Società

Quando la violenza sulle donne è violenza assistita (dai bambini)

Due episodi di violenza, entrambi domestica e “sopra” gli occhi di due bambini ancora troppo piccoli per vedere il dramma “dall’alto” comprendendolo da una giusta prospettiva.

Siamo nel catanese: ieri un uomo di 38 anni, ubriaco e adesso agli arresti domiciliari in una abitazione diversa da quella coniugale, ha aggredito la moglie che è stata difesa dal figlio di 10 anni, piccolo eroe protagonista che chiamando il 112 ha permesso l’intervento dei Carabinieri.  

Sempre ieri, a Palermo, è stato arrestato l’ex fidanzato di una donna malmenata sotto gli occhi della figlia: secondo quanto è stato accertato, l’uomo avrebbe pedinato e molestato con decine di messaggi la donna.
L’uomo in questione, arrestato nel 2012 con una condanna di quattro anni e mezzo per tentato omicidio ai danni della convivente, era già noto alle forze dell’ordine per la denuncia emessa dalla donna attraverso giornali e tv al momento della sua scarcerazione: “Rischio di nuovo di finire nelle mani del mio aguzzino e non ho alcuna tutela dalle istituzioni e dallo Stato, da chi ci invoglia a denunciare e poi ci abbandona. Non so se riuscirò a uscire da casa, ho terrore”.

Parole, queste, che lasciano spazio a rabbia e indignazione per un tema – quello della violenza domestica –  che continua a crescere nel nostro territorio. “Nell’82% dei casi chi fa violenza su una donna non bussa, ha le chiavi di casa” indicava nel novembre del 2019 il rapporto Questo non è amore – diffuso dalla Polizia in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne – mostrando la preoccupante media di 88 donne vittime di atti di violenza ogni giorno; nell’80,2% dei casi le vittime della violenza di genere sono italiane, come lo sono i loro autori nel 74% degli episodi.

Claudia Corbari

“I danni per le donne coinvolte non si limitano a lesione fisiche”, ci spiega la Dottoressa Claudia Corbari, intervistata oggi da Qds.it, psicologa palermitana autrice del testo ‘Arte e psicologia contro la violenza sulle donne’. “Sono tanti i sintomi conseguenti allo stress post traumatico delle violenze: ansia, paura, incubi notturni per citarne alcuni. Non di rado, queste donne soffrono momenti di panico in cui riaffiorano le medesime sensazioni patite a seguito delle violenze, rivivendo le dinamiche di maltrattamento come in un flashback”.

Alla Dott.ssa Corbari abbiamo chiesto di più in merito allo stato d’animo dei bambini che assistono a tali violenze: “E’ la cosiddetta violenza assistita – ci spiega – e anche questa produce effetti a lungo termine. Ad esempio, il loro organismo reagisce allo stress con delle febbri improvvise e immotivate. Perlopiù è il senso di colpa che li divora, l’incapacità, cioè, di riuscire a proteggere il genitore che subisce le violenze”.

Come è facile supporre, un bambino che cresce in un contesto familiare così complesso avrà conseguenti difficoltà relazionali con gli altri coetanei, tendendo all’aggressività e alla violenza. Eppure alcuni di loro si trasformano in piccoli eroi – come è accaduto stamane nel catanese – contattando le forze dell’ordine per proteggere uno dei due genitori. La Dott.ssa Claudia Corbari, in tal senso, ha le idee chiare: “Viviamo in una società iper-stimolante per noi come per i più piccoli. Grazie a internet, i bambini hanno accesso ad ogni tipo di informazione”.

Ma la psicologa va più a fondo, spiegando come nel suo lavoro terapeutico tratti spesso casi di famiglie conflittuali, e quanto i bambini siano capaci di “dirigere il traffico” in un clima di violenza domestica.

 “I bambini che dirigono il traffico sono quelli in grado d’avvertire immediatamente le gravi minacce nelle liti familiari, e mettono in atto dei giochi di protezione come la richiesta di poter parlare chiedendo agli adulti di tacere, così da ritagliarsi uno proprio spazio nel tentativo di placare la lite”.

Gioacchino Lepre