Cultura

Quarantine covers, l’ultimo album di Valentina Marino

Dieci tracce, un album nato in piena pandemia che interpreta con originalità e personalità brani noti, tra classici e hit, legati da un filo conduttore.

Quarantine covers è l’ultimo lavoro musicale di Valentina Marino, cantante, musicista, compositrice e arrangiatrice siculo-romana ma da oltre dieci anni newyorchese di adozione.

Voce vellutata, profonda, che rimanda alle classiche cantanti jazz americane,  la cantante siculo-romana,  in questo album si confronta con il pop,  un terreno musicale diverso dal suo background jazz, dando vita ad un vero e proprio crossover musicale.

I brani scelti, appartengono tutti alla formazione musicale e al percorso personale dell’artista e in questo album diventano metafora dei cicli di morte e rinascita di cui i testi si fanno portavoce. Metafora, che ben rappresenta i tempi storici che stiamo vivendo così come la fine di una relazione e la nascita di un nuovo amore.

Anche la scelta della sequenza non è per nulla casuale. Dal primo all’ultimo brano, il racconto musicale diventa un viaggio che narra la fine di una relazione fino all’inizio di una nuova.

Quarantine covers, musicalmente accattivante, si apre con Somebody that I used to know, di Gotye, che con la voce calda e vellutata di Valentina Marino, accompagnata da piano e violoncello, si trasforma in una ballata dai toni jazz e pop. Segue Only the Lonely del gruppo The Motels e la bellissima Dance me to the end of love di Leonard Cohen, un vate musicale per la musicista e cantante insieme a Bob Dylan, di cui sceglie in questo lavoro Make you feel my love e Gotta serve somebody.

“Quest’ultimo è l’unico testo dalla valenza sociale che ho voluto riproporre, mentre tutti gli altri che ho scelto parlano della fine di una storia e dell’alba di un nuovo amore, leitmotiv dell’album”, commenta Valentina.

Di Joni Mitchell, altra artista amata, Valentina sceglie River e All I want, entrambe interpretate in maniera personale, con identità musicale rock-pop nel primo brano   e spiccatamente jazz in All I want.

C’è anche l’omaggio al cantautorato italiano con Il tempo di morire della coppia Battisti-Mogol e il pop rock di Alice Morton in No roots.

“Sono molto legata a No roots perché mi identifico molto in questo profilo di donna che non necessariamente si sente di appartenere ad un continente, un paese, una città. Le mie radici sono nel mondo. Questa vocazione gipsy la traduco anche nella musica identificandomi nel profilo di “zingara musicale” che viaggia senza mai arenarsi in uno specifico genere.

Vengo dal jazz ma mi definisco una musicofila a tutto tondo che non si fossilizza solo nel territorio di origine ma ama espandere e sconfinare verso altri generi musicali”.

L’album si chiude con Make you feel my love di Bob Dylan, che prelude alla nascita di un nuovo amore, di un nuovo ciclo di vita, l’alba di un nuovo giorno.

“La pandemia per me è diventata una chiara metafora del ciclo della vita: dalla nascita, alla separazione fino alla rinascita. È stato il periodo più produttivo della mia vita che ha portato alla lavorazione e pubblicazione di questo album”.

Dal Mediterraneo siciliano, a Mazara del Vallo dove Valentina Marino nasce, l’artista si apre subito al mondo.

Roma diventa la sua prima città di adozione e formazione. È nella capitale che si trasferisce subito dopo la nascita e dove si laurea in legge e studia all’Università della Musica di Roma. Lascia la laurea nel cassetto ma tira subito fuori il suo sogno di diventare musicista.  A Vienna, Valentina prosegue gli studi di canto fino al trasferimento oltreoceano, a New York, dove arriva nel 2010 e completa gli studi alla New School for Jazz and Contemporary Music. Nella Grande Mela, Valentina espande la sua carriera di musicista, cantante e arrangiatrice pubblicando gli album In the name of love Jazz canvas oltre i tre singoli Three Little birdsPeacocks e Make you feel my love. “Cover quarantines” vuole essere una sorta di album genitore o meglio ponte verso il mio prossimo lavoro  che nascerà nel 2021  dal titolo East 75 th street. Si tratta di una raccolta di pezzi inediti dove pop, folk, rock emergeranno in maniera netta e dominante rispetto alla matrice jazz che mi ha formato”.