Si celebra oggi la Giornata internazionale contro l’omofobia la bifobia e la transfobia. Sono trascorsi più di trent’anni dalla storica data in cui l’Oms ha cancellato l’omosessualità dall’elenco delle malattie riconosciute come disturbi mentali. Le “etichette” oggi, ci sono ancora. Essere diversi non significa essere malati ma essere diversi comporta oggi non essere accettati, essere vittima di violenze, non essere ascoltati.
Dopo la “tagliola” e, forse, la ripresentazione del ben noto ddl Zan in Senato, crescono i numeri già allarmanti sulle discriminazioni verso le persone lgbtqi+. Oggi anche la Sicilia aderisce alla giornata contro l’omofobia e nel frattempo, ci si prepara a tornare in piazza con i Pride, a partire da luglio, in tutta l’Isola.
L'”onda arcobaleno” invaderà la Sicilia, ancora una volta, a Palermo, Catania e Siracusa.
Il Pride a Siracusa, il 16 luglio è la data ufficiale. Lo slogan è lo stesso, prima della pandemia, ma il suo senso è più forte e attuale che mai: “Orgoglio, Resistenza e Libertà“. Ne è convinta, prima tra tutti, Lucia Scala, presidente di Arcigay Siracusa, impegnata attivamente come tutta la rete di associazioni sul territorio aretuseo, a promuovere e sensibilizzare giovani e meno giovani sui temi come l’omosessualità, l’omofobia, la diversità di genere. E molto di più.
“È lo slogan adottato tre anni fa, riteniamo sia importante seguire una linea – spiega la presidente di Arcigay Siracusa-. Non sono a livello politico ma a livello umano. Per molteplici motivi, tra questi il post pandemia, è chiaro. Siamo rimasti “rinchiusi” , tutto si è fermato. Le violenze di genere, quello no, anzi sono aumentate a dismisura. Poi la non approvazione del Ddl Zan. Sembra che, dal punto di vista umano, ci sia stata una regressione. Come prima e più di prima siamo orgogliosi della nostra libertà, la vogliamo e la pretendiamo“.
Il nostro lavoro non si è mai interrotto, esatto. Soprattutto nel difficile periodo del lockdown.
Nel siracusano, abbiamo ricevuto tante, troppe segnalazioni da parte di ragazzi e ragazze che non sapevano dove andare a vivere -racconta Lucia Scala -. Molti di loro “costretti” a una convivenza forzata in una situazione familiare difficile. A cominciare dalla “non accettazione” della diversità dei figli e molti genitori hanno scelto di buttarli, letteralmente, fuori di casa. La pandemia ha sviscerato situazioni che pensavamo fossero impensabili, e invece sono più attuali e reali che mai. Il nostro supporto come associazione, non è mai mancato ma è chiaro che serve molto di più per risolvere queste criticità”.
L’unica esistente è a Bologna. Per accedervi non è cosi facile, servono “requisiti”, se così volgiamo definirli – spiega ancora la presidente di Arcigay Siracusa -. E’ necessario che si attivino associazioni, enti dopo aver ricevuto le dovute segnalazioni. Insomma non è così semplice come andare in un centro antiviolenza. In Sicilia, come per grande parte d’Italia, sono assenti strutture di accoglienza per tutta la comunità lgbtqi+“
Un altra situazione durante il lockdown – prosegue – è stato per chi lavorava in nero e si è trovato sprovvisto per diverso di sostegno economico. Ma non finisce qui. Abbiamo ricevuto la segnalazione di una persona transgender, sfrattata di casa perché non poteva provvedere più al pagamento dell’affitto (riferito al lavoro in nero, ndr). Lei è stata accolta in una comunità per uomini. Ed è stato complicato, per non dire assurdo, convivere in un contesto del genere per una persona transgender. Ha dovuto abbandonare ciò che per Lei era essere se stessa, il suo abbigliamento, tornando a indossare abiti da uomo, è stata una violenza infinita. Come in un carcere, ma in quel momento non c’era altro da fare“.
Lucia, è importante partite dalle scuole. Dai luoghi dove i “traumi”, le situazioni peggiori possono verificarsi.
“Si. Durante questi due anni, abbiamo cercato di essere vicini al mondo della scuola e ai giovani con il Pride online nel 2020. Abbiamo realizzato interviste, tavole rotonde, abbiamo raccontato e cercato di risolvere tante problematiche della comunità lgbtqi+. E’ stata l’occasione per stringere le maglie della rete di associazioni che abbracciano tutto il territorio siracusano, comprese appunto quella degli studenti.
Cosi, al momento della riapertura, abbiamo partecipato alle assemblee d’istituto e parlato dal vivo con i giovani. Un percorso che continua oggi. Stiamo ritornando tra i ragazzi, per fornire supporto e sostegno. Purtroppo non è mai semplice.
La Scuola non è mai una porta aperta. Rimane sempre qualche “restrizione” da parte di personale docente e dirigenti scolastici. E poi ci sono i genitori, che non sanno mai cosa aspettarsi dai propri figli e dai volontari che fanno queste attività.
“Ti devi presentare come una “semplice psicologa”, – spiega Lucia – devi trovare il modo di non far capire che stai parlando solo di quell’argomento. Non puoi dire sono di Arcigay. Se tu scrivi che farai una conferenza titolandola “Incontro sulla identità di genere”, sarà difficile che riuscirai a organizzarla. E’ confortante sapere che oggi riscontriamo grande attenzione da parte dei giovani su molte tematiche, ne vogliono parlare a scuola, sono loro a contattarci e a chiederci di organizzare incontri, e in questo modo costruiamo dei ponti con le istituzioni scolastiche“.
“Cosa affronteremo? La guerra in Ucraina, si. Intanto quest’anno il comitato ha deciso di dedicarsi ai giovani. A tutto ciò che riguarda il Ddl ZAN, tutto ciò che la comunità ha vissuto negli ultimi due anni.
Non ci saranno tavole rotonde. La nostra idea di pride è oltre che politica – dichiara il presidente di Arcigay Siracusa -, il pride è politico ma è anche ludico. Vogliamo tornare in piazza, colorare le strade con l’onda arcobaleno, abbiamo bisogno di farci sentire. Quindi sarà una festa. Ci sarà il corteo per le strade, decreti permettendo.
Tutti gli eventi che stiamo organizzando, in queste settimane, conducono verso la sfilata finale. Eventi nelle scuole, presentazione di libri, tutti eventi che porteranno al pride di luglio”.
Sono favorevolissima al Ddl zan. Ti spiego il mio punto di vista. Secondo me una legge che tuteli i più deboli, a livello legislativo, è importante. Come ricordiamo il ddl non prevedeva solo una tutela nei confronti dei crimini d’odio.
Molti della comunità però si sono fermati fino a qui, non andando oltre, pensando di essere stati etichettati. Non si sono sentiti di appoggiarla, ma non è stata spiegata nel giusto modo.
Il problema è stato che Zan, non è stato compreso. Spero che con la presentazione di questo nuovo decreto venga più reso accessibile a tutti, capire di cosa stiamo parlando, e sperare che venga approvata. Il Siracusa Pride, diventerà occasione anche per spiegare il ddl.
L’impegno parte nostra e di tutte le associazioni – conclude Lucia Scala – c’è stato per comprendere la valenza del ddl, la speranza è che si comprenda e che la comunità approvi a largo braccio tutto quello che la riguarda”.