I tempi delle elezioni politiche si incroceranno con quelli della finanza pubblica, per la messa a punto della manovra di bilancio. La fine del Governo Draghi congela o affossa importanti dossier economici, ponendo un’ipoteca sulla prossima sessione di bilancio che si apre a settembre con il varo della Nadef, la Nota di aggiornamento del Def. E si conclude entro dicembre con l’approvazione della legge di bilancio per il 2023, da presentare a Bruxelles entro il 15 ottobre e al Parlamento entro il 20 ottobre. Ora si rischia l’esercizio provvisorio, se si scavalca il 31 dicembre.
Un calendario stringente che di fatto imporrà al futuro governo una corsa contro il tempo per evitare, appunto, la “dead line” del 31 dicembre, quando scatta l’esercizio provvisorio in base alle regole predisposte dalla Costituzione.
In pratica la mancata approvazione della manovra di Bilancio entro fine anno fa scattare una sorta di contingentamento sulle spese che vengono ripartite in quattro dodicesimi, in pratica con una tagliola trimestrale, limitando quindi gli esborsi.
Ma l’iter che porta alla manovra comincia molto prima.
Lo snodo è l’approvazione delle nuove previsioni macro economiche – dal Pil al deficit al debito – che il governo inserisce nella Nadef, la nota di aggiornamento del Def che va presentata entro il 27 settembre.
Considerato che i tempi sono tali che non ci sarà un nuovo governo, sarà il ministro dell’Economia dell’esecutivo Draghi, Daniele Franco, a mettere a punto le nuove previsioni che, ovviamente, non potranno avere un carattere programmatico, cioè non potranno tener conto delle misure che si intende prendere. Dovranno limitarsi ad indicare – come si dice tecnicamente – i “tendenziali” a legislazione vigente.
Cioè l’andamento dell’economia in assenza di interventi, ma solo in base a quanto già deciso nel passato. Poi entro il 15 ottobre un documento analogo con le stime va inviato all’Ue. Anche in questo caso sarà difficile che ci possa essere un nuovo governo.
Come hanno dimostrato gli ultimi anni la data non è tassativa, nessuno – come si narra succedeva nel passato durante i lungi consigli dei ministri notturni – ha mai fermato gli orologi per rispettare la scadenza. Anzi, spesso dopo l’approvazione è passato molto tempo prima dell’arrivo del testo definitivo alle Camere.
Ma la manovra non è la sola vittima di questa convulsa fase politica nazionale. Se il decreto Aiuti si farà in ogni caso – nei primi giorni di agosto, ha detto Mario Draghi in Senato – con le misure a sostegno di famiglie e imprese, così non si può dire del pacchetto lavoro e pensioni.
Salario minimo, taglio del cuneo, superamento della legge Fornero, rinnovo dei contratti si fermano.
Le grandi riforme – appalti, concorrenza, fisco, giustizia – rimangono inattuate.