ROMA – Oggi il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, sarà audito dalle Commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue di Camera e Senato, sull’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund.
Il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, ha definito il Recovery Fund “una nave per tenere a galla l’Unione europea”. Ed ha rivolto un invito agli Stati membri interessati: “Preparino subito piano per riforme e investimenti”.
Proprio sulle priorità la maggioranza di Governo è apparsa divisa e i e partiti di opposizione ne hanno approfittato per mettere il coltello nella piaga: “Il Governo – ha tuonato ieri Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati -, a causa delle divisioni tra i partiti che compongono la sua maggioranza, ha deciso di congelare la stesura del Recovery Plan. L’Italia non presenterà alcun progetto a Bruxelles entro il 15 ottobre, tutto rimandato alla prima metà del 2021. Cosa significa questo in concreto per il nostro Paese? Che, ben che vada, i primi soldi del Recovery Fund arriveranno non prima della seconda metà del prossimo anno. Una tempistica assurda che metterà ulteriormente in crisi la nostra economia. Le imprese, i lavoratori, i professionisti, le famiglie, hanno bisogno di risorse immediate e di toccare con mano una strategia per la ripartenza e per il futuro. L’esecutivo Conte, invece, come sempre rinvia e lascia l’Italia nel limbo”. Ma non sono solo i partiti di opposizione a incalzare il Governo Conte sul Recovery Fund. Anche le Regioni chiedono a gran voce un cambio di passo sui progetti, dato che il tempo stringe, ma soprattutto non nascondono la volontà di giocare un ruolo da protagonisti nella stesura del Recovery Plan.
“È necessario che il ruolo delle Regioni sia chiaro – ha detto Donatella Tesei, coordinatrice della Conferenza delle Regioni nel corso dell’audizione parlamentare sul Recovery Fund -. Se il Governo vuole un intervento fattivo, collaborativo ed efficace da parte delle Regioni, ce lo deve dire e noi siamo pronti a lavorare, come abbiamo fatto giorno e notte durante tutto il periodo di gestione dell’emergenza sanitaria”.
Le Regioni chiedono dunque che il Governo faccia una volta per tutte chiarezza: “È giunta l’ora – ha proseguito Tesei – di definire il ruolo delle Regioni, altrimenti ci troviamo in una situazione di limbo dove rischiamo di non essere efficaci e di non poter dare quell’apporto significativo che, ad avviso di tutte le Regioni nessuna esclusa, siamo in grado di poter assicurare – sottolinea Tesei -. Noi ci siamo, siamo abituati a lavorare sui nostri territori e c’è fra noi una collaborazione che non guarda ad appartenenze politiche e di partito. Stiamo già lavorando tanto e vogliamo continuare a farlo, nell’interesse del Paese”.
Ma, ribadisce Tesei, “il Governo ci dica qual è il ruolo delle Regioni, qual è il ruolo degli altri enti locali: altrimenti, le nostre idee e i nostri progetti non arrivano poi a destinazione e il Paese rischia di risultare in ritardo e di essere inefficace nella realizzazione dei progetti. Ciò che si progetta e si programma va poi realizzato e per realizzarlo ci vogliono tempi certi e procedure snelle: in tempi che sono di emergenza, come quelli che stiamo vivendo, ci vogliono strumenti di emergenza altrimenti le opere pubbliche non si realizzano e tutto ciò che potrebbe essere utilizzato rischiamo di perdercelo per strada”.
Twitter: @PatriziaPenna