Ragusa

Ragusa, crisi e nuovi poveri, Ust-Cisl: “Adesso bisogna fare di più”

RAGUSA – Focus della segretaria generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi, sulle dinamiche occupazionali nell’area iblea.

“Ho letto con attenzione – ha commentato Carasi – la disamina fatta dalla Caritas diocesana di Ragusa sull’incremento delle nuove fasce di povertà, caratterizzate, in pratica, dall’ingresso, in questo spiacevole calderone, di lavoratori che prima stavano in equilibrio e che, adesso, dopo i due anni della pandemia, si trovano in una pesante situazione di difficoltà”.

“Occorre – ha proseguito – sgravare da subito le fasce medio-popolari di un carico fiscale diventato ormai insostenibile e, soprattutto, è indispensabile incrementare i sostegni contro il caro bollette”.

“Inoltre – ha aggiunto la segretaria generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa – sul fronte del rinnovo dei contratti, è necessario assicurare il pieno recupero dell’inflazione reale. È tempo, e lo dice la Cisl nazionale, di generare e redistribuire la crescita, tenendo insieme sviluppo e produttività e incremento dei redditi”.

“Lucida – ha sottolineato ancora Carasi – la disamina del direttore Leggio. E, devo dire, che sono le principali criticità che riscontriamo in ambito sindacale. I rapporti di lavoro stagionali si sono trasformati in una sorta di boomerang che ha messo gli operatori di determinati settori, rimasti fermi in questi due anni a causa della pandemia, letteralmente al tappeto”.

“Per questo motivo – ha continuato Carasi – rilanciamo l’idea di un percorso sostenibile tra tutte le realtà, datoriali e sindacali, operanti su territorio ibleo. Una sorta di Agenzia delle proposte che possa fornire gli spunti più adatti per orientare le dinamiche imprenditoriali e quindi occupazionali”.

“Anche su scala territoriale – ha precisato la segretaria generale dell’Ust Cisl Ragusa – è necessario un patto sociale che, a più voci, chiarisca qual è la migliore soluzione da adottare per guardare il futuro con maggiore ottimismo”.

“Non possiamo più stare ad aspettare – ha concluso Carasi – né tantomeno possiamo continuare a piangerci addosso”.