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Quando la violenza sulle donne è violenza assistita (dai bambini)

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Quando la violenza sulle donne è violenza assistita (dai bambini)

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martedì 02 Febbraio 2021

Violenza domestica in Sicilia a Palermo e nel catanese. La psicologa Claudia Corbari spiega lo shock psicologico dei maltrattamenti provato dai bambini che “dirigono il traffico”.

Due episodi di violenza, entrambi domestica e “sopra” gli occhi
di due bambini ancora troppo piccoli per vedere il dramma “dall’alto” comprendendolo
da una giusta prospettiva.

Siamo nel catanese: ieri un uomo di 38 anni, ubriaco e
adesso agli arresti domiciliari in una abitazione diversa da quella coniugale, ha
aggredito la moglie che è stata difesa dal figlio di 10 anni, piccolo
eroe protagonista che chiamando il 112 ha permesso l’intervento dei Carabinieri.
 

Sempre ieri, a Palermo, è stato arrestato l’ex fidanzato di
una donna malmenata sotto gli occhi della figlia: secondo quanto è stato
accertato, l’uomo avrebbe pedinato e molestato con decine di messaggi la donna.

L’uomo in questione, arrestato nel 2012 con una condanna di quattro anni e
mezzo per tentato omicidio ai danni della convivente, era già noto alle forze
dell’ordine per la denuncia emessa dalla donna attraverso giornali e tv al
momento della sua scarcerazione: “Rischio di nuovo di finire nelle mani
del mio aguzzino e non ho alcuna tutela dalle istituzioni e dallo Stato, da chi
ci invoglia a denunciare e poi ci abbandona. Non so se riuscirò a uscire da
casa, ho terrore”.

Parole, queste, che lasciano spazio a rabbia e indignazione
per un tema – quello della violenza domestica –  che continua a crescere nel nostro territorio.
“Nell’82% dei casi chi fa violenza su una donna non bussa, ha le chiavi di casa”
indicava nel novembre del 2019 il rapporto Questo non è amore – diffuso
dalla Polizia in occasione della Giornata
mondiale contro la violenza sulle donne
– mostrando la preoccupante
media di 88 donne vittime di atti di violenza ogni giorno; nell’80,2%
dei casi le vittime della violenza di genere sono italiane, come lo sono i loro
autori nel 74% degli episodi.

Claudia Corbari

“I danni per le donne coinvolte non si limitano a lesione
fisiche”, ci spiega la Dottoressa Claudia Corbari, intervistata oggi da
Qds.it, psicologa palermitana autrice del testo ‘Arte e psicologia contro la
violenza sulle donne’
. “Sono tanti i sintomi conseguenti allo stress
post traumatico delle violenze
: ansia, paura, incubi notturni per citarne
alcuni. Non di rado, queste donne soffrono momenti di panico in cui riaffiorano
le medesime sensazioni patite a seguito delle violenze, rivivendo le dinamiche
di maltrattamento come in un flashback”.

Alla Dott.ssa Corbari abbiamo chiesto di più in merito allo
stato d’animo dei bambini che assistono a tali violenze: “E’ la cosiddetta violenza
assistita
– ci spiega – e anche questa produce effetti a lungo termine.
Ad esempio, il loro organismo reagisce allo stress con delle febbri improvvise
e immotivate. Perlopiù è il senso di colpa che li divora, l’incapacità, cioè,
di riuscire a proteggere il genitore che subisce le violenze”.

Come è facile supporre, un bambino che cresce in un contesto
familiare così complesso avrà conseguenti difficoltà relazionali con gli altri
coetanei, tendendo all’aggressività e alla violenza. Eppure alcuni di loro si
trasformano in piccoli eroi – come è accaduto stamane nel catanese – contattando
le forze dell’ordine per proteggere uno dei due genitori. La Dott.ssa Claudia
Corbari, in tal senso, ha le idee chiare: “Viviamo in una società
iper-stimolante per noi come per i più piccoli. Grazie a internet, i bambini hanno
accesso ad ogni tipo di informazione”.

Ma la psicologa va più a fondo, spiegando come nel suo
lavoro terapeutico tratti spesso casi di famiglie conflittuali, e quanto i
bambini siano capaci di “dirigere il traffico” in un clima di
violenza domestica.

 “I bambini che dirigono il traffico sono quelli in grado d’avvertire immediatamente le gravi minacce nelle liti familiari, e mettono in atto dei giochi di protezione come la richiesta di poter parlare chiedendo agli adulti di tacere, così da ritagliarsi uno proprio spazio nel tentativo di placare la lite”.

Gioacchino Lepre

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