede di un pericolo reale per l’Isola, le dico che è molto, molto improbabile. Le basi Nato vengono usate per motivazioni varie. Semmai per la Russia sarebbero strategicamente importanti le basi Nato in Polonia”.

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