Lavoro

Professioni, test di proporzionalità, arriva il disco verde dal Governo

PALERMO – Diventa realtà il decreto legislativo di attuazione della direttiva Ue 2018/958 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a un test della proporzionalità prima dell’adozione di una nuova regolamentazione delle professioni.

Una direttiva mira a garantire il corretto funzionamento del mercato interno ed evitare restrizioni sproporzionate all’accesso alle professioni regolamentate o al loro esercizio. In particolare, si disciplinano in modo più omogeneo e chiaro le valutazioni di proporzionalità che gli Stati membri devono effettuare prima dell’introduzione di nuove regolamentazioni delle professioni, o per la modifica di regolamentazioni esistenti, e si prevede che tali valutazioni siano svolte da un organo indipendente, al fine di salvaguardarne l’effettività e l’imparzialità.

Il Consiglio dei ministri ha dato l’ok partendo dalla proposta del ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola, del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e del ministro della Salute Roberto Speranza. Il testo tiene conto dei pareri espressi dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e dalle competenti Commissioni parlamentari.

In premessa va detto che la direttiva 2018/985 impone agli Stati membri di valutare preliminarmente la proporzionalità delle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative che limitino l’accesso alle professioni regolamentate o il loro esercizio. Tale “test di proporzionalità” dovrebbe essere posto in essere sia per nuove norme in via di introduzione, sia per modifiche della normativa esistente; la sua portata è “proporzionata alla natura, al contenuto e all’impatto della disposizione”.

Le disposizioni approvate sono accompagnate da una spiegazione dettagliata che consentirà di valutare il rispetto del principio di proporzionalità; l’eventuale esito positivo del test è motivato ricorrendo a “elementi qualitativi e, ove possibile e pertinente, quantitativi”.

Tali motivazioni devono essere comunicate alla Commissione europea, registrate nella banca dati delle professioni regolamentate e messe a disposizione del pubblico assieme alle disposizioni a cui si riferiscono.

La banca dati delle professioni regolamentate è stata istituita ai sensi dell’articolo 59 della direttiva 2005/36/Ce e contiene l’elenco delle professioni regolamentate degli Stati membri, specificando le attività che rientrano in ogni professione.

La finalità perseguita è garantire il corretto funzionamento del mercato interno e semplificare l’accesso alle professioni garantendo, al tempo stesso, la protezione dei consumatori. Non viene peraltro pregiudicata “la competenza, in assenza di armonizzazione, e il margine di discrezionalità degli Stati membri nel decidere se e come regolamentare una professione entro i limiti dei principi di non discriminazione e proporzionalità”.

Non discriminazione, proporzionalità, motivi di interesse generale: questo quanto disciplina in particolare l’articolo 4. Riproducendo il contenuto degli articoli 5, 6 e 7 della direttiva, chiarisce più in dettaglio in quale modo, nell’adozione di nuove disposizioni legislative, regolamentari o amministrative o nella modifica di quelle già esistenti, si debba dare applicazione ai principi di non discriminazione e di proporzionalità, che l’articolo 1 della medesima direttiva pone come limite alla discrezionalità degli Stati membri nella regolamentazione delle professioni.