Giustizia

Referendum 12 giugno: guida al voto e spiegazione dei quesiti sulla Giustizia

La Giustizia salirà sul banco degli “imputati” domenica, 12 giugno 2022, e a emettere la sentenza sarà il popolo votando sì o no al referendum abrogativo. Secondo il sondaggista Renato Mannheimer, fino a poco tempo fa solo il 30% degli italiani era a conoscenza della chiamata al voto e ancor meno erano le persone in grado di dare una spiegazione dei 5 quesiti previsti dal referendum abrogativo, promosso da Lega e Radicali.

Sono state tante le criticità relative alla disinformazione in Italia per quanto riguarda questo referendum, che si terrà tra l’altro nello stesso giorno delle elezioni amministrative in molti Comuni italiani (120 quelli siciliani). Tra i problemi primari sono emersi la difficoltà delle domande, formulate in maniera poco chiara per i non esperti in diritto, e la disinformazione.

Un referendum per il quale serve una spiegazione

Votare è un diritto e un dovere civico, ma certamente la complessità dei quesiti del referendum della giustizia del 12 giugno non ha incentivato le persone a recarsi alle urne.

Carlo Nordio, presidente del comitato “Sì per la libertà, sì per la giustizia” lo ha ammesso senza mezzi termini: “Questi quesiti a prima vista sono di difficile comprensione e questo è fisiologico, trattandosi di un referendum abrogativo. Ma questo non toglie nulla al fatto che gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi su una questione molto più semplice di quella che emerge dai quesiti: vi va bene la giustizia penale che abbiamo oppure volete una rivoluzione copernicana?”.

“Se gli italiani sono contenti di questo sistema penale procedurale che è completamente fallito, se sono contenti che il pm abbia poteri immensi in grado di far cadere ministri o Governi com’è accaduto senza dover rispondere a nessuno, se sono contenti che ci siano porte girevoli tra ministeri e giudici, allora possono anche disinteressarsi e andare al mare. Ma se invece pensano che ci sia la necessità di un cambiamento radicale che non sia quello minimo sindacale della pur valida ministra Cartabia per ottenere i fondi europei, allora questa è la buona occasione, e temo l’ultima, per dare un messaggio di dissenso e di capacità costruttiva”.

I quesiti sono stati posti in modo comprensibile per il cittadino? Secondo la professoressa Ida Nicotra, ordinaria di Diritto Costituzionale all’Università di Catania, la risposta è “Assolutamente no”. “Non sono chiari, non sono intellegibili, non sono comprensibili a chi non fa il giurista. Per questo dobbiamo battere molto sull’informazione perché solo se i mezzi di informazione consentono di capire e quindi spiegano bene i quesiti, si può arrivare al voto con una maggiore consapevolezza. Un voto consapevole deve essere legato al diritto di essere informati”, dichiara.

Spiegazione dei quesiti

Per cosa si vota nel referendum abrogativo del 12 giugno? Quali sono i quesiti e cosa succede se si vota sì o no? Queste sono le domande che si pongono molti italiani in queste ore, a pochi giorni dalla chiamata alle urne in un momento molto complicato della storia del Paese.

La professoressa Nicotra, intervistata su QdS, ha fornito una spiegazione dei quesiti in vista del referendum sulla giustizia di domenica 12 giugno. Un contributo per rendere più comprensibile la domanda e permettere ai cittadini di fare scelte più consapevoli.

Quali sono i quesiti del referendum del 12 giugno? Spiegazione semplice

I quesiti del referendum sono in tutto 5 e riguardano tutti il sistema Giustizia in Italia. Si intersecano in parte con la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio Superiore della Magistratura e, in parte, con la riforma Cartabia della giustizia penale.

“Abbiamo sostanzialmente un doppio binario: vi è la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, che è all’attenzione del Parlamento e che dovrebbe ora essere votata al Senato, e dall’altra parte c’è il binario dei referendum”, spiega la professoressa Nicotra.

In breve, ecco l’elenco degli argomenti di ciascun quesito (seguirà la spiegazione di ciascuno).

  • Incandidabilità e decadenza in caso di condanne (quesito 1);
  • Limitazione delle misure di custodia cautelare (quesito 2);
  • Separazione delle funzioni dei giudici (quesito 3);
  • Ruolo dei membri laici nei Consigli giudiziari (quesito 4);
  • Elezione dei membri del Csm (quesito 5).

Incandidabilità, cosa succede se vince il sì per il quesito 1

Questo quesito del referendum del 12 giugno è quello che riguarda la possibile modifica alla Legge Severino.

Se vince il sì, in caso di condanna, saranno i giudici a scegliere di volta in volta se occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici. In caso di vittoria del no, invece, rimarrà in vigore la Legge Severino così com’è. Quest’ultima prevede prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, politici e amministratori pubblici in caso di condanna. La legge in questione prevede anche la sospensione da un incarico politico dopo una sentenza di primo grado.

“Il decreto Severino ha una parte che secondo me va eliminata, quella che prevede la sospensione di un incarico politico dell’amministratore dopo una sentenza di primo grado. Io sono assolutamente d’accordo per eliminare questa parte perché, se in Appello o in Cassazione, la persona viene assolta il danno che abbiamo fatto alla persona ma anche all’ente, che viene sprovvisto di un politico che è stato votato dagli elettori – qui entra in gioco anche il principio di sovranità che dovrebbe essere rispettato – è enorme. Su questo la stragrande maggioranza delle forze politiche è d’accordo”. Così commenta la professoressa Nicotra.

“Questo quesito però riguarda anche l’eliminazione dell’altra parte del decreto in cui si dice che se la sentenza è passata in giudicato e quindi ormai è definitiva, inappellabile, scatta l’incandidabilità e la decadenza. Su questo punto ho meno certezze perché se c’è una sentenza definitiva sulla colpevolezza di un soggetto per reati gravi forse è giusto che non sia candidabile e decada dalla carica politica”, aggiunge.

Quesito 2: come cambia la custodia cautelare se vince il sì

Se per il secondo quesito del referendum di domenica 12 giugno vince il sì, potrebbero cambiare le misure cautelari adottate dai giudici prima dell’accertamento giudiziario. Il codice di procedura penale attualmente prevede la possibilità di applicare gli arresti domiciliari o la custodia in carcere prima dell’accertamento giudiziario in 3 casi:

  • Rischio di inquinamento delle prove;
  • Pericolo di fuga dell’imputato;
  • Possibilità che l’indagato commetta nuovamente il reato.

La vittoria del sì porterebbe a eliminare la possibilità di carcerazione preventiva nel terzo caso, cioè quello della reiterazione del reato.

“Partiamo da quello che riguarda la carcerazione preventiva. Essa rappresenta una deroga importante al principio costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva perché il carcere si dovrebbe fare dopo la sentenza definitiva e non prima. C’è quindi un’anomalia del sistema. Su questo quesito evidentemente pesa una persona che non ha avuto processo e che si trova a essere violata nella sua dignità e a subire un’umiliazione importante”, commenta la professoressa Nicotra.

La docente universitaria aggiunge poi una precisazione: “Se da una parte dobbiamo tutelare il presunto incolpato che si fa il carcere, dall’altra parte abbiamo la vittima del reato, quindi la cosa si complica perché anche la vittima va tutelata”. La professoressa Nicotra, quindi, ritiene che sia il caso di valutare le circostanze concrete e scegliere se applicare la custodia preventiva in carcere in base al tipo di reato (un reato contro la persona, per esempio, non dovrebbe essere considerato come uno contro il patrimonio).

Spiegazione del quesito 3 del referendum del 12 giugno sulle funzioni dei giudici

“Il quesito riguarda la questione della separazione delle funzioni tra il ruolo dei giudicanti e il ruolo dei requirenti, quindi tra giudice e pubblico ministero”, spiega la professoressa Nicotra.

L’eventuale vittoria del sì per quanto riguarda il quesito 3 del referendum del 12 giugno mira a eliminare la possibilità di questo passaggio. Non sarà possibile fare passaggi da giudice a pubblico ministero; ogni professionista dovrà scegliere a inizio carriera.

“Sostanzialmente il quesito dice ‘vuoi che le funzioni rimangano separate?’”, spiega la docente di Unict. Questa domanda si interseca con la riforma Cartabia. Nel sistema della Giustizia attuale, infatti, sono previsti al massimo 4 passaggi da giudice a pm, con la riforma Cartabia si passerebbe da 4 a 1 solo passaggio e con la vittoria del referendum si eliminerebbe del tutto la possibilità del passaggio.

Quarto quesito, i membri laici nei Consigli giudiziari

La quarta domanda del referendum di domenica è relativo alla partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari.

Ecco la spiegazione del quarto dei quesiti del referendum della professoressa Nicotra: “Il tema è la valutazione dell’attività del magistrato, valutazione che passa da un giudizio anche dell’Avvocatura. Questo è un nodo che ancora una volta si interseca con la riforma Cartabia”.

In parole semplici, qualora vinca il sì l’operato dei magistrati potrà essere valutato anche da membri laici nei Consigli giudiziari, quali avvocati e professori.

Referendum del 12 giugno, la spiegazione del quinto dei quesiti

L’ultimo quesito riguarda l’elezione dei membri togati nel Csm. Se vince il sì il magistrato non avrà più bisogno di procurarsi dalle 25 alle 50 firme per presentare la propria candidatura.

Referendum 12 giugno, come votare: guida

Come previsto dalla Costituzione italiana, il referendum del 12 giugno è abrogativo. Questo significa che l’eventuale sì serve a eliminare – parzialmente o totalmente – leggi già in vigore, non a proporne di nuove.

Di fronte al quesito, bisogna tracciare se si intende eliminare la legge oggetto della domanda; invece, bisogna votare no in caso si intenda mantenere la legge oggetto della domanda in vigore senza alcuna modifica.

Quorum referendum e orari di apertura dei seggi domenica 12 giugno

Il referendum del 12 giugno prevede un quorum. Il risultato sarà valido solo se a votare si presenterà il 50%+1 degli aventi diritto.

Gli elettori andranno alle urne? La paura è che, tra la complessità dei quesiti e la generale sfiducia nelle istituzioni, la risposta sia no. Anche per questo, si spera di contrastare l’astensionismo dedicando lo stesso giorno sia alle elezioni amministrative sia al referendum.

I seggi elettorali saranno aperti domenica 12 giugno dalle 7 alle 23. Per votare, i cittadini aventi diritto dovranno consegnare la tessera elettorale e un documento di riconoscimento.

Le operazioni di scrutinio inizieranno probabilmente già nella tarda serata del 12 giugno e proseguiranno nel giorno successivo. Per ulteriori informazioni sul referendum Giustizia del 12 giugno 2022, è possibile consultare la sezione Faq del sito del Ministero dell’Interno.

Cosa succede al referendum di domenica se passa la riforma Cartabia?

Come visto nella spiegazione dei quesiti del referendum sulla Giustizia del 12 giugno, molti punti si intersecano con la riforma Cartabia.

Cosa accadrebbe se questa fosse approvata? “A quel punto la Corte di Cassazione verosimilmente trasferirà il quesito sulla nuova legge e quindi il quesito potrà essere sottoposto agli elettori. Questa non è una sfumatura da poco perché nella riforma Cartabia è possibile un passaggio mentre nel referendum c’è un modello che cambia perché il passaggio non sarebbe possibile”, commenta la professoressa Nicotra.