Infrastrutture

L’ad della Società Stretto di Messina: “Massimo impegno contro le infiltrazioni”

Lo scorso 30 maggio sulla Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la Legge n. 58/2023, derivante dal DL n. 35/2023, che reca disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. La mastodontica infrastruttura sarà un ponte a campata unica lungo 3,3 km e alto 65 m. che consentirà il passaggio treni, con 2 binari ferroviari, 6 corsie stradali e continuerà a garantire il passaggio di navi. Secondo il progetto il ponte sullo Stretto dovrà avere una resistenza pari a 7,1 magnitudo della scala Richter, tale da superare il rischio sismico insito in quel braccio di mare che separa la Sicilia dalla Calabria.

Il progetto è stato affidato alla società “Stretto di Messina Spa”, la società concessionaria del Gruppo Anas costituita nel 1981 in attuazione della Legge 1158/71 per la progettazione, la realizzazione e l’esercizio dell’attraversamento stabile stradale e ferroviario tra la Sicilia e il Continente. Si tratta di un cantiere che dovrebbe terminarsi in 10 anni e, come ha dichiarato il ministro Salvini, “l’obiettivo è quello aprire i cantieri entro l’estate del 2024″. Nel decreto è inoltre prevista una concessione di 30 anni che decorreranno dall’entrata in esercizio del ponte sullo Stretto.

Ponte sullo Stretto, il progetto e la gara

La gara per la sua realizzazione è stata assegnata al Consorzio Eurolink, di cui Webuild SpA, un gruppo multinazionale italiano che opera nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria, è leader e che è costituito da un raggruppamento internazionale di imprese tra le più qualificate al mondo nella progettazione e costruzione di ponti.

La società Webuild SpA vanta un track record di ponti e viadotti costruiti per 1.018 km in Italia e all’estero, tra cui il Secondo e il Terzo Ponte sul Bosforo in Turchia e il Ponte Genova San Giorgio in Italia. Pietro Salini, ad di Webuild SpA è recentemente intervenuto, assieme al direttore finanziario Massimo Ferrari, nella conference call con gli analisti finanziari successiva alla pubblicazione dei conti semestrali di Webuild SpA e ha definito il Ponte sullo Stretto di Messina “un’opera iconica che potrebbe essere completata in sette anni” la cui “realizzazione è sempre più vicina a diventare una realtà con l’impegno assunto dal Governo”.

Ovviamente, come tutte le grandi opere, quello che mettono in campo grosse risorse economiche e coinvolgono una lunga filiera, da diverse parti si sono accesi campanelli di allarme, soprattutto per gli appetiti della mafie trattandosi di un’opera il cui costo stimato è attorno ai 10 miliardi di euro.

Un grande monito è arrivato, come si legge oggi in queste pagine, da Giuseppe Busìa, presidente di ANAC, l’Autorità nazionale anticorruzione. Fortunatamente, oggi, le esperienze di realizzazione delle grandi opere hanno un esempio da seguire. Si tratta di quanto realizzato a Genova, dopo il crollo del Ponte Morandi, quello che oggi è definito “Modello Genova”, un nuovo paradigma per il settore delle costruzioni che basa la sua efficacia su alcuni fattori chiave.

“Modello Genova” per il ponte

Su cosa si è basato questo modello che, in appena quindici mesi, ha portato a termine la costruzione del nuovo Ponte San Giorgio, il viadotto che attraversa la valle del Polcevera e che ha restituito alla città di Genova un’infrastruttura strategica per la sua rete di mobilità con un transito di 43.200 mezzi al giorno di media.

Il “Modello Genova” nasce dalla puntuale collaborazione tra le imprese che hanno realizzato il ponte, a partire dal Gruppo Webuild, con le istituzioni centrali, quelle locali, le forze di polizia, i sindacati fino alla stessa cittadinanza. Tutti hanno dato il loro contributo, tutti hanno remato nella stessa direzione, superando le lungaggini della burocrazia e permettendo alle imprese di concentrarsi sulla costruzione. Il secondo pilastro del “Modello Genova” è stato la trasparenza, intesa come condivisione del progetto, ma anche come apertura del cantiere agli sguardi esterni. Trasparenza che, legata agli stretti e necessari controlli, ha permesso di immunizzare l’opera da infiltrazioni esterne.

Inoltre, non di minore importanza, è stato fondamentale il lavoro di squadra con tutta la filiera che ha visto coinvolte oltre 330 imprese, provenienti da tutte le regioni italiane, che hanno dato il loro contributo come fornitori e subfornitori diWebuild, imprese di medie e piccole dimensioni che hanno messo le loro eccellenze e i loro brevetti al servizio di un obiettivo condiviso.

A proposito delle possibili criticità indicate dal presidente di ANAC, interviene direttamente sul QdS, Pietro Ciucci, nominato lo scorso 6 maggio amministratore delegato della società “Stretto di Messina SpA” e già presidente di Anas.

L’intervista a Pietro Ciucci

Dottor Ciucci, il presidente Anac Giuseppe Busia ha indicato una serie di criticità relativamente alla progettazione e all’esecuzione dei lavori per il ponte sullo Stretto. La prima è quella relativa alla scelta di non realizzare un progetto ex novo ma di inchiodarsi a un progetto vecchio di dieci anni senza considerare l’evoluzione che, proprio in questi dieci anni, ha fatto il settore…

“Al Presidente Busia ho avuto modo recentemente di confermare la massima attenzione della Società nei confronti del ruolo di Anac, dei suggerimenti e delle raccomandazioni espresse. Il Presidente Giuseppe Busia, nel concentrarsi sugli aspetti contrattuali regolati dal recente decreto legge 35, ritiene che sarebbe stato necessario ripartire da zero, con la pubblicazione di un nuovo bando di gara per selezionare il Contraente Generale, ritenendo che il progetto definitivo presentato non sarebbe allo stato aggiornato alle più recenti tecniche e quindi idoneo ad affrontare la sfida ingegneristica richiesta. Mi preme sottolineare, al riguardo, che l’accantonamento del progetto nel 2012, non aveva nulla a che fare con la qualità della progettazione fatta dal Contraente generale. Come noto, gli elaborati di Eurolink sono stati sottoposti con esito positivo a processi di verifica, controllo e validazione ma realizzati prima in Italia nell’ambito della progettazione delle opere pubbliche”.

Il presidente Busia lamenta inoltre il fatto che il progetto sia proprietà di una società privata e che questo potrebbe, anche alla luce del ricorso presentato dopo aver perso, in primo grado, nel giudizio per il risarcimento dei danni che chiedeva per la sospensione dell’opera, in un futuro contenzioso potreste avere diverse armi in più per chiedere cifre ben superiori a quelle che avevate posto alla base del vostro ricorso…

“Proprio per quanto indicato sopra, decade anche il rischio, richiamato dal presidente dell’Anac, di fornire all’impresa un’arma legale per far valere le sue ragioni nel contenzioso contro lo Stato, nell’ipotesi che l’opera non si realizzi. Infatti, come detto, la base del contenzioso non riguarda la validità del progetto, ma ruota attorno a temi legati principalmente alla caducazione per legge del contratto ed al conseguente mancato profitto per le prestazioni non eseguite. Il progetto definitivo è perfettamente valido dal punto di vista ingegneristico, sarà, come previsto dal decreto legge 35, aggiornato dal Contraente Generale ed approvato da Stretto di Messina, sentito il Comitato Scientifico, dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e infine dal CIPESS insieme al Piano Economico Finanziario e con l’individuazione dei fonti di copertura dei fabbisogni”.

E riguardo al possibile aumento dei costi?

“Per quanto concerne l’aumento dei costi, ricordo che l’investimento complessivo per la realizzazione del ponte, con i miglioramenti proposti dal territorio, ammontava a 8,5 miliardi. Oggi tale importo è stato calcolato nel valore massimo di 13,5 miliardi, tenuto anche conto dell’elevato aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, elementi questi che hanno inciso fortemente su tutto il settore delle costruzioni e non solo. Peraltro, la legge ha precisato che l’unica modalità di aggiornamento dei corrispettivi in corso di esecuzione per il contraente generale e gli altri affidatari, nel rispetto dei principi europei in materia di modifiche dei contratti in corso di esecuzione, è dato dal meccanismo di adeguamento prezzi per ripristinare equilibrio contrattuale, determinato secondo le modalità specificate dalla stessa legge”.

“Inoltre, ripartire da zero, significherebbe avviare i lavori non prima di quattro/cinque anni, con un probabile ulteriore aggravio dei costi. Per quanto riguarda l’auspicio che il rischio di costruzione sia integralmente assunto dal contraente generale, è importante considerare che il contratto stipulato all’epoca pone già chiaramente in capo ad esso la responsabilità del rispetto delle tempistiche di esecuzione dei lavori e gli eventuali oneri riconducibili a carenze progettuali, come anche l’obbligo di far fronte a eventuali criticità che dovessero sorgere nel corso dell’intervento, fatto salvo il caso della forza maggiore. Infine, non posso che confermare il massimo impegno della Società per contrastare ogni tentativo di infiltrazione delle mafie”.

“La trasparenza rappresenta, infatti, una priorità strategica da assicurare per la realizzazione del progetto che vede impegnata in prima linea la società Stretto di Messina in stretta sinergia con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e con tutte le Autorità e le Amministrazioni a diverso titolo coinvolte nell’attuazione del Ponte. Anche sotto questo aspetto la collaborazione con ANAC riveste particolare importanza per raggiungere gli obiettivi del contratto nella massima sicurezza e trasparenza, anche ai fini dell’adozione di protocolli di legalità particolarmente stringenti, secondo quanto auspicato dal Presidente Busia, e dell’implementazione di ulteriori misure di prevenzione straordinarie”.