Il terzo comma dell’articolo 81 della Costituzione recita: “Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte”.
I seicento parlamentari evidentemente non hanno mai letto questo comma e quindi possono definirsi “ignoranti” in materia, ovvero l’hanno letto, ma non ne tengono conto e quindi possono definirsi “fuorilegge”.
Perché “ignoranti” o “fuorilegge”? Perché effettuano comunicazioni all’opinione pubblica che la inducono in errore, fuorviando la regola generale prevista, appunto, nell’articolo citato.
Il significato dello stesso è chiarissimo. Nessun parlamentare – e in genere nessun/a cittadino/a che rappresenti le istituzioni a qualunque livello – dovrebbe mai cominciare il suo discorso parlando di nuove spese, o di un aumento di quelle esistenti, senza prima (prima e non dopo) citare da quale fonte esse debbano essere coperte.
Quando non provvedono nel senso indicato, tradiscono il mandato ricevuto, ingannando i/le cittadini/e.
Non si tratta di distinguere fra coloro che governano, perché sono in maggioranza e gli altri che li inseguono, perché sono all’opposizione, ma individuare un comportamento eticamente ineccepibile che dovrebbe essere quello di comunicare ai/alle cittadini/e informazioni vere e non false affinché essi/e possano ragionare in termini concreti e possano capire la natura dei problemi e le possibili soluzioni.
Questo comportamento lineare e trasparente viene disatteso continuamente sia da coloro che governano che dagli altri che fanno opposizione, perché prima viene il loro tornaconto egoistico e dopo l’interesse generale dei/delle cittadini/e, i/le quali hanno fatto male a dare il loro consenso a chi evidentemente non l’ha meritato.
Il nostro non è un discorso populista che mette insieme capre e cavoli, bensì vuole rimettere a posto comportamenti falsi ed erronei che non fanno capire bene la natura e l’oggetto delle questioni (che sono tantissime) che onerano tutti/e i/le cittadini/e.
Tutti parlano di diritti, tutti parlano di aumentare le spese per diverse ragioni. Ma come?
Bisogna finanziare questo, bisogna finanziare quello, bisogna aumentare la dotazione di una certa attività, magari assistenziale, e così via enumerando, ma nessuno che dica, appunto, da dove prendere le risorse.
Poi vi è una sorta di leitmotiv riguardante il taglio delle tasse. Nessuno però spiega che tagliare le tasse significa diminuire le entrate del Bilancio dello Stato. Per cui, prima di pronunciare questo appello, costoro dovrebbero dire quali sono le uscite che vanno tagliate, perché l’ordine logico e cronologico è: prima intervenire sulle spese e poi sulle entrate, costituite da imposte e tasse di tipo diverso.
Invertire il procedimento e cioé continuare a blaterare sulle tasse, è un inganno perché esse non si potranno mai tagliare se prima non si saranno limitate le spese.
Quindi, un Governo e una maggioranza che si rispettino, da un canto, e un’opposizione responsabile, dall’altro, dovrebbero seguire questo percorso (prima taglio delle spese e poi delle tasse) e non un processo contrario.
In fondo, la gestione della Cosa pubblica dovrebbe essere basata sui principi etici di tutti i tempi. O meglio, non in fondo, ma in capo.
Quando chi ha la responsabilità di governo a tutti i livelli (nazionale, regionale e locale) dimentica, ignora o sconosce questi principi di equità, commette ignominia sociale perché crea distorsioni, iniquità, squilibri fra i/le cittadini/e, per cui inesorabilmente quelli/e deboli ne fanno le spese.
Tutto questo è inaccettabile perché in qualunque organizzazione pubblica o privata bisogna seguire le regole, le quali sono appunto basate sull’equità, sul buonsenso e anche, perché no, sull’efficacia delle azioni.
Quanto precede non sembri una predica, ma una semplice e modesta osservazione su comportamenti inaccettabili, che coloro che ragionano con la propria testa e non quella degli altri dovrebbero valutare adeguatamente.