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Pogliese: “Rivoluzionare la Pa regionale con veri principi meritocratici”

Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua e dal vice direttore Raffaella Tregua, il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia per la Sicilia orientale, Salvo Pogliese, risponde alle domande del QdS.

Un giudizio complessivo sul contributo di Fratelli d’Italia alla Finanziaria regionale?
“Stiamo vivendo una situazione particolarmente delicata dal punto di vista economico. A prescindere dalla Legge di Bilancio, sono stati dati dei segnali. Si prenda la vicenda del caro voli, per esempio. Per la prima volta si è dato un segnale, certo non risolutivo, ma comunque un segnale di lavoro in sinergia con il Governo nazionale”.

L’ex Tabella H, con fondi recentemente approvati per Comuni ed Enti, ha suscitato scalpore per i criteri usati per la ripartizione dei fondi. Qual è la situazione?
“Premetto che non stiamo parlando della vecchia Tabella H, con realtà associative molte volte ascrivibili a singoli parlamentari, ma di iniziative a supporto dei Comuni. Non è semplice, e lo dico da ex componente della Commissione di Bilancio, durante la fase dibattimentale di un testo, trovare criteri oggettivi per fare valutazioni. Quello applicato (250 mila euro assegnati a deputato, nda) è un criterio che, ahimè, si è sempre utilizzato e che ha permesso di chiudere la partita con accordo trasversale. Poi è vero, si dibatte sui metodi per arrivare a questa sintesi; tuttavia, immaginare che in Commissione Bilancio si possa trovare un criterio attraverso cui si vanno a individuare nel merito le iniziative da sostenere sarebbe utopisticamente la soluzione migliore, ma non dal punto di vista pragmatico”.

La Regione ha un “motore sballato”, che è la Pa. Non c’è un piano organizzativo dei servizi. Cosa propone FdI per ovviare a questa situazione?
“Abbiamo il Pil regionale inferiore a 90 miliardi. Fra ponte sullo Stretto e interventi strutturali, dovremmo avere 25 miliardi di stanziamenti. I soldi ce li abbiamo, ma dobbiamo accelerare la spesa. Il tema della Pa è un nervo scoperto: bisogna premiare il merito, non optare per la premialità a pioggia. Con il Governo Schifani c’è stata un’inversione di rotta: per esempio sul Cts, che adesso ha tempi molto rigidi sulla gestione delle pratiche. Un segnale Schifani l’ha dato, ma certamente all’interno della macchina elefantiaca della Regione bisogna lanciare un messaggio aggiuntivo in tal senso”.

Qual è il metodo per “sistemare” questo motore regionale, come si deve riformare la Pa?
“Cercando di applicare i principi meritocratici anche nella valutazione dei ruoli esercitati dalla dirigenza. Per troppi anni abbiamo spalmato premi nei ruoli dirigenziali, ripartendo le premialità indistintamente a tutti. Servirebbe una Commissione sganciata da mamma-Regione, con persone esterne e autonome nei loro giudizi per individuare criteri oggettivi e premiare chi è stato bravo e sanzionare chi non lo è stato. Nel passato, facendo uno studio, comparando i dati sui direttori generali che si alternano nei Dipartimenti con l’utilizzo delle risorse europee, abbiamo scoperto che dove vi era più turn over di direttori si registrava un minore utilizzo delle risorse. Questo dimostra che ci vuole la stabilità, che può determinare soltanto la politica. Nel complesso, bisogna valutare il lavoro premiando i migliori, poi dare a questi un orizzonte temporale dignitoso e accelerare sulla spesa”.

Per fare questo, però, ci vuole un piano…
“Sì. E dovrebbe farlo l’assessore alla Funzione pubblica in sinergia con l’Aran”.

Meritocrazia e progettazione: cosa fa Fratelli d’Italia in Sicilia?
“Per noi di Fratelli d’Italia, la meritocrazia è un elemento discriminante e cerchiamo di applicarla sempre. Lo abbiamo fatto a Catania con le procedure concorsuali. Abbiamo cambiato il regolamento sui concorsi a tempo determinato, assumendo trecento persone con procedure selettive solo per titoli. Hanno vinto i migliori, dai vigili urbani, agli autisti fino agli ingegneri”.

Questo però alla Regione non c’è…
“Purtroppo no. Ma se dovesse esserci una riforma organica e dovessimo trovare i metodi per valutare in maniera rigida i titoli e il merito, potremmo affrontare al meglio la nuova stagione concorsuale prevista alla Regione Siciliana”.

Anche Catania avrebbe bisogno di una nuova stagione concorsuale?
“Sì, assolutamente. Una volta usciti dal dissesto, a Catania avremo risorse, con i pensionamenti, per fare concorsi a tempo indeterminato e sostituire chi va via”.

Per il Comune etneo serve pure un Piano organizzativo dei servizi. Cosa si sta facendo in tal senso?
“La nuova Amministrazione comunale di Catania si sta muovendo. Adesso si stanno cogliendo i frutti del lavoro sporco fatto nel corso della mia sindacatura, durante cui la quale abbiamo salvato la città dopo la dichiarazione di dissesto. Dalla Legge di Bilancio, poi, adesso arriverà un grande aiuto: si rischiava di ricadere nel dissesto, ma con lo stanziamento di 10 milioni per 15 anni assicurato da parte del Governo Meloni sicuramente non andremo in default e potremo fare nuovi concorsi molto importanti per la città”.

Grande attenzione nazionale sulla Sicilia
La Zes unica per fare un salto di qualità

Lei fa parte della Commissione all’Agricoltura e alle Attività produttive del Senato. C’è dialogo tra questa Commissione e gli assessorati regionali competenti?
“C’è stato, non in maniera articolato: per esempio quando abbiamo stanziato 8 milioni di euro per l’emergenza peronospora, che era una grande richiesta dell’agricoltura siciliana e non solo. C’è una sinergia e cercheremo di svilupparla in maniera più articolata”.

Il faro sulla situazione siciliana, quindi, è acceso?
“Assolutamente sì. Ci sono delle condizioni di sinergia uniche per la prima volta. Abbiamo rapporti diretti con il premier, i ministri, l’Amministrazione regionale. Il Governo regionale e nazionale sono in piena sinergia”.

Cosa si sta facendo per le Attività produttive? Ci sono le condizioni per portare Intel o grandi multinazionali in Sicilia?
“Nel caso di Intel, il problema è stato quello degli spazi: abbiamo fatto tutto il possibile, ma non c’era un’area coerente con le richieste dell’azienda. Però su ST abbiamo determinato un investimento da 6 miliardi di dollari e 2.700 assunzioni. Abbiamo vinto la sfida con Milano, Singapore e Parigi. Qui non ci saranno più ingegneri, periti elettronici, informatici e chimici da assumere. Mentre per Enel Green Power abbiamo accelerato l’investimento di 8/9 mesi, anche se l’avrebbero fatto a prescindere”.

Zes Unica, come vede il futuro di quella che abbiamo ribattezzato “Super Zes”?
“I due commissari non rimarranno. La mia valutazione del vecchio commissario è assolutamente positiva. Il lavoro fatto a Catania, a differenza di altre realtà del Sud Italia, è stato ottimo. La Zes unica del Mezzogiorno vuole fare un salto di qualità. Nel nuovo piano di assunzioni su questo tema, 71 sono i dipendenti da assumere a livello centrale dalla struttura di missione; 1.879 quelli attribuiti ai Comuni e 250 quelli attribuiti alle Regioni. La perplessità, non solo dell’opposizione, ma anche della maggioranza, riguardava le difficoltà di andare a centralizzare tutta la struttura, più o meno come fatto con la Cassa per il Mezzogiorno. Però 2.200 assunzioni verranno fatte e con gran parte degli assunti a livello territoriale”.

Quella difficile battaglia sul fronte del caro voli

Caro voli: cosa hanno fatto Governo regionale e nazionale per porre un freno al fenomeno?
“Credo che il vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Galeazzo Bignami, anche lui di Fratelli d’Italia, abbia svolto un’ottima funzione di supporto assieme all’assessore Alessandro Aricò con 12,5 milioni di stanziamento centrale. Vi sono 5 milioni già disponibili e 10 milioni in Finanziaria. L’intervento è stato effettuato in sinergia con il Decreto Asset, dove, compatibilmente con le norme europee, si è avviato un percorso con un ruolo attribuito all’Antitrust. Anche l’Ue si è risvegliata dal torpore. In particolare, la Commissione europea ha avviato procedure ispettive su Ryanair. Non si impedisce di fatto l’aumento del costo dei biglietti, ma dal punto di vista formale-normativo il Governo non può farlo”.

Il Governo nazionale, però, finanzia regolarmente voli da e per la Sardegna…
“In realtà lì ci sono anche stanziamenti dal bilancio della Regione Sardegna, circa 40 milioni di euro. La Regione stabilisce fondi significativi per i voli e anche per i collegamenti navali”.

Quanto si investe attualmente per abbattere i costi dei voli e cosa prevede il piano annunciato da Schifani?
“Per il 2023 il totale è di 33 milioni di euro, di cui 27,5 già stanziati da Stato e Regione e altri 5,5 di rifinanziamento del Fondo continuità territoriale. Si prevede uno sconto del 25% per tutti i residenti (con biglietto di costo superiore ai 50 euro), fino a un massimo di 150 euro a tratta. Per altre categorie (come gli studenti o i viaggiatori con Isee basso, nda) è possibile ottenere un ulteriore 25% di sconto. In questo caso, però, è il singolo utente a dover chiedere all’assessorato regionale, tramite autocertificazione, il contributo”.

Il QdS ha intervistato il professore Francesco Russo, che ha ipotizzato la possibilità percorrere la tratta Catania-Roma in treno in 6 ore e 30 minuti, da subito. Si potrebbe realizzare un’interrogazione a Roma sul tema?
“È una cosa praticabile, ragionevole. È sicuramente una tematica da approfondire”.