Ambiente

Rifiuti in Sicilia, il caso dei termovalorizzatori “ridimensionati” nel nuovo piano

Da 450mila a 300mila tonnellate all’anno nell’ipotesi massima e da 350mila a 250mila in quella minima. Sta in questa forbice la riduzione della capacità dei due termovalorizzatori che il governo Schifani vorrebbe realizzare in Sicilia.

Il dato è contenuto in uno dei documenti che, per le prossime settimane, saranno a disposizione dei soggetti – oltre a varie ramificazioni della pubblica amministrazione regionale e periferica, anche diverse associazioni ambientaliste – che potranno presentare osservazioni in vista dell’aggiornamento del piano regionale di gestione del ciclo dei rifiuti.

Termovalorizzatori e piano rifiuti in Sicilia, una fotografia più aggiornata

Che in ballo ci sia un rallentamento nella previsione dei quantitativi di rifiuti da incenerire lo si deduce dal confronto con l’avviso esplorativo che, nel 2021, l’allora governo Musumeci decise di pubblicare per sondare il mercato e capire se ci fossero aziende interessate a costruire termovalorizzatori con la formula della finanza di progetto. All’epoca il dipartimento regionale Rifiuti parlò di una capacità per singolo impianto di “circa 350-450 kt/anno”. A farsi avanti furono due diversi gruppi di imprese: il primo, guidato dal colosso A2A, ipotizzava la realizzazione nell’area industriale di Catania, lì dove Acciaierie di Sicilia, tramite la controllata Si Energy, già da qualche anno ha presentato un progetto alla Regione; il secondo, invece, aveva come capofila Asja Ambiente – società già attiva nell’isola sul fronte del biogas e per questo partner di molte iniziative di Legambiente – e proponeva la costruzione nell’area industriale di Gela.

La nuova relazione, prodotta sulla scorta dei dati del catasto rifiuti di Ispra aggiornato ad aprile e dei conferimenti comunicati dalle Srr tra il 2021 e il 2022, parla di “capacità nominale compresa tra 250mila e 300.000 tonnellate all’anno”. Nei due documenti a restare invariata è la potenza elettrica complessiva, fissata in entrambi i casi in 50 megawatt.

Un altro cambiamento riguarda invece la localizzazione degli impianti. Non si parla più di Gela. “La localizzazione dei termovalorizzatori – si legge nel documento visionato dal Qds – deve essere funzionale a flussi efficienti di trasferimento dagli impianti di trattamento , e di conseguenza le aree metropolitane di Palermo e Catania sono i due riferimenti l’uno per la Sicilia occidentale e l’altro per la Sicilia orientale”.

Il riferimento allo Sblocca Italia

Se l’orientamento politico che vede nei termovalorizzatori la migliore alternativa in fatto di smaltimento dell’indifferenziata in Sicilia è rimasto immutato nel passaggio dal governo Musumeci a quello Schifani, la relazione preliminare ambientale inviata a enti pubblici e associazioni fa riferimento anche al decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 2016 che dava attuazione a quanto previsto dal decreto Sblocca Italia approvato dal governo Renzi nel 2014.

“Il Dpcm prevede la realizzazione di due termovalorizzatori in Sicilia”, si legge nella relazione. Lo stesso decreto, nell’autunno di tre anni fa, venne annullato con intervento di Rifiuti Zero Sicilia, in cui si mettevano in discussione le procedure seguite per individuare il fabbisogno dell’isola in termini di impianti di smaltimento nonché la mancata sottoposizione del piano di Renzi alla valutazione ambientale strategica. Lo stesso tipo di procedura che sarà attivata dal governo Schifani per aggiornare il piano regionale dei rifiuti.

Avviso vecchio, nuovo Rup

Mentre l’attenzione generale è naturalmente rivolta all’iter avviato dal governo Schifani per far sì di avere le carte in regola, da un punto di vista normativo e amministrativo, per arrivare alla costruzione degli inceneritori, per i quali comunque bisognerà attendere anni, sul tavolo del dipartimento regionale Rifiuti è tornato l’avviso del 2021.

Il 26 ottobre, infatti, il neo-dirigente ad interim Calogero Burgio ha firmato un decreto riguardante la nomina del responsabile unico del procedimento della manifestazione di interesse. Si tratta di Francesco Arini, dirigente del servizio 6, quello che si occupa di autorizzazioni, comprese quelle riguardanti l’invio all’estero dei rifiuti.

“Il tecnico incaricato, raccordandosi con il dirigente generale, dovrà predisporre tutti gli atti necessari per la definizione e l’espletamento delle attività relative allo svolgimento del presente incarico”, si legge nel decreto, dove tuttavia non vengono specificate la natura delle attività che dovranno essere eseguite. Di fatto, a distanza di due anni, si tratta della prima nomina di un Rup: Fino a ora il compito era stato in capo al dirigente generale che, all’epoca della pubblicazione, era Calogero Foti, dirigente oggi in pensione.

“Apprendo da lei della nomina, non ho ancora i dettagli degli atti di cui dovrò occuparmi”, chiosa Arini contattato telefonicamente dal Qds.