Infrastrutture

Ponte sullo Stretto, è polemica sui fondi: “Ennesimo scippo alla Sicilia”, ecco cosa succede

“Il Governo regionale della Sicilia ha sempre espresso totale disponibilità verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera che considera strategica, e per questo la giunta si era impegnata a destinare un miliardo di euro di risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, dandone tempestiva comunicazione al ministro Salvini con una nota del 18 ottobre. La decisione governativa per cui la quota di compartecipazione della Regione Siciliana debba essere invece di 1,3 miliardi di euro non è mai stata condivisa dall’esecutivo regionale”.

Così si apre una nota della Regione Siciliana, che segue di poche l’ore l’approvazione del quarto emendamento alla Manovra annunciato nei giorni scorsi dal Governo nazionale che va a rimodulare i fondi destinati alla realizzazione dell’infrastruttura. E che apre a un sistema di distribuzione dei fondi con la compartecipazione delle Regioni Sicilia e Calabria, alleggerendo di fatto gli oneri dello Stato per la realizzazione dell’opera. Delle cifre da destinare al ponte, 2,3 miliardi di euro dovrebbero arrivare dal Fondo per lo sviluppo e la coesione destinato alle due Regioni interessate, almeno 1,6 miliardi dai bilanci di Calabria e Sicilia.

Ponte sullo Stretto, l’appello della Regione al Governo

In un momento delicato per la realizzazione dell’infrastruttura, la Regione Siciliana si rivolge al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini per trovare una soluzione che non rallenti la realizzazione dell’opera per carenza di fondi. “L’auspicio della Presidenza della Regione è che il ministro Salvini si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere importanti investimenti per lo sviluppo dell’Isola”, si legge nella nota del Governo Schifani.

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Il nodo della compartecipazione

Per il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il nuovo sistema di finanziamento dell’opera rappresenta un elemento positivo. “Che ci sia una compartecipazione minima di Sicilia e Calabria mi sembra ragionevole. Se ad ora ci mettono il 10% e lo Stato il 90% mi sembra giusto”, ha commentato intervenendo a Radio24.

Durante il question time alla Camera, parlando di Ponte sullo Stretto, il ministro ha poi ribadito la volontà di realizzare l’infrastruttura. “L’Italia ha bisogno di più opere, non di meno opere, altrimenti andiamo in giro a cavallo”: queste le sue parole esatte. E sulla presunta correlazione tra investimenti per il ponte e minori fondi per le altre infrastrutture del Sud (nello specifico di Sicilia e Calabria, dove la situazione appare disastrosa da anni, se non decenni), la risposta di Salvini è: strade, autostrade e ferrovie non saranno dimenticate.

“Il ponte sullo Stretto – ribadisce Salvini – non ha un euro di finanziamento del Pnrr e si inserisce in un contesto dove stiamo investendo 30 miliardi per modernizzare le strade, autostrade e ferrovie in Sicilia e altri 30 miliardi in Calabria”.

Opposizioni in rivolta

La realizzazione del ponte, i cui cantieri dovrebbero essere aperti – nei progetti del Governo – entro il 2024, sembra incontrare degli ostacoli. Il dibattito delle scorse ore ne è la prova. Mentre il Governo Schifani tenta di trovare una “mediazione” e un sistema di finanziamento che non gravi eccessivamente sulle casse regionali, le opposizioni sono letteralmente in rivolta.

“L’ennesima scelta scellerata di un governo nazionale di incapaci che vuole affossare definitivamente la Sicilia, finanziando la campagna elettorale di Salvini con i soldi per le nostre strade e per le altre indispensabili infrastrutture che ci mancano e che frenano lo sviluppo della nostra isola. Tutto ciò non solo è inaccettabile, è anche vergognoso e faremo di tutto perché ciò non avvenga. La riprogrammazione dei fondi di sviluppo e coesione deve passare delle commissioni Bilancio e Ue dell’Ars, dove faremo le barricate”. Questo è l’incipit della nota del capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca e del collega Luigi Sunseri

Lo affermano il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca e il collega Luigi Sunseri, presidente della commissione Ue dell’Ars, a commento della manovra del governo nazionale che rimodula i fondi stanziati per il ponte, vincolando una grossa fetta dei fondi Fsc destinati alla Sicilia.

“Speriamo che Schifani scopra il vero volto di un ministro che ha difeso fino a qualche giorno fa e faccia finalmente gli interessi dell’isola che dovrebbe governare al meglio e non quelli del centro destra di cui indossa la casacca. Abbiamo assistito a un mese di annunci basati sul nulla, senza il supporto di alcuna carta ufficiale. Senza un progetto esecutivo nulla può essere finanziato, men che meno le ambizioni di un ministro che cerca gloria e voti sulla pelle dei siciliani”, aggiungono.

Si rivolge invece al governatore siciliano il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, che commenta: “Sul Ponte sullo Stretto il presidente della Regione, Renato Schifani, si è incartato“. “Adesso Schifani dica ai siciliani quante e quali opere saranno sacrificate sull’altare di Salvini, grazie a questo scippo perpetrato, a suo dire, in modo non concordato, ai danni della Sicilia”, aggiunge il leader Dem.

Cateno De Luca: “Bluff smascherato”

Per il rappresentante del Pd, il fatto che il sistema di finanziamento del Ponte sullo Stretto – e in particolare quanto previsto dall’ultimo emendamento approvato – non sia stato concordato tra Governo nazionale e regionale sarebbe la parte più grave dell’incredibile vicenda al centro del dibattito nazionale.

“Fino a ora era stata sbandierata, come da prassi propagandistica, la concordia e l’unità di intenti tra i due Governi di centrodestra. Tutto fumo negli occhi della Sicilia e dei siciliani che devono accollarsi, da un lato, le fandonie del ministro Salvini, che utilizza il Ponte sullo Stretto per fare campagna elettorale in vista delle prossime europee, ma accollando ora i costi solo a Sicilia e Calabria”.

Concorda con questo punto anche Cateno De Luca, di “Sud Chiama Nord”, che commenta: “Finalmente ci siamo: il bluff del Ponte di Salvini è stato smascherato. Dopo settimane di melina, ieri è arrivato l’emendamento del governo sul Ponte, in cui viene definito che 2,3 miliardi saranno presi dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Ma non è ancora finita: la gran parte di queste risorse (circa 1.6 miliardi) verranno prelevate dal bilancio di Calabria e Sicilia. A tutti gli effetti una rapina. Quindi questo Governo annuncia che il Ponte sarà un’opera strategica per tutta l’Italia, ma andrà a pagarla per una parte consistente con i soldi di Sicilia e Calabria. Soldi che così verranno tolti alla sanità, ai comuni, alle autostrade. Dimentichiamoci, dunque, anche l’alta velocità“.

“Quindi tagliamo risorse alle Regioni per far giocare Salvini con il suo Ponte – prosegue De Luca -. Ma la domanda è d’obbligo: caro presidente Schifani come può essere che il Governo nazionale di centrodestra che ha dentro il tuo partito, cioè Forza Italia, non ti aveva già avvertito di questo ulteriore scippo? Ma allora è vero che non conti proprio nulla. Schifani, se non sei capace di farti rispettare allora è chiaro a tutti che devi dimetterti”.

Cisl sul Ponte sullo Stretto: “Svelato lo scippo ai danni del Sud”

Rapina, scippo, truffa… Sono questi i termini utilizzati in queste ore discutendo di Ponte sullo Stretto. E le critiche arrivano sia dal fronte pro che dal fronte contro la realizzazione dell’infrastruttura. Il dibattito va anche oltre la politica e interessa organizzazioni e sindacati.

Intervenendo sull’emendamento recentemente annunciato, Alfio Mannino e Piero Patti (rispettivamente segretario di Cgil Sicilia e Cgil Messina) parlano della costruzione del ponte sullo Stretto come di una scelta ideologica che “i siciliani e i calabresi pagheranno a caro prezzo, senza trarne alcun beneficio”.

“Uno scippo ora disvelato – aggiungono – con un neanche tanto abile gioco delle tre carte, di fondi destinati al superamento dei gap infrastrutturali e sociali soprattutto nelle aree interne, che così resteranno tali, condannando Sicilia e Calabria al sottosviluppo. Una truffa annunciata per un’opera che chissà se e quando vedrà mai la luce, che lascerà dietro di sé solo macerie e che non servirà a promuovere lo sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno. Noi riteniamo che spot su spot il Governo cerchi di distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali, non esitando a farlo ai danni del Mezzogiorno”, concludono.

Immagine di repertorio