Inchiesta

Ponte sullo Stretto, tutto rinviato al 2023. Il ministro “Ponzio Pilato” se ne lava le mani

Grandi opere, infrastrutture strategiche, costruzioni prioritarie. In qualsiasi modo le si voglia chiamare una cosa è chiara: si tratta di opere in grado di cambiare volto al Paese, fondamentali per i collegamenti, per lo sviluppo economico e per l’occupazione. Tuttavia, è chiaro che questa definizione valga solo per una parte del Paese. Spostandosi dal nord, verso il centro e arrivando al sud, in particolare in Sicilia, le grandi opere diventano spesso, per la politica ma non solo, grandi cattedrali nel deserto.

La differenza di spesa tra Nord e Sud

La differenza tra il nord e il sud in tema di grandi opere è chiara dall’ultima relazione al Parlamento del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile). Anche se il documento si ferma al 2020, e quindi non tiene conto dei più recenti sviluppi apportati dal Pnrr, resta comunque attuale la differenza territoriale in particolar modo tra l’Isola e il resto dello Stivale.

Il comitato, nel periodo compreso tra il 2018 e il 2020, avrebbe deliberato finanziamenti pari a 31.510.955.736,37 euro per le infrastrutture del nord (senza considerare quelle previste dal fondo sviluppo e coesione), contro ai 13.179.671.363,32 euro destinati al Sud. Ma la situazione peggiora se si guardano gli investimenti in infrastrutture… CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI

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