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Pmi, in Sicilia fatturato giù di oltre cinque miliardi

PALERMO – Un ammanco di 5,3 miliardi di euro: secondo quanto stimato dal “Rapporto regionale Pmi 2020” di Confindustria e Cerved, a tanto ammonterebbe per l’anno in corso la stima delle perdite di fatturato delle piccole e medie imprese siciliane determinata dall’emergenza sanitaria da coronavirus. Addirittura la perdita salirebbe a quasi otto miliardi di euro se aggiungiamo i 2,6 miliardi in meno stimati per il 2021.

Nel dettaglio, prima dell’emergenza sanitaria l’attesa di fatturato delle Pmi siciliane per l’anno in corso sarebbe stata pari a 31,6 miliardi di euro, previsione che si è ridotta a 26,2 miliardi di euro a causa della pandemia; mentre per quel che riguarda il prossimo anno si passa dai 32,3 miliardi di euro previsti in uno scenario ante Covid a 29,6 miliardi di euro.

A livello nazionale, si stima che nel corso del 2020 la stima del fatturato perduto sia pari a 209,1 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno gli 89,2 miliardi di euro in meno previsti per il 2021, per una perdita complessiva nel biennio 2020-2021 pari a 298,3 miliardi di euro. La Lombardia è la regione che sconta le perdite più marcate: infatti, si stima che per il 2020 il fatturato delle Pmi passerà dai 293,3 miliardi di euro a 235,8 miliardi di euro nello scenario investito dal Covid (ovvero, ben 57,5 miliardi di euro in meno, circa un quarto delle perdite complessivamente stimate a livello nazionale).

Ingenti crolli di fatturato hanno interessato anche Veneto (-28 miliardi di euro), Emilia Romagna (-23 miliardi di euro), Piemonte (-16 miliardi di euro) e Toscana (-15,9 miliardi di euro). L’Isola è la seconda regione nel Mezzogiorno per maggiori perdite: infatti, nella nostra circoscrizione territoriale decrementi superiori sono stati registrati in Campania (-11,2 miliardi di euro). A livello territoriale, è il Settentrione a scontare gli ammanchi più sostenuti (-139 miliardi di euro), seguito dal Centro (-38,4 miliardi di euro) ed infine Mezzogiorno (-31,7 miliardi di euro). Le previsioni appaiono più severe nel Settentrione, da una parte perché è l’area maggiormente industrializzata, d’altra parte perché qui l’emergenza sanitaria ha inciso in maniera più significativa (in particolar modo, in Lombardia).

A contrazioni del fatturato è strettamente corrispondente il decremento di liquidità disponibile. Si stima che a fine anno si troverà a rischio di liquidità circa il 40% delle piccole e medie imprese siciliane, in linea rispetto a quanto stimato a livello nazionale (42,6%). La Toscana è la regione con l’incidenza più elevata sul totale di Pmi (44,7%), immediatamente seguita da Lazio (43,6%) e Lombardia (43,5%).

Ciò potrebbe comportare conseguenza anche sui lavoratori: in Sicilia, gli addetti impiegati nelle piccole e medie imprese in potenziale rischio di liquidità sarebbero quasi 48 mila, corrispondenti al 37,7% degli occupati nelle Pmi siciliane. A livello nazionale, i lavoratori impiegati in Pmi a rischio costituiscono il 41,3% del totale. In questo caso, le incidenze più sostenute si osservano in Basilicata (44,9%), Trentino Alto Adige (43,7%) e Lombardia (43,1%).