Era dai tempi dell’ultimo Governo Berlusconi che non si vedeva una maggioranza di Governo così ampiamente favorevole alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. All’epoca, peraltro, la vecchia Lega – quella padana dura e pura che mai avrebbe potuto immaginare la svolta sovranista di Matteo Salvini – non era particolarmente innamorata dell’opera. Adesso, invece, è proprio l’ex ministro dell’Interno il principale “promotore” del celeberrimo viadotto, atteso da almeno cinquant’anni e di cui si iniziò a parlare addirittura subito dopo l’Unità d’Italia. Ieri Salvini ha incontrato i presidenti di Sicilia e Calabria proprio per parlare di infrastrutture, a partire dal “collegamento stabile” (espressione di moda nei tempi che corrono, almeno da quanto esiste la fantomatica “variante tunnel” di fattura pentastellata) tra le due sponde dello Stretto.
Per la verità, gli stessi governatori Musumeci e Spirlì, nei giorni scorsi, hanno messo a punto un documento congiunto per chiedere al Governo Draghi di rimettere mano al progetto del Ponte. Un testo che è stato condiviso da “Lettera 150”, un’associazione di oltre cento professori universitari che hanno elaborato una serie di proposte per far ripartire il Paese dopo la pandemia. “Il Ponte sullo Stretto – ha detto il presidente calabrese in occasione di un vertice con lo stesso Musumeci – non è un sogno o un progetto sindacabile: è un’infrastruttura strategica della quale l’Europa non può più privarsi. L’opera è indispensabile per collegare terre che, per troppo tempo, sono sembrate periferiche e che hanno patito l’abbandono delle istituzioni; terre che, invece, sono miniere da scoprire e valorizzare. Ecco perché chiediamo una nuova attenzione al nascente Governo Draghi e all’Europa, che non può più traccheggiare né far finta che si tratti solo di un’infrastruttura interregionale”.
“Gli unici contrari alla costruzione del Ponte, nel Parlamento italiano, restano i deputati e i senatori del M5s, i quali – ha sostenuto ancora Spirlì – contrappongono a un progetto già esistente e cantierabile un tunnel, frutto di immaginazioni politiche nichiliste, annientatrici della realtà”.
Ma, provando a ragionare sugli equilibri della nuova maggioranza, i grillini non avrebbero i numeri per sostenere un eventuale “ricatto”. Prendiamo le forze in campo al Senato. Senza contare i cespugli e togliendo anche i 19 senatori del partito di Giorgia Meloni – i quali comunque per coerenza con le scelte passate dovrebbero, in un eventuale voto, sostenere l’opera – il Governo potrebbe contare a Palazzo Madama sul sostegno di Lega (63), Forza Italia (52), Pd (35) e Italia viva (18) che si sono detti negli ultimi tempi sempre favorevoli all’infrastruttura. Anche restando fuori i cinquestelle (92 senatori), la maggioranza avrebbe la forza politica (168 seggi) per procedere al riavvio del progetto.
L’occasione sembra più unica che rara in un Parlamento spesso e volentieri balcanizzato su qualunque questione. Diversi esponenti dell’attuale maggioranza si sono già espressi chiaramente. A partire dal ministro della Cultura, il democratico Dario Franceschini, il quale lo scorso giugno aveva detto che “l’alta velocità non si può fermare a Salerno ma deve arrivare in Sicilia”. Super sponsor del Ponte è Davide Faraone, capogruppo di Italia viva a Palazzo Madama, che lo scorso autunno aveva provato a inserire l’opera tra le priorità del Recovery plan: “È un’infrastruttura non più rinviabile per lo sviluppo strategico non solo del Mezzogiorno ma di tutto il Paese”, affermava in una nota.
Scontata l’unanimità dentro Forza Italia che, come detto, durante i Governi Berlusconi arrivò a un passo dal cantiere, con il cavaliere pronto a brindare per un’opera “che si sarebbe vista dalla Luna”. E invece presto tornammo tutti sulla Terra con la revoca dei finanziamenti, nonostante ci fosse un progetto definitivo da oltre un anno in attesa di approvazione. Il clima di austerità che di lì a poco avrebbe portato il Governo Monti ha poi definitivamente soffocato ogni speranza, almeno per il breve periodo. Ora, però, chiede la deputata di Fi Matilde Siracusano, occorre realizzare “ciò che è stato negato per troppo tempo alla Sicilia, alla Calabria, e all’Italia tutta. Esiste già un progetto definitivo, cantierabile, in grado di mobilitare un quantitativo enorme di risorse, e di creare migliaia di posti di lavoro. Non perdiamo altro tempo e facciamo decollare questa grande opportunità per il Sud e per il Paese”.
Non sarà, comunque, una passeggiata. Ieri è arrivata una forte presa di posizione da Legambiente che ha chiesto di non includere il Ponte nel Recovery plan. “Servono per la Sicilia e la Calabria opere e infrastrutture civili e utili per chi si vuole spostare, soprattutto treni e ferrovie”, hanno spiegato in una nota congiunta Stefano Ciafani, presidente nazionale, Gianfranco Zanna e Anna Parretta, rispettivamente presidenti di Legambiente Sicilia e Calabria. “Nelle due regioni – aggiungono – è necessario colmare il gap esistente, realizzando opere ed infrastrutture che colleghino, in maniera ambientalmente sostenibile, le due Regioni del Sud sia al loro interno che al resto d’Italia a partire dalla modernizzazione e dal potenziamento della rete ferroviaria”.
Non ce ne vogliano i vertici di un’associazione che stimiamo per le battaglie sull’ambiente, ma non si capisce perché non si possano percorrere entrambe le strade, visto che, per esempio, la velocizzazione della rete tra Palermo, Catania e Messina è un’opera già finanziata. L’obiettivo deve essere un’Italia che si muova sempre più su ferro, alla stessa (alta) velocità, da Bolzano a Palermo.
“Come Governo Musumeci faremo di tutto per tramutare questa occasione in realtà”
“Come Governo Musumeci faremo di tutto per tramutare questa grande occasione nella realtà attesa da decenni”. Sono le parole dell’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, coordinatore regionale di Forza Italia, in relazione alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e alla possibilità che, la nuova maggioranza di Governo, possa portare concretamente avanti l’opera. “Oggi sembrano davvero esserci tutte le condizioni – conferma Falcone: un presidente del Consiglio come il professor Draghi, attento da sempre alla riduzione di disuguaglianze e divari territoriali come quello fra Nord e Sud del Paese, ma anche forze politiche della sinistra entrate nella maggioranza – non solo di centrodestra, che da sempre è a favore del Ponte – che si schierano apertamente per quest’opera, da Renzi fino al Pd con le parole del segretario regionale”.
Falcone parla di “opera emblematica e di un riscatto di portata storica per l’Italia, che dimostrerebbe di saper fare le grandi opere, con orgoglio e lungimiranza, così come fatto in passato e come fanno tutti i nostri partner europei” evidenziando come occorra non perdere il “grande treno del Recovery plan”. “Discutiamo rapidamente delle soluzioni tecniche – aggiunge – ma confido che anche stavolta i propositi sul rilancio infrastrutturale, sociale ed economico della Sicilia non si traducono in un passaggio a vuoto. Forza Italia è il partito che, sul Ponte, era passato dalle parole ai fatti – ricorda ancora Falcone – sotto i Governi del presidente Berlusconi”.
“Avevamo avviato l’opera – continua – ma poi Monti e la sinistra più retrograda cancellarono tutto, facendoci accumulare un altro decennio di ritardo rispetto a resto d’Italia e d’Europa”. Un quadro oggi decisamente mutato per quanto alcune forze al Governo siano non favorevoli all’opera. “I 5 stelle, archiviata la fase Conte, hanno l’opportunità di mettersi alle spalle pregiudizi e ideologia per diventare protagonisti di un ‘Governo dei Sì’ – conclude l’assessore – che, con la costruzione del Ponte, potrebbe cambiare il destino di Sicilia, Mezzogiorno e tutto il Paese”.
Melania Tanteri
“È certamente l’occasione giusta”. Il componente della segreteria nazionale della Lega, nonché assessore al comune di Catania, Fabio Cantarella, è convinto che questa possa essere la condizione più favorevole per dare seguito alla realizzazione del Ponte sullo Stretto con numerosi partiti favorevoli alla sua realizzazione a comporre il Governo. “Anche perché vi sono i fondi appositi -continua – per cui bisogna approfittarne per creare sviluppo”.
L’esponente del Carroccio però evidenzia come l’infrastruttura non basterebbe e come occorre pensare ad altre infrastrutture da potenziare, a partire dai porti e dai retroporti. “Non possiamo affrontare una questione senza occuparci dell’altra – continua. Abbiamo necessità di portare la Sicilia al centro degli scambi internazionali; dobbiamo intercettare il traffico del Mediterraneo: in questo momento – dice – solo il 6% dei 60 milioni di container che ogni anno navigano nel Medditerraneo, approdano in Sicilia. Solitamente, vanno a sdoganare in Liguria o addirittura nei porti del nord Europa.
“Va benissimo il ponte – sottolinea – ma anche lavorare su altro. Bisogna fare in modo che sdoganare in Sicilia sia conveniente: questo crea economia e la mantiene”, precisa ancora Cantarella secondo cui un ostacolo alla fase attuale che vede numerose forze di governo favorevoli all’infrastruttura, potrebbe essere rappresentato da una parte del Movimento 5 Stelle. “Alcuni di loro hanno un approccio ambientalista che in realtà però è pericoloso – dichiara – un po’ ipocrita, come quello di chi contesta i termovalorizzatori ma poi accetta di tenere le discariche che inquinano e deturpano l’ambiente. Penso che si potrebbero bloccare per pregiudizio”, conclude.
Melania Tanteri
“Impossibile pensare all’alta velocità senza collegare Sicilia e Calabria”
“Noi siamo per il ponte o per un collegamento veloce, ma soprattutto siamo per un’infrastruttura che si realizzi nel più breve tempo possibile”. Il segretario regionale del Partito Democratico, Anthony Barbagallo, non usa mezzi termini evidenziando quale sia la posizione della formazione politica sullo spinoso argomento “Ponte solo Stretto”.
“Non è più il tempo delle chiacchiere – continua. È impossibile pensare a un’alta velocità in Calabria o in Sicilia senza che questi territori siano collegati tra loro. Quindi dobbiamo pensare allo strumento più veloce per realizzare questo collegamento” – sottolinea. Parlando dell’attuale momento come di una contingenza favorevole, a patto che si prosegua nella visione di spendersi, e spendere, per il Mezzogiorno e per politiche che ne favoriscano lo sviluppo. “Speriamo che questa sia veramente l’occasione giusta – dice. Il Conte bis si è sicuramente caratterizzato per impegni concreti a favore del Mezzogiorno. Io credo che il biglietto da visita del governo Draghi dovrà essere quello della concretezza verso il meridione, di aiuti. Noi veniamo, ricordiamoci, dalla Fiscalità di vantaggio, dell’ex ministro Provenzano. Abbiamo avuto alcuni provvedimenti di bandiera – prosegue Barnagallo – e speriamo che il nuovo governo non solo dia continuità all’impegno ma riesca finalmente a fare un concreto passo avanti per il collegamento tra Reggio Calabria e Messina”.
Non pensa che l’M5s possa rappresentare un ostacolo, il segretario dei democratici. “Mi pare che Giancarlo Cancelleri, da viceministro, abbia dato aperture concrete – afferma: ritengo che siano un punto di confronto importante che certamente aveva sviluppato. Il tema resta capire, tra le alternative che ci sono al Ministero dei Trasporti, quella che può essere in condizioni di partire subito. Ma basta chiacchiere – conclude – perché i soldi in questo momento ci sono”.
Melania Tanteri