A fine anni Duemila era stata annunciata come una grande scommessa che avrebbe potuto fare della riviera acese una delle mete del turismo internazionale più gettonato. Stiamo parlando dello sviluppo del complesso turistico della Perla Jonica, a due passi dalla baia di Capomulini, vicino ad Acireale.
Un hotel di lusso costruito dai fratelli Costanzo negli anni Ottanta e diventato in seguito una delle strutture turistiche più ambiti di tutta la costa ionica, ma ambito, a sentire le parole di alcuni ex direttori dell’hotel, anche da mammasantissima della zona, come lo stesso Nitto Santapaola, che vi passava molte delle sue vacanze estive.
La lunga vicenda con strascichi giudiziari si è conclusa lo scorso luglio, quando in tribunale si è svolta l’asta per la vendita dell’immobile. Ad aggiudicarsi la struttura l’unico partecipante della gara, una famiglia di imprenditori palermitani, i Rappa. Il costo del complesso è stato quantificato e assegnato per 7 milioni di euro, cifra molto lontana da quei 65 milioni indicati in un primo tempo dalla società che lo aveva rilevato.
Tutto l’iter è passato in sordina finché qualcuno, transitando dall’area, si è accorto che nel complesso erano ripresi i lavori. Infatti, all’interno del cantiere – che era in disuso da anni – sono stati rimontati i ponteggi e i lavori sono ripresi a ritmo serrato tanto che l’immobile è già in una fase di avanzamento.
La domanda sorge spontanea: per farne cosa? Sul futuro del complesso al momento il riserbo è molto stretto, ma non è escluso che la famosa idea iniziale dello sceicco di Abu Dhabi di fare della Perla Jonica un hotel di lusso della catena degli Hilton possa ripartire.
Riavvolgiamo il nastro alla fine degli anni Duemila, quando sul complesso turistico abbandonato e in decadenza mette gli occhi una società dello sceicco di Abu Dhabi, Al Hamed Bin Ahmed, uno degli uomini più ricchi del medioriente.
L’operazione di acquisto viene conclusa nel 2014 e da quel momento scatta il countdown per il rilancio della struttura con un indotto che avrebbe interessato tutta Capomulini, Acitrezza e parte della riviera acese. C’è chi ipotizzò anche di realizzare un porto turistico nel cuore di Capomulini per accogliere i panfili dei magnati che sarebbero andati ad alloggiare nel nuovo Hilton. Un progetto faraonico che male si sposava con la salvaguardia ambientale del territorio.
Da lì a poco scattarono i lavori per la realizzazione del nuovo albergo e nacque una società sorta esclusivamente per occuparsi dell’immobile, la Item, che non badò a spese. Vennero chiamati anche alcuni stilisti di Catania per curare i particolari. Tutto andava a gonfie vele e il progetto piacque così tanto anche al Governo nazionale, allora presieduto dall’ex presidente del consiglio Matteo Renzi, che ottenne 24 milioni tramite Invitalia con dietro il ministero dello Sviluppo Economico.
Nessuno poteva immaginare quello che da lì a qualche anno sarebbe accaduto. D’un tratto, infatti, la ristrutturazione subì una brusca frenata. Nel 2020 è arrivato il fallimento della società dopo una serie di vicissitudini dai contorni poco chiari e dove addirittura sarebbe stato appurato l’acquisto di una Ferrari con i soldi dell’investimento. Ma cosa c’entra una Ferrari con il recupero di un albergo?
Tutte vicende poco chiare che hanno mandato all’aria un progetto che poteva essere un volano turistico di grandi proporzioni per la Sicilia orientale, ma che alla fine è scoppiato come una bolla di sapone lasciando anche numerosi debiti, alcuni con i professionisti che erano stati chiamati per il recupero e che ora sperano di ricavare qualcosa dalla somma incassata per la vendita del complesso.
Adesso la vicenda si riapre e la nuova proprietà sembra avere tutte le intenzioni di chiudere la vicenda con la conclusione del recupero della struttura. Per farne cosa ancora non si sa: un albergo Hilton, di un’altra catena o un complesso di appartamenti di lusso?
Fonte immagine: Guida Sicilia