Economia

Pensioni, cresce l’inflazione e l’Inps aumenta gli importi: cosa cambia

Come previsto dalla legge n.448 del 1998 e la conseguente introduzione del meccanismo chiamato perequazione, ogni anno l’Inps – su indicazione del ministero dell’Economia e finanze, aumenta gradualmente e in base al costo della vita l’importo delle pensioni.

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Nonostante questo schema, a causa di diffusi e numerosi correttivi attuati dai vari governi, nel tempo le pensioni che superano di quattro volte il trattamento minimo sono state “limitate” nel loro adeguamento, finendo quasi per svalutarsi. Adesso quindi, l’attenzione dei pensionati si sposta sulla prossima rivalutazione (5,4% nell’ultimo anno).


Pensioni, la previsione dell’aumento nel 2025

Secondo l’Istat, l’ultima inflazione ha subito una crescita di appena lo 0,8%. Come emerso dalle stime contenute all’interno del Documento di economia e finanza del luglio 2023, l’inflazione prossima a essere rilevata dovrebbe aggirarsi intorno all’1,6%. Se questo tasso dovesse essere confermato, sarà garantito un nuovo aumento delle pensioni anche se contenuto. Nel dettaglio, ecco chi ne trarrebbe beneficio:

  • trattamenti previdenziali (sia diretti che indiretti).
  • pensione minima (previsto incremento a 608,18 euro)
  • Assegno sociale, che dovrebbe passare dagli attuali 534,41 a 542,96 euro;
  • pensioni di invalidità, per le quali invece gli attuali 333,33 euro salirà a 338,66 euro.

Il tutto, nel caso in cui le proiezioni sull’inflazione eseguite dal Def fossero pienamente rispettate. Nel caso in cui ciò non avvenga, ad ogni modo il tasso dovrebbe comunque non allontanarsi di troppo da quello che è stato prospettato dagli esperti. Da chiarire, inoltre, anche l’aspetto di rivalutazione utilizzato.