PALERMO – Le praterie di posidonia della Sicilia, una delle piante più importanti e diffuse sui fondali del Mediterraneo, godono di buona salute. Un’ottima notizia, considerato che tale pianta è considerata dal mondo scientifico un indicatore biologico della qualità delle acque marino-costiere, tanto che è stato deciso di monitorarne lo stato periodicamente.
“Sulle 27 aree nelle quali è stato condotto il monitoraggio – spiega Benedetto Sirchia, dirigente responsabile dell’unità operativa di Arpa Sicilia che si occupa dello studio degli ambienti marini -, a meno 15 metri e sul limite inferiore, ossia il punto in cui termina in profondità la prateria, 7 aree evidenziano un limite progressivo, ovvero un limite di espansione della prateria con numerosi fasci plagiotropi a pipa, che stanno ad indicare una progressione nella fase di colonizzazione; 6 aree hanno un limite regressivo, ovvero un limite in arretramento con presenza di piante sparse o a densità molto rarefatta sul fondale, 12 aree presentano un limite netto, ovvero con brusca interruzione della colonizzazione, per un fattore limitante dovuto alla riduzione della luce”.
Si tratta di un risultato importante in tema di salute dell’ecosistema marittimo, perché la posidonia riveste una notevole importanza ecologica ed esercita una essenziale azione nella protezione della linea di costa dall’erosione nonché nella stabilizzazione del fondale marino, tanto che nel Mediterraneo il posidonieto è indicato come “habitat prioritario”. Al suo interno vivono molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione. Inoltre, le praterie di posidonia sono considerate un polmone blu perché producono ossigeno, circa 20 litri al giorno ogni metro quadrato di prateria. Tra le principali azioni che mettono a rischio le praterie di posidonia ci sono le costruzioni, l’inquinamento, il ripascimento delle spiagge, l’eutrofizzazione, la pesca a strascico, la nautica da diporto e l’eliminazione delle foglie morte dalla spiaggia.
In considerazione del suo importante ruolo ecosistemico nelle acque marino-costiere, è stata inserita nei monitoraggi della direttiva quadro 2008/56/Ce “Marine strategy framework directive”. “L’attività di monitoraggio sulla condizione delle praterie di Posidonia nei mari italiani – continua Sirchia – si effettua su circa 230 stazioni di campionamento. In ciascuna area vengono monitorate tre stazioni a meno 15 metri e tre sul limite inferiore; in ciascuna di esse i parametri rilevati sono più di 30”.
Questi ultimi danno informazioni sia sulla struttura della prateria, come per esempio la densità dei fasci fogliari per metro quadrato e la profondità del limite inferiore, sia sulle singole piante come la lunghezza dei diversi tipi di foglie, il numero medio delle foglie per fascio e la biomassa. Le indagini strumentali vengono effettuate su una superficie di tre km quadrati e sono relative all’estensione dell’habitat, alla profondità dei limiti superiore e inferiore ed alla tipologia del limite inferiore (progressivo, erosivo, netto e regressivo). A tal fine viene utilizzata una particolare strumentazione acustica per mappare il fondale e il veicolo subacqueo filoguidato Rov per acquisire immagini e video. Inoltre, vengono effettuate immersioni subacquee di personale tecnico specializzato, a due diverse profondità, per la rilevazione di densità della prateria, utilizzando un quadrato di 40 centimetri di lato. Infine, in laboratorio, sui campioni raccolti, vengono effettuate le analisi per stimare il tasso di accrescimento.