PALERMO – Rifiuti, ossia munnizza. Sono ormai nei nostri pensieri, e purtroppo anche nelle nostre narici, tanto che se Roberto Benigni dovesse girare oggi il suo film “Johnny Stecchino” scriverebbe diversamente una delle battute più famose del film, quella pronunciata dall’avvocato D’Agata interpretato da Paolo Bonacelli, quando in auto parla delle piaghe di Palermo sostituendola con “mi vergogno a dirlo… è la munnizza”. L’art. 9 della legge regionale 9/2010 “Approvazione del Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani in Sicilia” prevede l’approvazione di un Regolamento di attuazione, fondamentale per trasformare le parole in fatti. A tal proposito, il 12 marzo 2021, fu emesso un decreto presidenziale, il DP 8/2021 a firma dell’allora governatore Nello Musumeci, che mirava all’approvazione del “Piano regionale per la gestione dei rifiuti Urbani” e che conteneva gli elaborati tecnici, il rapporto ambientale, una dichiarazione di sintesi oltre alle linee guida, un programma di prevenzione e monitoraggio e il programma di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili da conferire in discarica.
In realtà come una doccia fredda, negli ultimi giorni del mese di maggio 2022, la Commissione europea l’ha bocciato mettendo a rischio i fondi destinati alla costruzione di tutti gli impianti dei rifiuti in programma in Sicilia fino al 2027. La nota della Commissione non lasciava molti dubbi: “Il Piano non è conforme alla Direttiva quadro sui rifiuti, perché mancano informazioni sufficienti sul tipo, la quantità e la fonte dei rifiuti prodotti sul territorio e una valutazione dello sviluppo dei flussi di rifiuti in futuro. Il Piano è privo di una descrizione chiara e dettagliata delle misure previste per conseguire gli obiettivi. Il piano non stima i costi futuri”.
Tutto da rifare, quindi. Nella momentanea confusione, è chiaro che si tratta di un eufemismo, si sono avvicendate proposte esecutive non perseguibili, come quella che, nell’agosto del 2022, avviò le procedure per due inceneritori, non previsti dalla normativa. Ma nelle pieghe dello svolgersi del tempo il delicato iter di ripresentazione del piano ha subito un intoppo, ossia ha incontrato le elezioni regionali, che si sono tenute il 25 settembre 2022 e che hanno portato all’elezione diretta del presidente della Regione e dei 70 deputati all’Assemblea regionale. Tutto da rifare, quindi, oppure si riparte là da dove la strada burocratica si è interrotta?
Meglio ricominciare dall’inizio. Di fatto prevenire la produzione di rifiuti, sostenere la loro trasformazione in risorse e favorire la diffusione di prodotti sempre più sostenibili sono obiettivi che, al di là della normativa europea, dovrebbero essere la rotta da seguire soprattutto per favorire processi di green economy, di sostenibilità e, elemento non secondario, di benessere ambientale. Esistono anche strategie che mirano a invertire l’attuale situazione, che vede la Sicilia tra le regioni che producono più spazzatura e tra quelle che ne riciclano meno, nel Programma Regionale Fesr Sicilia 2021/2027, approvato definitivamente dalla Giunta Schifani nel mese di febbraio 2023. Ma meglio buttare tutto e ricominciare da capo, pertanto il nuovo esecutivo regionale guidato dal presidente Schifani ha deciso di affidare uno studio di fattibilità all’Università di Palermo.
I dati dell’osservatorio rifiuti indicano una produzione media pro-capite di 450 kg/anno di rifiuti, di cui circa il 60% smaltito in discarica. E la tanto declamata raccolta differenziata? In questo caso c’è da dire che il dato complessivo regionale che nel 2021, secondo i dati Ispra, indica che la raccolta differenziata è cresciuta del 3,7% rispetto all’anno precedente, ha attestato l’isola al 42,3% di rifiuti raccolti in maniera differenziata permettendole di guadagnare, altro eufemismo, l’ultimo posto della classifica italiana, ben al di sotto dei livelli medi del Mezzogiorno (53,6%), dell’Italia (63%) e lontanissima da alcune regioni del Nord che superano abbondantemente il 70%. Purtroppo non sono disponibili i dati aggiornati che potrebbero essere superiori a quanto indicato anche se, in realtà, oggi è più che mai necessario un “Piano Rifiuti” organico, dotato di capacità previsionale. Il presidente della Regione Siciliana, l’onorevole Schifani, nei primi giorni del mese dei settembre ha incontrato il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin che gli ha assicurato il conferimento di poteri speciali e che, a breve, sarà realizzata una norma operativa che consentirà alla Regione di poter realizzare uno o più termovalorizzatori – in realtà lo stesso presidente Schifani qualche mese fa ne aveva indicati tre -, secondo le procedure fornite all’attuale sindaco di Roma Gualtieri.
In questo momento, fonti interne all’assessorato competente, ci indicano che diecimila tonnellate di rifiuti, in realtà si tratta di rifiuti pre-lavorati ossia “combustibile solido secondario”, sono inviati mensilmente in un impianto olandese che possiede termovalorizzatori. In termini economici, prendendo come base un costo conferimento rifiuti medio di 380 euro per tonnellata si tratta di una cifra indicativa pari a 45.600.000 euro annua. Sempre nei primi giorni di settembre l’assessore Di Mauro aveva dichiarato “L’obiettivo del Governo Regionale è quello di affrontare il tema dei rifiuti con una operazione complessiva del piano che sarà consegnato entro i primi giorni di ottobre, anche attraverso l’allocazione dell’impiantistica” e che “il piano rifiuti, ad un’idea complessiva del sistema siciliano che deve reggere sulle ultime due direttive europee, quella sul riciclo e quella sul recupero energetico, ovvero tramite termovalorizzatori ed impianti a biometano. Processi che ci permetteranno di produrre energia e ridurre la tariffe”.
A questo si aggiunge il dramma di un mancato conferimento da parte dei cittadini, che riguarda soprattutto i c.d. ingombranti, che appartiene più a una concezione medioevale delle città che non a quelle di città moderne, al passo con i tempi e proiettate verso un roseo futuro. Rifiuti abbandonati per strada, discariche a cielo aperto, roghi. Di chi è la colpa? Di chi ha l’appalto della raccolta o di chi li abbandona? In realtà la colpa è regina della situazione, una bella regina che tutti possono utilizzare a proprio uso e consumo. Una regina vestita di stracci, ma si tratta di stracci che derivano da quelli che erano, un tempo, abiti d’oro e broccati. E questo è sicuramente l’alibi maggiore e il principale motivo.