Sulla questione del Ponte abbiamo intervistato Stefania Prestigiacomo, deputata di Forza Italia e già ministro nei Governi Berlusconi II, III e IV.
La recente conferenza stampa del ministro Giovannini e la sua nuova posizione (i 20 quesiti a cui dovrà rispondere lo studio di fattibilità di Rfi) sul Ponte sono arrivati a pochi giorni dal disegno di legge, depositato in Senato, per l’inserimento del Ponte fra le infrastrutture strategiche dell’allegato al Def. Pensa che sia uno schiaffo, da parte del ministero all’iniziativa parlamentare?
“Anche in questa legislatura, Forza Italia, ha incalzato i vari Governi su dossier ‘Ponte sullo Stretto’, ritenendolo snodo infrastrutturale decisivo e strategico non solo per due regioni del Mezzogiorno, Calabria e Sicilia, ma per l’intero Paese. Lo riteniamo da sempre un progetto chiave, capace di dare nuova centralità al Sud nel contesto del Mediterraneo e dell’Europa. E anche, e forse ancora di più, con l’attuale Governo Draghi, abbiamo portato avanti la ‘battaglia’: mozioni, risoluzioni, interrogazioni, ordini del giorno, richieste di informativa, e ogni altro strumento parlamentare utilizzato per chiedere che venisse rimesso all’ordine del giorno la realizzazione del Ponte. Il nostro impegno ha avuto un momento centrale nell’iter che ha portato alla predisposizione del Pnrr, dove abbiamo cercato insistentemente di far inserire in modo esplicito il Ponte. Non ci siamo riusciti. È mancata la volontà politica da parte del governo. È solo stata l’inserita nella prevista Relazione al Pnrr approvata dalla Commissione Trasporti, un riferimento alla necessità di garantire una ‘infrastruttura stabile e veloce’ dello Stretto di Messina. Un riferimento che è del tutto insufficiente e che non ci soddisfa per nulla. È evidente che la locuzione ‘Infrastruttura stabile e veloce’, può significare tutto, sia la realizzazione del Ponte sullo Stretto che la realizzazione del tunnel da realizzare sotto il livello del mare, ipotesi gia scartata 20 anni fa a fronte di un progetto definitivo e cantierabile. Per quanto riguarda il ministro Giovannini, confermo che in tutti questi mesi, non siamo riusciti a trovare in lui un interlocutore attento e interessato a prendere realmente in considerazione i temi siciliani, dal ponte ai porti, alle ferrovie. Giovannini, probabilmente per non scontentare una parte della maggioranza che come sappiamo per motivi ideologici ha sempre avversato il progetto Ponte, ha sempre buttato la palla in avanti, rimandando di fatto sempre a un momento successivo una decisione chiara in proposito. Ma ora addirittura l’ha buttata in tribuna, per continuare con una metafora calcistica. Si chiedono infatti a Rfi venti ulteriori analisi e approfondimenti, che rimandano indefinitivamente qualunque decisione. Più che uno schiaffo all’iniziativa parlamentare, questo è uno schiaffo a tutto il sud”.
Da Rfi fanno sapere che lo studio, a causa delle nuove posizioni del ministero, potrà essere pronto nella seconda metà del 2023. Pensa che con l’arrivo di un nuovo Governo ci sia possibilità di portare avanti questo progetto? Quali sono gli scenari che si sono aperti dopo le dichiarazioni di Giovannini?
“Le nuove richieste avanzate dal ministro Giovannini di provvedere alla redazione di un progetto di fattibilità tecnico-economica di soluzioni alternative per il sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, rendono le possibilità di avere un via libera tecnico al ‘progetto Ponte’ in questa legislatura ormai nulle. La nostra battaglia comunque non si ferma. Bisogna dirlo chiaro, il progetto ‘ponte sullo Stretto di Messina’ potrà essere ripreso unicamente se avremo, come credo e mi auguro, un nuovo governo a guida centrodestra. È questa l’unica coalizione che da sempre sostiene l’importanza strategica di realizzare quest’opera infrastrutturale.