Case popolari, ville di lusso, terreni agricoli, condomini, fabbricati, stalle, locali commerciali e c’è anche un cimitero. C’è davvero di tutto nel piano espropri reso noto dalla società Stretto di Messina Spa per la realizzazione del ponte sullo Stretto nella giornata di ieri.
All’interno delle 1526 pagine del documento presentato dalla società presieduta dall’amministratore delegato Pietro Ciucci, è possibile ritrovare tutti gli immobili o i terreni di vario genere inseriti nel piano espropri o asservimenti. La tabella si diversifica per una suddivisione in Dati Catastali, Titolo Aree da Espropriare e Altri Titoli e prevede il coinvolgimento di 1688 ditte.
Da una analisi approfondita emerge come sia subito opportuno fare dei distinguo rispetto a quello che sarà il procedimento che riguarderà non solo la punta nord orientale della Sicilia e l’area calabra, ma anche alcuni comuni della provincia di Messina come Saponara, Torregrotta, Valdina, Venetico e Villafranca: l’esproprio o, appunto, l’asservimento perenne dell’area o fino alla durata dei lavori.
E mentre in città è già montata la polemica nei tre comitati no ponte pronti a dare battaglia legale per far rispettare i diritti del territorio e dei suoi abitanti, nel piano presentato dalla Stretto di Messina Spa risulta evidente come i lavori non si fermeranno neppure davanti alle centinaia di ricorsi pronti a partire nel momento della ricezione ufficiale dell’atto. Quest’ultimo è un passaggio che si concretizzerà solo nel caso in cui il CIPESS e le commissioni Via – Vas dovessero dare il loro benestare per la realizzazione dell’opera. Fino a quel momento, stabilito entro il 30 giugno, nessun espropriando riceverà alcuna comunicazione degli espropri. Sarà invece necessario attendere il 13 aprile per le Valutazioni di impatto ambientale e le Valutazioni ambientali strategiche.
La Commissione di Valutazione impatto ambientale dovrà decidere in tempi stretti. Una pressione dettata dalla macchina politica che potrebbe però rischiare di mettere in discussione anche la serenità attraverso la quale le stesse valutazioni saranno formulate. A pendere come una spada di Damocle sulla Commissione Via è la scadenza dell’incarico degli attuali componenti: entro fine maggio il loro lavoro dovrà essere terminato, con il ministro Salvini che non è disposto a concedere proroghe.
Solo a questo punto si aprirà l’ulteriore e forse più atteso capitolo: quello degli indennizzi. Quanto, come e quando i proprietari di immobili o terreni ricadenti nell’area della costruzione del ponte riceveranno, è stato stabilito dalla stessa società Stretto di Messina Spa e dovrà essere ratificato in nuovo accordo tra le parti. Obiettivo, per Ciucci e per il governo, è quello di evitare i contenziosi che rischierebbero di rallentare e far lievitare pesantemente i costi – ma non bloccare – la realizzazione del ponte. Ci si arriverà attraverso la stipula di un nuovo accordo, appunto, tra le parti interessate: la società, il consorzio Eurolink, il Comune di Messina e quello di Villa San Giovanni e poi tutte le associazioni di categoria che già nel 2011 avevano firmato il piano per le eventuali procedure di esproprio: l’Associazione Sindacale Piccola Proprietà Immobiliare, la Coldiretti e l’Unione Piccoli Proprietari Immobiliari.
La distinzione presente nel documento riguarda principalmente aree agricole e abitazioni. Tutte le opere abusive presenti e mai sanate, saranno abbattute senza alcun indennizzo per i proprietari. Gli indennizzi per i terreni agricoli avverranno “in relazione al valore agricolo, tenendo conto delle colture effettivamente praticate sul fondo al momento della redazione dello stato di consistenza ed alla superficie occupata”. I proprietari riceveranno anche “un’indennità aggiuntiva in misura pari al valore agricolo medio delle colture effettivamente praticate sul fondo” e che comprenderanno anche “il valore dei manufatti legalmente realizzati sulle aree espropriate”. Tutte le abitazioni riceveranno un indennizzo pari alla quota di mercato, valutata da esperti, e mettendole in rapporto a quanto abitazioni, ville o botteghe siano state vendute, in un determinato arco temporale, nella stessa area soggetta a espropri o asservimenti. Un calcolo al centesimo, al momento, non è dunque possibile effettuarlo.
Una differenza importante nel bonus che verrà elargito dalla Stretto di Messina Spa, nel caso in cui l’espropriando sia d’accordo nel cedere l’area o l’abitazione di sua proprietà, sarà poi determinata dalla residenza. In questo caso, “sarà corrisposta un’indennità pari al valore venale dell’immobile; sarà a carico del soggetto espropriante l’onere per la cessione dell’immobile interessato dall’espropriazione”.
Per favorire la liberazione, sarà prevista “la corresponsione, a favore del proprietario o dell’affittuario, che comprovi il titolo con un contratto di affitto regolarmente registrato da almeno un anno dalla data della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’avvenuta approvazione ai fini della dichiarazione di pubblica utilità, di un contributo mediamente pari a 20.000 euro. Gli aventi diritto dovranno dimostrare la residenza nell’immobile da almeno 12 mesi dalla suddetta data, in caso contrario tale contributo sarà ridotto a 5.000 euro”.
Per tutti i soggetti in possesso di fabbricati rurali adibiti a uso abitativo “sarà garantita un’indennità di cessione che consenta la ricostruzione di un immobile, anche con caratteristiche funzionali simili, purché sia destinato ad eguale finalità e potenzialità” in alternativa al valore venale. Ma quando e come i proprietari riceveranno i loro indennizzi? Secondo la Stretto di Messina, anche in questo caso, si tratterà di un percorso graduale.Nel caso in cui l’accordo tra le parti dovesse essere trovato, la società elargirà il pagamento dell’80% dell’indennizzo al momento della stipula del preliminare di cessione. Nel caso in cui l’immissione in possesso per la Società dovesse subire dei rallentamenti, questa somma si ridurrà al 30%, con il restante 50% che sarà erogato solo al passaggio dell’immobile. In entrambi i casi, il restante 20% sarà versato solo al momento del rogito davanti al notaio ed entro 60 giorni di tempo da quella data.
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