ROMA – Nel corso dei primi quindici giorni della Fase 2 per l’emergenza del Coronavirus, le Regioni dovranno monitorare la situazione dei contagi: se questi torneranno ad aumentare, cadrà la mannaia di una nuova chiusura. È in sintesi quanto ha dichiarato il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia.
“Se il sistema di monitoraggio dirà che una Regione è ad alto rischio, dovrà richiudere. Non si ferma tutt’Italia però. D’ora in poi ognuno dovrà essere in grado di mettere in sicurezza il suo territorio”. Quindi verrà data la responsabilità di tenere sotto controllo il contagio e avere la possibilità di scegliere autonomamente, nella Fase 2, se riaprire oppure no. “Non significa venir meno alle responsabilità del governo – ha detto Boccia – solo gli incoscienti possono dirsi non preoccupati. Ora è iniziata la nostra nuova convivenza con il Covid-19. Dobbiamo essere rigorosi nei comportamenti e dimostrare di essere più forti” con un rispetto delle regole “diffuso e convinto da parte delle categorie produttive coinvolte. Ma mi sembra che bar, ristoranti, parrucchieri abbiano risposto benissimo”.
Sembra quindi tornato il sereno tra il ministro e i governatori delle regioni italiane, dopo gli attriti verificatisi settimane addietro, quando i presidenti regionali chiedevano maggiore autonomia nelle aperture e il ministro minacciava di dichiarare la illegittimità dei provvedimenti autonomi e non in linea con le regole stabilite dal governo nazionale. Oggi per Boccia ogni presidente di regione ha a cuore il suo territorio e vuole proteggere i suoi cittadini, “ma deve anche sapere che comportamenti sbagliati rischiano di rimandare l’Italia sotto chiave”. Ci sono 21 organizzazioni territoriali sanitarie diverse “e nella fase 2, se esplode il contagio, devono reggere quelle”. Secondo il Ministro “lo Stato deve investire sulla prevenzione territoriale pubblica”. L’epidemia “non è finita. Se qualcuno vuole ridurre le terapie intensive se lo scordi”.
Comunque i tamponi “sono stati distribuiti: 3 milioni fino a oggi e altri 5 in arrivo. Siamo il Paese che ne ha fatti di più al mondo e li aumenteremo. Il tracciamento mi sembra prosegua bene, i test sierologici, secondo me, hanno bisogno di una revisione”. Mancano i reagenti per l’estrazione, “stiamo pensando anche a questo”. La App “sarà pronta a fine maggio e cancellerà molte polemiche. A partire da quella sulla privacy a cui siamo stati attentissimi dicendo no al Gps e sì al Bluetooth”. Si sta risolvendo anche il problema della mancanza delle mascherine a 50 centesimi. Chi dice “che sinora l’epidemia è stata gestita dagli scienziati non sa di cosa sta parlando. Il governo ha sempre cercato di fare sintesi tra gli aspetti sanitari e quelli sociali ed economici. La politica fa questo”.
Infine ha ribadito che comunque con il coronavirus bisognerà convivere anche se in maniera differenziata nel territorio. “Se ci dovessero essere problemi in una singola regione – ha detto – quest’ultima dovrà chiudere ma non possiamo fermare le altre regioni”. Potrà anche verificarsi il caso che dal 3 giugno non tutte le regioni potranno essere comprese nelle mobilità infraregionale. “Si riaprirà il 3 giugno alla mobilità per le regioni che hanno rischio medio o basso – ha concluso Boccia – ma se per alcune ci dovesse essere un rischio alto questo non sarà ritenuto opportuno. Speriamo che al 3 giugno arrivino tutte alle condizioni per poterlo fare”.