Inchiesta

Regione, ripartire aprendo subito tutti i cantieri. Dal settore edile la scintilla per iniziare la risalita

PALERMO – Quella che domenica scorsa, intorno alle 20, ha avuto protagonista – come ormai da molte sere a questa parte – il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non è stata la conferenza stampa che gli italiani speravano di sentire.

L’avvio della cosiddetta Fase 2 del contrasto al Coronavirus, infatti, è sembrata a molti troppo simile alla Fase 1. E così i cittadini che speravano di iniziare a intravedere una luce alla fine del tunnel sono rimasti delusi, così come sono esplose ancora di più le preoccupazioni per il futuro economico del Paese. Le attività che potranno riaprire già in questi giorni e a partire dal 4 maggio sono certamente meno di quelle che ci si aspettava e il timore che tantissime realtà possano non farcela a superare questo momento difficile più diventa giorno dopo giorno più concreto.

Ma in ogni caso si deve ripartire e bisogna farlo dalle certezze (poche per la verità) che fino a questo momento ci sono per il futuro dell’Italia. Uno dei settori che può già iniziare a lavorare è quello dell’edilizia, dunque è proprio da qui che deve iniziare una difficilissima risalita la Sicilia, aprendo nel più breve tempo possibile tutti i cantieri (pubblici e privati) per dare nuovamente ossigeno all’economia.

Nei giorni scorsi l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, ha stabilito le priorità del Governo Musumeci, evidenziando come “gli investimenti infrastrutturali dovranno essere la prima leva per bloccare la crisi economica scatenata dall’epidemia del Coronavirus”.

I primi obiettivi sono stati tracciati: ripresa degli interventi per il riassetto della frana di Letojanni sulla Catania-Messina; attivazione dei lavori nella portualità a Castellammare del Golfo, Sant’Agata di Militello e Sciacca; cantieri per l’edilizia popolare sbloccati a Ribera e a Giarre; attivazione dei lavori per la fermata metropolitana di Fontanarossa e per la stazione di Capaci in provincia di Palermo; cantieri per il comparto stradale e autostradale nuovamente operativi sulla Siracusa-Gela e per il collegamento da Castelvetrano a Trapani.

Ma nella nostra Isola, come sappiamo, ci sono altre centinaia di cantieri bloccati da cui è necessario iniziare a far partire nuovamente il tessuto economico isolano. Ovviamente mantenendo sempre in primo piano la questione sicurezza. Proprio per questo il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, insieme al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e ai rappresentanti di Anci, Upi, Anas, Rfi, Ance, Alleanza delle Cooperative, Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil ha siglato il nuovo Protocollo di regole per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 nei cantieri.

Il documento, condiviso con le associazioni di categoria e le parti sociali integra i contenuti del precedente Protocollo adottato nel mese di marzo, definendo nuove misure in vista della progressiva riapertura nei cantieri, ed è aggiornato sulla base del Protocollo siglato dal Governo relativo a tutti i settori produttivi. Nel testo vengono fornite indicazioni operative per incrementare in tutti i cantieri l’efficacia delle misure precauzionali di contenimento dell’epidemia, sono inoltre previste verifiche dell’adozione da parte dei datori di lavoro delle prescrizioni stabilite con i rappresentanti sindacali e attraverso l’Ispettorato del Lavoro e l’Inail.

Dare fiato all’economia, dunque, senza dover sacrificare nulla sul fronte della sicurezza. Tutto questo è possibile fin da adesso e la Regione deve spingere affinché non si perda più tempo in chiacchiere che rischiano di decretare la morte di centinaia e centinaia di imprese. In questo senso, le parole pronunciate ieri dal presidente della Regione, Nello Musumeci, sembrano rassicuranti: “Abbiamo bisogno di spendere risorse pubbliche e aprire velocemente i cantieri. Al premier Conte ho detto che vogliamo l’esportazione del ‘modello ponte Morandi’”.

La presidente Di Dio: “Sicilia penalizzata in modo ingiustificato e irresponsabile”
Confcommercio Palermo: “Sprofondiamo. Hanno deciso di farci morire di fame”

PALERMO – “La Sicilia sta sprofondando e il Governo nazionale, con le ultime decisioni, ha evidentemente deciso di farci morire di fame. Basta, la situazione è insostenibile. Faccio appello alle istituzioni regionali per una forte presa di posizione in favore della Sicilia, penalizzata in modo ingiustificabile e irresponsabile. Al Nord possono riaprire industrie e cantieri, mentre qui si tengono chiuse le attività con cui si regge prevalentemente la nostra economia”. Così si è espressa la presidente di Confcommercio Palermo Patrizia Di Dio.

Chiesto alla politica siciliana “un immediato sussulto di orgoglio e unità e a fare valere la propria autonomia per garantire la sopravvivenza del popolo siciliano mortificato da provvedimenti senza logica e proporzionalità per le differenti categorie e territori”.

“In queste ore – ha aggiunto Di Dio – sta montando il malumore dei nostri associati e di tutto il mondo delle imprese del commercio, del turismo, delle professioni e dei servizi che sono il motore della nostra economia. Così si rischia una rivoluzione che non potremo più contenere. Siamo stati responsabili, non vogliamo diventare martiri di un sistema distorto. Il popolo siciliano ha dimostrato senso di responsabilità e del rispetto delle regole: la situazione sanitaria è assolutamente sotto controllo, siamo la regione che in percentuale ha il minor numero di contagi ma sembra che questo non sia stato oggetto di valutazione da parte di chi ha deciso il calendario della ripresa. Anzi, il messaggio di Conte è letteralmente ‘esploso’ nelle case dei siciliani che attendevano con speranza e fiducia un immediato ritorno al lavoro. Non possiamo certo aspettare il 18 maggio”.

“La maggior parte dei siciliani – ha sottolineato – da fine febbraio, ovvero da quando è iniziata la crisi sanitaria in Italia, non può contare sui ricavi della propria attività, non è stato erogato nemmeno un euro di indennità a fondo perduto, non si è ancora vista la Cassa integrazione, ottenere i finanziamenti dalle banche per la maggior parte degli imprenditori è un’impresa. In questa situazione mi sembra molto più preoccupante per la Sicilia l’emergenza economica e sociale che non quella sanitaria”.

“Sono certa – ha concluso la presidente di Confcommercio Palermo – che il Governo regionale assumerà una posizione forte a tutela dei siciliani contro questa ennesima ingiustizia sulle categorie e sui territori e si batterà per una riapertura anticipata delle attività produttive, con il dovuto rispetto di tutte le misure precauzionali”.

Il sindaco di Messina: “Questa apertura a rate è inutile”
Chiesti provvedimenti diversi rispetto al Nord Italia

MESSINA – “Quella del Governo è una costante improvvisazione. Questa apertura a rate che ci è stata propinata a chi è utile? Gli italiani in questo momento hanno bisogno di certezze”. Così si è espresso il sindaco di Messina, Cateno De Luca, per il quale “sarebbe stato opportuno assumersi la responsabilità comunicando una data precisa, pur se ancora posticipata di un mese per ottenere una maggiore tranquillità”.

Per il primo cittadino andrebbe considerata la diversità dei territori. “Perché, se il 70 per cento dei contagi sono ancora concentrati su tre regioni del Nord, dobbiamo applicare le medesime restrizioni in tutta Italia? Sono solidale con i nostri amici del Nord, però, non è logico tenere il territorio italiano in libertà vigilata”.

Il sindaco di Messina, intanto, lavora alla sua controproposta. “Non basta solo criticare”, ha sottolineato spiegando che nel “suo” pacchetto di interventi si prevede una “differenziazione territoriale” che tiene conto della “geografia del virus in Italia”.

Per De Luca “tutte le attività vanno aperte, ma secondo una nuova modalità”. Per quanto riguarda le chiese il primo cittadino si dice “favorevole all’apertura”, magari “prenotando per partecipare alla Santa Messa”. “Coinvolgiamo la Cei – ha precisato – in modo da stabilire secondo delle prescrizioni di sicurezza, le modalità di accesso alle funzioni liturgiche”.

Capitolo a parte le attività di ristorazione: “Si dica ai ristoratori – ha affermato – che occorrono gli spazi all’aperto e l’Amministrazione comunale sarà disponibile a concederli, così come per gli impianti di balneazione, in modo tale che ognuno possa fare i conti con la propria tasca. Chi è imprenditore della mancia di Stato non se ne fa nulla, anche perché questa è accompagnata al pizzo legalizzato della vostra burocrazia. Abbiate coraggio e ascoltate il popolo, facendo provvedimenti di buon senso, differenziando il territorio”.

FOCUS
Le nuove attività che possono riaprire

Le imprese che possono riprendere la loro attività a partire dal 4 maggio 2020, sono anche autorizzate a svolgere già da ieri le procedure propedeutiche alla riapertura.

Tra i comparti “sbloccati” troviamo:

– industrie del tabacco
– industrie tessili
– confezioni di articoli di abbigliamento
– metallurgia
– fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica
– abbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche
– fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
– fabbricazione di mobili
– costruzione di edifici
– lavori di costruzione specializzati
– commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli
– attività di ricerca, selezione, fornitura di personale
– servizi di vigilanza e investigazione
– riparazione di computer e di beni