Inchiesta

Regione e Comuni, in Sicilia burocrati corrotti più letali del Coronavirus, o si cambia o si muore

I nodi sono arrivati al pettine. Il procuratore regionale della Corte dei conti di Sicilia, Gianluca Albo, nella relazione che ha preparato per l’inaugurazione dell’anno giudiziario dell’organo che controlla entrate e spese di Regione e Comuni siciliani, li ha scandagliati tutti: corruzione, inefficienza della pubblica amministrazione, sprechi.

Alla luce delle gravi ripercussioni economiche e sociali scatenate dall’emergenza sanitaria Covid-19 – attualmente ancora non quantificabili – bisognerà, una volta per tutte, risolvere quei nodi se si vuole ripartire. Non possiamo più permetterci il lassismo che da decenni contraddistingue la nostra politica: è tempo di agire. E di farlo bene. Con la testa e con il buon senso. Altrimenti ci aspetta solo il baratro.

La prima misura da attuare subito è lo snellimento dell’infernale macchina burocratica. Lo richiede a gran voce anche il presidente di Ance Sicilia, Santo Cutrone, che denuncia come “nonostante la gente stia morendo di fame anche in questo caso il potere burocratico non si vergogna di bloccare tutto”.

Cutrone ritiene “urgente, da parte del governo regionale e dell’Ars, un intervento veramente incisivo, una moratoria sulla burocrazia, che renda snello e veloce ogni passaggio amministrativo”.

“Da parte del governo Musumeci – conclude Cutrone – ci aspettiamo anche una strategia chiara per il futuro della nostra Isola: quali programmi, quali risorse finanziarie e quali strutture operative intenda mettere in campo, una volta superata l’emergenza, per ricostruire e rilanciare il tessuto produttivo”.

Altra questione su cui puntare è quella relativa ai fondi europei. “La Commissione Europea – deputato regionale del Movimento 5 Stelle Luigi Sunseri a proposito dei nuovi criteri di programmazione e spesa dei fondi europei delineati dalla conferenza Stato Regioni – ha allargato ulteriormente le maglie regolamentari nell’utilizzo dei fondi europei per far fronte all’emergenza sanitaria ed economica provocata dal coronavirus, saranno snellite tutte le procedure”.

“Musumeci – chiude Sunseri – metta in moto la macchina regionale sin da subito, non ha più alibi”.

“Corruzione, in Sicilia sistema collaudato”
Nella lotta contro il peggiore dei mali, la corruzione, l’Isola è ancora in alto mare: le “felici indagini” portate a termine nel 2019 da alcune Procure dell’Isola – rivela il Procuratore regionale Gianluca Albo – hanno infatti dimostrato “l’esistenza di un sistema collaudato di corruzione e infiltrazione nell’azione amministrativa da parte di portatori qualificati di interessi extrafunzionali illeciti in grado di pregiudicare in concreto la concorrenza e la corretta allocazione delle risorse pubbliche”.

“In un’ottica di evoluzione culturale nel contrasto alla corruzione – prosegue Albo – bisogna concentrarsi e riflettere sulle tecniche di mimetizzazione dell’illecito sapientemente utilizzate da amministratori e burocrati infedeli per distrarre risorse mediante un procedimento amministrativo, spesso, formalmente ineccepibile”. Dal ricorso strumentale a pareri legali e/o tecnici, alla predisposizione di regolamentazione interna compiacent e all’interpretazione di leggi e/o norme di settore strumentali ad un effetto finale illecito, l’elenco degli indici sintomatici di criticità funzionali che Albo riporta è lungo.

Il Procuratore individua la falla del sistema nella stessa pubblica amministrazione isolana che, lontana da una presa di coscienza del proprio ruolo primario nel contrasto alla corruzione, “non può essere vittima di se stessa per buonismo e reciproca, complice, comprensione tra organi di indirizzo politico e organi di gestione, e non può reagire alla corruzione e alla mala gestio affidandosi alla retorica di stile o confidando nell’intervento giudiziario per deresponsabilizzarsi”.

Finché la tendenza delle amministrazioni sarà preferire “l’anticorruzione di facciata”, quella cioè “affidata alla convegnistica di settore, dichiarazioni di intenti e sterili invettive intrise di logica gattopardesca” continueremo a non andare lontano.

“Enti locali inefficienti, deficit dei controlli”
Il pessimo risultato ottenuto dall’Isola – 177^ su 192 regioni europee – nell’indagine della Commissione europea sul tema, l’EQI (European Quality of Government Index), è solo l’ennesima conferma del cancro che affligge la pubblica amministrazione siciliana: l’inefficienza.

Il Procuratore regionale Albo ne sviscera i segnali a più riprese nella sua relazione: etichettando come grave lacuna “il deficit dei controlli interni negli enti locali siciliani”, segnalando “la mancata rendicontazione di somme in disponibilità di un amministratore, anche in assenza di specifico obbligo di rendiconto, condotta che è stata correttamente ritenuta grave violazione di un obbligo generale di sana gestione finanziaria sintomatica di una volontà dolosa di disporre per interessi extrafunzionali delle somme non rendicontate” o denunciando quanto ancora sia “distante dai moderni canoni di buona amministrazione e da risultati efficaci di sana gestione finanziaria, l’arcaico sistema di vigilanza della burocrazia regionale sugli enti regionali ove la vigilanza formale della Regione finisce per legittimare il consolidamento di prassi arbitrarie e privilegi autogestiti dagli enti che compongono la galassia degli enti vigilati dalla Regione”.

Il monito di Albo non lascia spazio a fraintendimenti: “L’Amministrazione non può essere vittima di se stessa per buonismo e reciproca, complice, comprensione tra organi di indirizzo politico e organi di gestione, e non può reagire alla corruzione e alla mala gestio affidandosi alla retorica di stile o confidando nell’intervento giudiziario per deresponsabilizzarsi”.

Assenteismo fraudolento: “Mancano misure deterrenti”
Un altro tarlo che attanaglia la nostra Regione è quello dei furbetti della pubblica amministrazione. Sono 18 gli assenteisti fraudolenti segnalati dal Procuratore Albo per un danno che ammonta a circa 248 mila euro.

“Non sembra – segnala Albo – che proporzionalità possa ravvisarsi nelle norme dal 2012 al 2017 succedutesi per contrastare il c.d. assenteismo fraudolento ove il rigore legislativo appare un eccesso di mezzi sul fine, ancor di più ove si consideri il trend ordinario di politica generalpreventiva che si conferma, invece, molto cauto ed ancora titubante nel prevedere un sistema organico e credibile di misure interdittive da associare alla condanna contabile per fatti gravi di mala gestio”.

Ciò che manca, secondo il magistrato contabile, è “un intervento organico idoneo ad offrire strumenti di deterrenza concreti ed efficaci per contrastare lo spreco di risorse pubbliche a connotazione colposa”.

La bacchettata nei confronti di chi ha il compito di fare le leggi è dietro l’angolo: “Nonostante negli anni ripetutamente invocati, e a parte isolate previsioni di settore (peraltro, ad oggi, rese difficilmente applicabili dalla stessa giurisprudenza contabile), il legislatore si è ben guardato da introdurre un sistema di misure interdittive conseguenti alla condanna statuita dalla Corte dei conti a carico di organi di amministrazione e di gestione riconosciuti responsabili di sprechi e danni in pregiudizio dell’Erario”.

Premi a pioggia a dipendenti e dirigenti: “Esborso ingiustificato, è danno all’Erario”
Il Procuratore generale della Corte dei conti siciliana conferma ciò che il Quotidiano di Sicilia denuncia da anni: i premi a pioggia di dirigenti e dipendenti della pubblica amministrazione isolana sono una delle facce della mala burocrazia.

Tra gli spunti sulle gravi criticità funzionali riscontrate dal Procuratore regionale nel corso del 2019 vi è infatti “la violazione del sistema premiale e delle performances” che si dimostra ancora oggi in Sicilia “incurante degli obblighi di predeterminazione e specificità degli obiettivi a cui ricondurre le indennità di risultato erogabili solo e nella misura in cui l’obiettivo sia stato realmente raggiunto”.

“Le fattispecie di mala gestio per riconoscimento ed erogazione di indennità ‘a pioggia’ – prosegue Albo – è risultato così diffuso da richiedere un intervento della Guardia di Finanza e delle altre Forze di Polizia su tutto il territorio regionale”.

Per limitarci ai soli dirigenti regionali, gli ultimi dati pubblicati sul sito istituzionale della Regione siciliana (relativi all’anno 2018) riportano un importo complessivo per l’esercito dei 1.320 percettori di indennità di risultato (su un totale di 1.321 dirigenti in servizio) pari a 7,5 milioni di euro. Tutti – o quasi – premiati, insomma. Con oltre 5.000 euro a testa in media, per l’esattezza. E con risultati che restano agli occhi di tutti “invisibili”.

“La violazione delle regole del sistema premiale per dirigenti e dipendenti – segnala il Procuratore – perfeziona una fattispecie di danno all’Erario per esborso ingiustificato nonché, in presenza di alcune circostanze, i delitti di peculato o abuso di ufficio”.