Trapani

C’è porto e porto, ecco la strategia trapanese

TRAPANI – Quattro sono in attività permanente effettiva – si fa per dire per alcuni – altri due erano e rimangono nel libro dei sogni, uno addirittura è stato pure cancellato: non è più neanche un sogno. Dei quattro, quello che sta meglio è il porto di Trapani. Perché fa parte dell’Autorità Portuale di Sistema (Palermo, Trapani, Porto Empedocle, Gela, Licata e Termini Imerese), perché sta cambiando volto con l’imminente dragaggio dei fondali, con il nuovo progetto di waterfront e perché può contare sull’accordo con la Zes (Zona economica speciale), che consentirà di realizzare un collegamento diretto dall’autostrada all’area portuale.

Una svolta che fa sbilanciare anche un moderato come l’assessore Peppe Pellegrino: “Entro giugno 2025 i lavori del waterfront, un investimento di 160 milioni di euro, dovrebbero essere in fase avanzata. Il dragaggio è in qualche modo già cominciato, ci sono a disposizione 67 milioni di euro, con la bonifica bellica”.

Mazara del Vallo, tempi lunghi per il dragaggio

Intervento necessario e prioritario perché il porto di Trapani è stato quasi raso al suolo nella Seconda Guerra Mondiale. Il lavoro dell’Autorità Portuale e del suo presidente Pasqualino Monti è stato determinante oltre che strategico per passare dalle dichiarazioni d’intenti alle opere. Ecco perché Mazara del Vallo si è candidata farne parte, soprattutto dopo l’ingresso di Gela e Licata. Tra i titoli che può portare in dote, quello di essere il porto della prima marineria d’Italia, che sarà pure in crisi per il caro gasolio, ma continua comunque a rappresentare uno dei volani economici più importanti del territorio trapanese. Ma per una candidatura vera e propria sarà necessario attendere il voto comunale della prossima primavera. Qui il dragaggio è fatto di tante parole e di pochi fatti. C’è di mezzo la Regione, che porta con sé burocrazia ed incertezze amministrative.

C’è la Regione anche nel futuro del porto di Marsala

Il Comune voleva fare da sé per costruirlo nuovo di zecca con la collaborazione di un privato, ma si è bloccato tutto. Per tanti motivi, e per uno in particolare: non c’erano i soldi e c’è stato anche un passaggio di consegne nell’amministrazione della città che ha finito per complicare le cose. Il governo siciliano tuttavia non ha mollato la presa ed ha avocato a sé la progettazione. Ha aggiudicato la gara ed è in attesa delle carte. Nei quattro, anche il porto di Castellammare del Golfo, che è riuscito a fare passi avanti anche tra un’inchiesta giudiziaria e l’altra. La città ha però bisogno di dati concreti, di un “approdo” sicuro, perché ha puntato tutto sul turismo.

È invece ancora nei sogni degli amministratori – che se lo contendono nello scontro tra le diverse fazioni politiche – il porto di Bonagia nel Comune di Valderice. Doveva nascere con un project financing, è finito nelle pastoie burocratiche della messa in sicurezza, rimane vincolato a pareri ed autorizzazioni che portano alla politica regionale. Il sogno non più sogno è invece il porticciolo di Custonaci. Meglio accontentarsi di quel che c’è. L’argomento tuttavia è stato più che mai gettonato in passato, in campagna elettorale soprattutto.