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Ue, tutti i nodi da sciogliere sulla Presidenza tedesca del Consiglio

BRUXELLES – Le redini del Consiglio dell’Ue passano dalla Croazia alla Germania. Ha avuto inizio ieri, infatti, il nuovo semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione europea. Sono molto alte le aspettative che ricadono adesso sulla cancelliera Angela Merkel. In particolare, sono due le priorità della nuova presidenza tedesca: il Recovery Plan e gli accordi sulla Brexit.

Il primo passo è la rapida approvazione, possibilmente entro luglio, delle proposte della Commissione Ue sul piano finanziario “Next Generation EU” per il rilancio dell’economia europea dopo la crisi legata al Covid-19, mantenendone sostanzialmente l’integrità e le ambizioni senza precedenti e abbinandole al nuovo Quadro di bilancio pluriennale (Qfp) 2021-2027. Un percorso molto ostico, in quanto il pacchetto della Commissione dovrà essere approvato all’unanimità prima dagli Stati membri e dopo dal Parlamento europeo. Inoltre, per una parte del pacchetto occorreranno anche le ratifiche dei parlamenti nazionali. Ulteriore ostacolo al raggiungimento del primo punto del programma della presidenza tedesca è la nota perplessità sul Recovery Plan di Austria, Olanda, Danimarca, Svezia e di alcuni Paesi dell’Est. Il Consiglio europeo straordinario del 17 e 18 luglio a Bruxelles, il primo in cui i capi di Stato e di Governo torneranno a incontrarsi fisicamente sarà decisivo per capire se la presidenza tedesca riuscirà a convincere i Governi recalcitranti. Il risultato di questo negoziato non solo definirà il successo del semestre di presidenza ma anche la tenuta stessa del progetto europeo, nella battaglia decisiva in corso contro i suoi nemici, sovranisti, populisti, nazionalisti ed estremisti di destra.

La seconda priorità della Merkel, come già detto, è mettere la parola fine alle trattative in corso per le relazioni future fra l’Ue e il Regno Unito, trattative a cui Londra non ha voluto concedere più tempo nonostante la crisi del Covid-19. Le probabilità di raggiungere un accordo entro fine ottobre/inizio novembre (per poterlo ratificare entro il termine del 31 dicembre) non sono alte e dipenderanno sia dalla volontà britannica di negoziare davvero e con realismo, che finora non è sembrata affatto chiara, sia dalla possibilità di riprendere i negoziati in presenza, visto che le discussioni via videoconferenza hanno dimostrato la loro inefficacia nel favorire compromessi e accordi.

Il terzo punto del programma, che senza la pandemia di Coronavirus probabilmente sarebbe stato il primo, riguarda le politiche di immigrazione e, in particolare, una riforma del sistema di asilo di Dublino.

Infine, altri temi che la presidenza tedesca ha buttato sul tavolo sono: la Conferenza sul futuro dell’Europa, che resta per ora molto vaga, ma che nella migliore delle ipotesi potrebbe portare a una riapertura dei trattati Ue per discutere alcune nuove competenze comunitarie, per esempio in campo sanitario; le nuove proposte della Commissione sul “Green Deal” e in particolare quelle su clima ed energia; l’avvio dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania e i rapporti commerciali e geopolitici con la Cina e con gli Stati Uniti, dove in autunno le elezioni presidenziali potrebbero provocare cambiamenti rilevanti.