“Non possiamo che esprimere tutta la nostra preoccupazione per quanto sta accadendo, così come per le decine e decine di lavoratrici e lavoratori di cooperative impegnate con i propri operatori in questi servizi di assistenza, che inevitabilmente subiranno una riduzione dei loro orari di lavoro. E per questo motivo, auspichiamo che si possa avviare subito un confronto con le parti coinvolte e che le politiche di bilancio non pesino su lavoratori e soggetti fragili, cui anzi andrebbero destinate maggiori risorse in ragione dell’aumento della domanda registrato in questi anni”. Ѐ quanto afferma Eleonora Contarino, vicepresidente regionale di Unicoop Sicilia e presidente di Unicoop Catania, in riferimento alla decisione dell’amministrazione comunale di Catania di rimodulare, per ciascun alunno, il monte orario settimanale, con una riduzione del 15% relativo alla spesa del servizio svolto nei confronti degli studenti con disabilità che frequentano le scuole pubbliche dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado per l’anno scolastico 2024/2025.
Servizio svolto dalla cooperativa “Asacom” (assistenti alla comunicazione per studenti con disabilità).
“Si tratta di una scelta irresponsabile che mette a serio rischio i servizi svolti da anni dagli operatori Asacom, nei confronti dei tantissimi alunni disabili degli istituti della città metropolitana di Catania. Noi come Unicoop Sicilia vogliamo ribadire con forza che siamo e saremo sempre al fianco dei lavoratori Asacom per vedere garantiti, in qualsiasi sede, i loro diritti. Lavoratori che mettono giornalmente la propria dedizione e l’amore nel proprio lavoro. Inoltre, è inconcepibile che chi dovrebbe essere sempre pienamente tutelato venga, invece, trattato come ultimo”.
Ѐ intervenuto anche Sebastiano Cutuli, vicepresidente della cooperativa “Orsa Maggiore” e consigliere provinciale di Unicoop Catania che ha evidenziato come “i tagli decisi, oltre che gli utenti assistiti, colpiscono centinaia di lavoratrici e lavoratori subendo la riduzione di ore di lavoro e, quindi, un ulteriore aggravarsi del loro stato di precarietà”.
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