Oltre quattrocentosettanta appuntamenti. Questo il numero di incontri già fissati dalla Stretto di Messina Spa negli infopoint aperti tra la città dello Stretto e Villa San Giovanni per fornire le corrette informazioni ai cittadini che rientrano nell’attuale piano espropri. Un numero considerevole e destinato a crescere ancora nel corso delle prossime settimane e in attesa della revisione documentale che la società presieduta da Pietro Ciucci dovrà fornire al Ministero dell’Ambiente.
Lunedì è cominciata infatti la quarta settimana di attività negli sportelli informativi di viale Boccetta e sulla sponda calabra. Dall’8 aprile scorso, giorno di inaugurazione dell’infopoint messinese tra le proteste dei comitati no ponte, sono già state ricevute 338 persone (255 a Messina e 83 a Villa San Giovanni). Per tutto il prossimo mese sono già stati fissati invece altri 136 appuntamenti, per un totale di 474.
Dopo settimane di caos e di protesta, adesso è il momento dell’attesa per comprendere se il progetto definitivo proposto dalla Stretto di Messina Spa riuscirà a superare lo scoglio delle commissioni di esperti chiamate a valutare l’impatto ambientale dell’opera. Entro metà maggio la Stretto di Messina dovrà infatti rispondere alle oltre 270 segnalazioni emerse nelle analisi effettuate dalle commissioni e che al momento hanno messo in standby l’opera.
In seguito, le Commissioni Via – Vas avranno un altro mese di tempo per poter valutare le integrazioni presentate ed esprimersi nel merito. “Se dovesse arrivare una bocciatura e a norma di legge – spiega Guido Signorino, portavoce del Comitato “Invece del ponte” – il progetto sarà rigettato in modo definitivo”. Nel caso di un riscontro positivo, invece, sarà poi la volta del CIPESS, l’organismo interministeriale chiamato in questo caso a valutare la strategicità del ponte. Progetto sul quale non ha dubbi l’Europa, che nel frattempo fa registrare un nuovo passo importante per dare concretezza e mettere a tacere le polemiche emerse dai territori che a gran voce respingono i cantieri.
I deputati del Parlamento europeo hanno infatti approvato negli scorsi giorni le misure per terminare i principali progetti transeuropei di trasporto entro il 2030. Si parla di strade, ferrovie, ponti e gallerie che consentiranno di migliorare gli spostamenti all’interno dell’Unione Europea. Il nuovo regolamento sugli orientamenti per lo sviluppo della rete transeuropea di trasporto include anche alcune grandi opere italiane: tra queste, proprio quella del ponte sullo Stretto.
Una scadenza, relativa alla grande opera nello Stretto di Messina, che non potrà di certo essere rispettata: stante l’attuale progetto, che nei precedenti piani della società sarebbe già dovuto divenire esecutivo entro l’estate 2024, i cantieri si sarebbero dovuti concludere entro il 2032. Nel caso in cui i cantieri dovessero dunque partire, sarà necessario far fronte a una conclusione lavori dilatata nel tempo rispetto alle previsioni dell’europarlamento.
Nel frattempo, i comitati no ponte continuano gli incontri con i cittadini che dovranno lasciare le loro case nel caso in cui il progetto ponte diventi esecutivo. Sabato pomeriggio, al parco “Horcynus Orca” di Capo Peloro, il comitato “No Ponte Capo Peloro” ha convocato la seconda assemblea “Siamo tutti espropriandi”, chiamando a raccolta chi potrebbe essere costretto a rinunciare a case, terreni e attività produttive. Su un totale di 2.792 soggetti coinvolti tra Sicilia e Calabria, 2.394 saranno quelli che subiranno espropri veri e propri, 296 quelli i cui terreni saranno soggetti a occupazioni temporanee e 102 quelli coinvolti negli asservimenti.
Per fare chiarezza rispetto alle azioni legali pronte a parte dopo gli esposti presentati alle Procure di Roma, Messina e Reggio Calabria, durante l’incontro all’Horcynus Orca interverranno anche esponenti del comitato e del sindacato unitario nazionale inquilini assegnatari. Nei piani dei no ponte, come confermano i vertici dei comitati, sono chiamati a raccolta anche “coloro i quali rischiano di vedere lesionate o distrutte le loro case per i lavori del tunnel ferroviario, i messinesi che sarebbero costretti a vivere accanto ad una ventina di cantieri per decenni mettendo a rischio la loro salute e la loro stessa vita, tutti coloro che non vogliono perdere la biodiversità, la ricchezza ambientale e la bellezza dello Stretto di Messina”.
Netta la presa di posizione anche di chi aveva in un primo momento dato il suo ok alla realizzazione dell’opera: il sindaco di Messina, Federico Basile. A pesare per il primo cittadino è il mancato aggiornamento di un progetto risalente al 2011 e di fatto calato dall’alto senza alcuna consultazione con la città: “Ribadisco che il ponte può avere senso se parla con il territorio, ma quello che ci hanno presentato non lo fa, e può esserci solo dopo la normalizzazione della città”.
Proprio il sindaco ha scelto di schierarsi dopo aver preso atto del piano espropri che rischia di far divenire Messina un cantiere a cielo aperto per almeno un decennio. Lo slogan “Prima Messina”, sposato a pieno dall’attuale sindaco di Taormina e leader politico del movimento “Sud chiama Nord”, Cateno De Luca, è quello di eseguire “prima le opere preliminari, per capire se sta in piedi, e non sulla carta o nelle gallerie del vento”. Per uno scontro con l’onorevole Germanà che ha tutto il sapore di una campagna elettorale per le Europee appena cominciata.