Messina

Punto nascite S. Agata Militello, si studiano alternative

MESSINA – Per la riattivazione del Punto nascite dell’ospedale di Sant’Agata Militello si dovrà ancora attendere. Con l’annullamento da parte dell’Asp della gara d’appalto indetta nell’ottobre 2019 per l’affidamento della progettazione e direzione lavori dell’adeguamento dei locali destinati all’importante servizio, si allungano inevitabilmente i tempi.

“Dopo due anni – hanno scritto in una nota Ivan Tripodi, segretario generale della Uil, e Giuseppe Calapai della Uil Fpl – di parole, promesse e presunti impegni siamo al punto di partenza e in presenza dell’ennesima presa in giro nei confronti delle popolazioni dei Nebrodi. Dopo la chiusura del Punto nascite di Mistretta, quello di S. Agata era stato individuato come centro di riferimento del versante occidentale della provincia messinese, cioè dell’area maggiormente disagiata, per la carenza di collegamenti veloci con l’ospedale di Patti”.

Del Distretto sanitario di riferimento fanno parte 19 comuni, che comprendono una popolazione di circa 85mila abitanti. “C’è un incarico nuovo per uno studio di fattibilità – ha spiegato Bruno Mancuso, sindaco di Sant’Agata Militello – perché alla luce del fatto che nel nostro nosocomio si devono fare anche sei posti di terapia sub intensiva ci sarebbe stato con il vecchio appalto una sovrapposizione di locali, per cui è stata revocata la vecchia gara e dalla Regione è venuta la richiesta di fare un nuovo studio di fattibilità per il Punto nascite. Resta però sempre pendente la situazione della deroga che aspettiamo dal ministero della Sanità da due anni”.

Non si comprende ancora di che genere siano le resistenze che evidentemente ancora ci sono, visto che dal punto di vista organizzativo si riparte da zero e non c’è ancora il via libera ufficiale. “La Regione – ha aggiunto Mancuso – ha confermato la disponibilità. Il nostro Distretto è il più popoloso della provincia dopo quello che fa riferimento a Messina e comunque quello con più difficoltà nei collegamenti, quindi il limite dei cinquecento parti non può essere l’unico parametro che si deve valutare. Da altre parti la deroga è stata data, si deve capire se la il via libera ministeriale è obbligatoria o se la Regione comunque può prendere una decisione autonoma. Stiamo pressando anche sul Governo regionale perché si muova in tal senso. Speriamo che l’attesa della decisione ministeriale non sia un alibi per soprassedere”.

Il parto in autostrada, quelli urgenti che comunque si effettuano a Sant’Agata, sono emblematici del disagio che vivono molte donne del comprensorio. Lo evidenziano i responsabili della Uil, che si sono detti “increduli e stupiti di fronte all’assordante silenzio e all’immobilismo degli amministratori locali, che denota scarso interesse e impegno”.

“Ricordo che il Punto nascite – ha replicato Mancuso – venne chiuso per pressioni proprio della Uil per le condizioni di sicurezza che mancavano. Una richiesta legittima, però adesso non si possono chiamare in causa i sindaci come se fosse una nostra responsabilità. Abbiamo fatto di tutto: azioni di protesta, pressione politica, siamo stati a Roma, abbiamo avuto interlocuzioni costanti con la deputazione e il Governo regionale. È chiaro però che se mi chiedono di bloccare la stazione ferroviaria, non posso farlo”.

Dopo il nulla di fatto malgrado le rassicurazioni dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, nel corso di una videoconferenza di febbraio scorso, i sindacati adesso chiedono un cronoprogramma preciso su adempimenti, tempi e modalità per la riapertura del reparto. Una riapertura che auspica anche Nino D’Onofrio, sindaco di Caronia, comune di circa tremila abitanti tra Messina e Palermo. Qui le donne che devono partorire preferiscono andare fuori provincia, a Cefalù che è a mezz’ora di strada. L’alternativa sarebbe l’ospedale di Patti, ma per raggiungerlo si impiega quasi un’ora. “Riavere il Punto nascite a Sant’Agata – ha affermato – è importante per noi. Lì sono nati buona parte degli abitanti di Caronia. Non abbiamo grandi problemi logistici perché siamo più un comune collinare che montano, ma dal punto di vista sanitario possiamo contare solo sulla Guardia medica e se abbiamo bisogno di un’ambulanza dobbiamo chiamare il 118 e aspettare che arrivi da Santo Stefano di Camastra”.