Acqua, bene essenziale per la vita. Una risorsa che troppo spesso viene sprecata e che oggi deve essere tutelata, guardando anche alla dispersione nelle grandi condutture. Di questo importante argomento di interesse mondiale per il nostro ambiente abbiamo parlato con il direttore generale di Acoset, Antonio Coniglio.
In questo momento la situazione in Acoset rispetto a quando vi siete insediati com’è?
“Acoset è una società importante che ha avuto impatto drammatico dal punto di vista finanziario negli ultimi due anni a causa dell’aumento del costo dell’energia elettrica. Fino al 2018 la società aveva gestito una situazione economica e finanziaria sana che consentiva di onorare gli impegni con i fornitori. Purtroppo, invece, gli ultimi due anni sono stati caratterizzati, com’è noto, da un aumento esorbitante del costo dell’energia elettrica che per una società energivora è un fatto drammatico. Noi abbiamo avuto costi per 3 milioni e mezzo in più nel 2021 e circa 8 milioni di euro in più nel 2022, rispetto al passato. Questo certamente condiziona il nostro insediamento che si realizza in un momento di precarietà finanziaria. Il primo passaggio della nuova governance è stato prendere atto di questa situazione e muoversi di conseguenza. Da un lato stiamo avviando una spending review interna, dall’altro però, considerato che è un fattore esogeno che non può essere contenuto soltanto con visite interne, presenteremo un piano di riequilibrio economico-finanziario all’Assemblea Territoriale Idrica. Nel frattempo auspichiamo che a livello nazionale la questione del caro energia venga affrontata in modo organico perché le società non possono essere abbandonate. Noi abbiamo delle ricadute dirette che nei prossimi mesi, se non affrontate, potrebbero farci scivolare. Questa questione deve essere affrontata subito. Per quanto riguarda quello che vogliamo fare noi, riteniamo che sia fondamentale in questo momento storico operare secondo il metodo della programmazione. Dobbiamo prepararci alla sfida del sistema idrico integrato che è l’unica possibilità per gestire i fondi del Pnrr, intervenire sulle reti, recuperare le perdite e quindi poter garantire un servizio efficiente al cittadino. Dunque quello che stiamo facendo è programmare una serie di iniziative che ci conducono al sistema idrico integrato in una condizione di normalità”.
Tanti furti e allacci abusivi nelle ultime settimane. Sono episodi che possiamo definire sporadici o ritenete che siano diffusi? Quali effetti producono questi fatti sulla qualità del servizio erogato?
“È purtroppo una questione annosa ed è emersa negli anni. Già negli ultimi 10 anni Acoset ha iniziato un percorso di ricognizione rispetto a una condizione di difficoltà. Il grande tema è che il sommerso molto spesso non è facilmente rintracciabile. Ma la società è impegnata in prima linea perché è chiaro che in un momento storico nel quale l’acqua è una risorsa scarsa l’idea di poter illegalmente appropriarsi del sistema idrico è una cosa intollerabile e che deve essere perseguita. La gran parte degli utenti onora le scadenze, paga la bolletta e ci sono certamente in questo tipo di sistema delle condizioni di devianza che vengono individuate e denunciate”.
Carenza di acqua. Si andrà incontro a difficoltà sempre maggiori?
“Che l’acqua sia divenuta una risorsa scarsa e non più illimitata è una consapevolezza ormai internazionale. Ci sono studi scientifici che purtroppo delineano anche degli scenari che potrebbero essere apocalittici. È noto che proprio quest’anno l’Europa, praticamente ad ogni latitudine, è stata flagellata da una condizione di siccità. L’università Cattolica ha fatto uno studio in questo senso che ha attestato le ricadute profondamente negative sul sistema idrico. Noi dobbiamo fare uno sforzo dal punto di vista del reperimento di nuove fonti di approvvigionamento ma questo si può fare soltanto attraverso le linee di finanziamento (quindi è fondamentale il sistema idrico integrato). Dall’altro lato c’è però la questione della responsabilizzazione degli utenti perché se l’acqua è divenuta una risorsa scarsa noi dobbiamo razionalizzare i consumi. Come Acoset noi gestiamo 21 Comuni, una rete molto vasta. È chiaro che abbiamo criticità in alcune zone che sono a monte ma la governance si è attivata immediatamente per esempio sulla vicenda Aci Sant’Antonio per iniziare a stemperare il problema”.
Stato di salute delle condutture di Acoset?
“Il tema riguarda l’intero sistema idrico. Io mi limito a fare un ragionamento su Catania ma potremmo estenderlo al Mezzogiorno d’Italia. Sappiamo benissimo che tutti i report pongono un problema di perdite e necessità di interventi sul sistema delle condutture che però non possono avvenire con lavori tampone: servono interventi di sistema che impongono investimenti rilevanti che non possono sostenere le società in house, per intervenire realmente nel sistema idrico integrato. La condizione diagnostica è quella che ci dice l’Istat. Secondo i dati pubblicati, in Italia si perde il 42% dell’acqua trasportata. Questo è un dato che investe il Sud”.
Ma non ci sono le risorse del Pnrr a disposizione?
“Sono stati stanziati 1,4 miliardi contro la dispersione di acqua nel Mezzogiorno e in Sicilia. Sono stati presentati progetti per 101 milioni di euro. È un dato importante e fondamentale che però non può prescindere dal sistema idrico integrato. Dobbiamo fare un passo in avanti. La scommessa è unica e la vittoria deve essere nel segno della modernità per consentirci di affrontare interventi che viceversa non potranno essere neanche pensati. Avremmo un cappio al collo e non renderemmo un buon servizio”.