Manifestare contro il taglio del budget e chiedere l’istituzione dei tavoli tecnici che consentirebbero una più corretta e fluida gestione dell’assetto pubblico-privato. Questo hanno chiesto oggi i professionisti della sanità privata accreditata arrivati da tutta la Sicilia alla stazione Notarbartolo, punto nevralgico facilmente raggiungibile sia in autobus sia con il treno.
Già alle ore 11 del mattino in 2500 affollavano la piazza e le arterie, in zona subito il caos. Da qui si è partiti alla volta di piazza Ziino tra striscioni, cori e fischietti colorati.
Alla testa del corteo un carro musicale, su cui campeggiava un manifesto con la scritta “hanno distrutto la sanità che funziona” e sul carro i rappresentanti sindacali delle strutture accreditate siciliane lamentavano: «250.000 mila cittadini non potranno accedere alle cure – ha tuonato Salvatore Gibiino, coordinatore Cimest (Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio) – ma l’assessore Volo ha risolto il problema incrementando l’orario solo dei prelievi, ma la medicina del territorio non è soltanto il laboratorio di analisi, ci sono 23 branche nella sanità privata convenzionata. Cara assessore Volo è chiaro che di sanità non ne capisci niente!»
Tra applausi e fischi si è arrivati dunque davanti l’assessorato in cui ad attendere c’era già un altro nutrito gruppo di gente. Che poi è cresciuto durante la manifestazione arrivando a contare circa 4000 presenze. La folla ha chiesto da subito a gran voce le dimissioni dell’assessore con frasi come “Volo prendi il volo” oppure “Volo dimettiti al volo”.
Come annunciato simbolicamente, i manifestanti hanno poi lanciato sotto la targa dell’assessorato le chiavi dei loro ambulatori. «Non è possibile continuare così, io faccio extrabudget per metà dell’anno, da cinque anni ormai, devono dare più fondi alle nostre strutture» dice amareggiato un manifestante radiologo.
Anche loro rivendicano qui il loro ruolo da “eroi” Covid a dimenticati, è stato infatti veramente importante il supporto che alcune strutture accreditate hanno dato al sistema sanitario, pensiamo anche soltanto al lavoro svolto dai laboratori di analisi tra tamponi e sierologici, prima che ci si organizzasse con gli Hub e anche dopo.
«Se non ci ascoltate denunceremo tutto al Ministero della Salute affinché siate commissariati, perché non siete capaci – grida sempre dal carro Salvatore Calvaruso del Cimest – Ma come si permette l’assessore a dire a gente che per una vita ha investito su questo settore, che noi le abbiamo imposto l’accreditamento, quando noi invece abbiamo investito tempo e fondi per rispettare i criteri strutturali, tecnologici e relativi al personale, e adesso ci dice che non le conviene il contratto e ci vuole mandare via. Ma come si permette!? Noi siamo la medicina del territorio, eroghiamo l’80%delle prestazioni, ci deve chiedere scusa per quello che ha detto».
Tanti i cartelli con le scritte più disparate tipo “Assessore ci dica fino a quale giorno del mese i siciliani hanno il diritto di curarsi” oppure “Ridateci i soldi delle tasse e ci paghiamo le assicurazioni”.
“L’assessore Volo ci ha detto che cercherà di individuare risorse aggiuntive per ripianare la riduzione di 32 milioni di euro dell’aggregato del 2022 rispetto al 2021. Per l’aggregato del 2023 entro 15 giorni rifarà la programmazione sanitaria valutando di modificare l’assegnato. Gli ambulatori aderenti al Cimest pur apprezzando la disponibilità da parte dell’assessore, in assenza di risultati tangibili, saranno loro malgrado costretti a sospendere l’erogazione delle prestazioni in convenzione all’estinguersi dell’esiguo budget mensile a disposizione”, hanno aggiunto i coordinatori del CIMEST, ricevuti al termine della manifestazione dall’assessore alla Salute. Ma nessuna schiarita ancora all’orizzonte.