Sanità

Precari Covid in piazza: “Abbiamo salvato la Sanità, perché la Regione non vuole assumerci?”

Hanno sfilato con le bandiere dei sindacati nel breve tratto di strada che collega il palazzo della presidenza della Regione a quello dell’Assemblea regionale siciliana. Un migliaio di “precari covid” così soprannominati perché gruppo di lavoratori assunti durante la pandemia per gestire l’emergenza in Asp, ospedali e hub vaccinali, ma mai assunti definitivamente.

Sono rimasti precari, anche se loro preferiscono essere chiamati “professionisti covid”, e da qualche settimana chiedono a gran voce di essere assunti.

Fino a qualche giorno fa dalla loro parte avevano un pezzo della maggioranza, con il gruppo regionale di Fratelli d’Italia che ha minacciato persino una crisi di maggioranza se la giunta non avesse dato il sì alla stabilizzazione. Poi, dopo l’ultimo vertice di maggioranza, tutti i partiti sono sembrati concordi sulla linea del presidente Renato Schifani: si possono fare i concorsi sulla base della dotazione organica richiesta dalle diverse aziende, ma “no” all’assunzione senza concorso.

“Perché la Regione non vuole assumerci?”

Una soluzione che ai lavoratori precari non piace affatto: “Non si capisce perché a Roma hanno dato l’ok anche alla nostra stabilizzazione attraverso un emendamento al decreto Milleproroghe – spiega Giuseppe Ferrara, ex assistente tecnico, perito informatico all’Asp di Trapani e coordinatore del personale amministrativo all’hub vaccinale di Alcamo – e invece il governo regionale questa assunzione non ce la vuole concedere”.

“Ci si appiglia – continua Ferrara – alla dicitura “personale amministrativo”, che è quella per cui il Milleproroghe consente la stabilizzazione. La Regione Siciliana ha interpretato questa dicitura in modo restrittivo, solo per gli assistenti amministrativi e i collaboratori amministrativi, entrando nella specifica del ruolo e quindi escludendo i tecnici”.

“Abbiamo tenuto in piedi le Asp”

“Ma noi per due anni abbiamo sollevato le Asp dal declino totale – dice Francesco Gargano, palermitano anche lui in forze all’Azienda sanitaria di Trapani – senza ferie, senza malattie, facendo turni serali e notturni, festivi, anche a ferragosto abbiamo lavorato”.

“Le aziende sanitarie hanno bisogno di personale e molte hanno anche i fondi, ma non possono assumerci perché non hanno l’ok della regione” spiegano altri manifestanti.

“Ci hanno cacciato, poi hanno dato il servizio ai privati”

La dimostrazione è che, ad esempio, “all’Asp di Messina hanno sciolto il contratto di noi precari anticipatamente rispetto al resto della Sicilia – racconta Andrea Parisi, tecnico informatico – e hanno esternalizzato il nostro servizio, cioè tutto il comparto informatico, ad un’azienda privata che pagano 100 mila euro. Questo col personale già in forze dell’Asp e pagato fino al 28 febbraio. Non vorrei che dietro questa scarsa volontà di prorogarci i contratti ci sia l’idea generale di esternalizzare il nostro lavoro”.

I contratti in scadenza

Tra i manifestanti, però, non c’erano solamente tecnici reclutati durante l’emergenza covid.

Cristina e Martina sono infermiera e oss dell’Arnas Civico di Palermo, e anche i loro contratti sono in scadenza. “Lavoravamo prima del covid, abbiamo lavorato durante il covid e continuiamo a lavorare, ma a giugno ci scade il contratto e non sappiamo se verrà rinnovato. Il Governo dice che non sa se può stabilizzarci perché lo stato di emergenza è terminato, quindi adesso passiamo dall’essere eroi all’essere disoccupati”.

“I concorsi? – continuano – non li fanno mai. Ci sentiamo sfruttati, ci sentiamo abbandonati. Non possiamo fare i tappabuchi della sanità solo durante l’emergenza e rimanere a casa in un momento in cui, comunque, le aziende sono in difficoltà e non riescono a dare assistenza ai pazienti”.