La relazione pubblicata dalla Caritas di Palermo, la cui direzione è affidata a don Sergio Ciresi, inizia con una panoramica che mette in mostra lo stato di precarietà di molti nuclei familiari e l’aumento, il bisogno, di attenzione da parte delle persone verso i centri di ascolto. Il quadro fa riferimento a tutta la diocesi di Palermo più o meno, quindi il capoluogo siciliano e parte della sua provincia.
“Fra il 2021 e il 2022 si stima che le parrocchie abbiano incontrato 15.00o famiglie”, in questo numero non vi è un aumento rispetto agli scorsi anni, ma è aumentata la frequenza delle richieste, le quali coinciderebbero con l’interruzione di sostegni come il Reddito di cittadinanza.
Considerando il medesimo arco temporale sono quasi 2.000 le persone registrate, la maggior parte donne, circa il 78% con un’età che oscilla fra i 45 e i 64 anni, quasi tutti italiani. L’età si riduce per gli stranieri. Si avverte tanta solitudine, poiché chi si rivolge alle parrocchie il 60% vive in famiglia, mentre il 20% vive solo.
Il 70% delle famiglie ha dichiarato di vivere in affitto; i proprietari che chiedono aiuto risultano in aumento, il 12%, due punti percentuali in più rispetto al 2021, e un terzo di essi non hanno terminato di pagare le rate del mutuo sulla casa.
“Da segnalare, anche se frammentato, che il 18% delle persone vive in una condizione abitativa instabile o è privo di un’abitazione, di questi 11,5 % del totale (4% centro di accoglienza; 3% privo di abitazione; 2% domicilio di fortuna; 1% dorme in macchina; 1% in Alloggio occupato, 0.5% comprende Roulotte, casa o strutture abbandonati) è riconducibile alla categoria Etos2 di persona “Senza Dimora”. Rispetto il riconoscimento del forte disagio abitativo, nel corso del 2022 sono stati intercettati dai nostri centri solamente 256 persone senza dimora, rispetto ai 484 indicati nel 2021 che rientravano in tale categoria” si legge dal rapporto realizzato dalla Caritas diocesana di Palermo.
Fra le persone che si rivolgono alle realtà parrocchiali risulta un tasso d’istruzione molto basso, l’82% detiene la licenza media: “Malgrado il basso livello di istruzione, il bisogno formativo non viene esplicitato o riconosciuto come bisogno manifesto, in quanto espresso dal 4% dei bisogni rilevati. Viene segnalato dai centri, tuttavia la tendenza di riconosce il valore e l’importanza dell’istruzione, spesso accompagnata ad una richiesta di sostegno per il materiale scolastico o di informazioni su luoghi dove i propri figli possano essere aiutati a studiare. Viene infatti riconosciuta l’importanza di poter garantire un percorso scolastico per i propri figli, anche se spesso si lamenta l’impossibilità o l’incapacità di seguirne il percorso dei propri figli e spesso la richiesta di aiuto è rivolta alla ricerca di opportunità. La povertà economica spesso si accompagna alla povertà educativa e questa è una delle trappole intergenerazionali della stessa povertà”.
Dato altrettanto preoccupante è che le famiglie italiane, l’81%, chiede aiuto alla Caritas per l’aiuto alimentare. Su 1.768 interventi, il 46% delle richieste sono afferenti a difficoltà di sostenere le spese della casa, il 24% le bollette e simili, 13% affitti e 5% per chi si trova senza dimora, infine, il 4% per problemi familiari straordinari.
Domani uscirà al QdS.it un articolo che contiene l’intervista di don Sergio Ciresi e dove vi è anche un racconto della situazione a Catania
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