In vista dell’approvazione della Manovra 2025 non sono previsti particolari tagli per quanto riguarda le pensioni. Eppure ci sono diverse ragioni per cui proprio a partire dal prossimo anno potrebbero scattare delle riduzioni, ma al momento si tratta di casi estremamente specifici, con le motivazioni che potrebbero essere diverse e spaziano tra la perdita delle maggiorazioni sociali o la riduzione della pensione di reversibilità.
Inoltre risulta importante specificare che a differenza di qualche anno fa chi inizia a lavorare oggi non rischia una riduzione della pensione proprio perché adesso le pensioni di vecchiaia sono interamente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente. Tuttavia è necessario specificare che ci sono delle eccezioni che possono portare al taglio dell’assegno:
A partire dal 2025 il trattamento minimo dovrebbe salire a 603,39 euro. La trattenuta è giornaliera e pari al 50% della quota che supera il trattamento minimo nel caso di reddito da lavoro dipendente, mensile, e pari al 30%, per reddito da lavoro autonomo. Lo stesso vale per gli iscritti alla Gestione dipendenti pubblici, per i quali il divieto di cumulo opera per i trattamenti pensionistici di inabilità. In questi casi il cumulo con i redditi da lavoro è consentito nella misura del 70% in caso di lavoro autonomo, 50% se subordinato.
L’avvio di un’attività lavorativa o una seconda entrata mensile può comportare però la perdita delle maggiorazioni sociali nei casi in cui il pensionato ne abbia diritto. Ecco le prestazioni più rilevanti:
Altro aspetto di cui tenere conto è quello del pensionato con debiti, in particolare nei casi in cui il giudice ha autorizzato il pignoramento presso terzi. In casi come questo la pensione verrà aggredita dai creditori fino a quando il loro credito non verrà compensato. Per il pignoramento della pensione ci sono però dei limiti ben precisi. La regola vuole che al pensionato va garantito un importo pari a 2 volte l’Assegno sociale.
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