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Rifiuti siciliani “a spasso” per l’Italia: costi triplicati e riforma regionale legislatura non approvata

I rifiuti raccolti dalle strade siciliane vengono usati da alcuni cittadini friulani per accendere le lampadine delle loro abitazioni. Sembrerebbe fantascienza, ma nell’isola dei paradossi anche le fantasie più assurde diventano realtà. Soprattutto quando si parla di smaltimento dei rifiuti.

Riforma regionale, ultima legislatura a vuoto

Ad aggravare la situazione della Sicilia c’è una differenziata eseguita male non dai cittadini bensì da chi conferisce i rifiuti. A denunciarlo al Quotidiano di Sicilia è Giampiero Trizzino, ormai uscente deputato Ars in quota Cinque stelle della commissione Ambiente. In particolare, secondo l’ex deputato, i rifiuti organici non andrebbero in appositi impianti di compostaggio ma nei Tir che spediscono l’indifferenziato fuori regione. “Tutto l’umido prodotto in Sicilia – spiega – non si può recuperare perché impianti non ce ne sono sull’Isola; quindi, si trasforma in indifferenziato e si spedisce fuori. Il cittadino fa la raccolta dell’umido, non ha nessun vantaggio economico e paga una Tari più salata. È il paradosso, fare la raccolta differenziata in questo modo diventa una follia”.

Dietro il fallimento dell’ultima legislatura regionale vi è anche la mancata approvazione della riforma sui rifiuti. Una legge che avrebbe dovuto cambiare l’attuale sistema e che Musumeci aveva promesso in campagna elettorale prima di diventare governatore.

“La riforma – spiega Trizzino – era stata approvata dalla commissione Ambiente con il voto contrario di Pd e Cinque stelle. Doveva approdare in Ars ma non è andata nemmeno in commissione Bilancio, dove doveva passare in quanto conteneva dei capitoli di spesa”. Dove si è fermata la maggioranza di Musumeci potrebbe intervenire quella di Schifani. “C’è un regolamento interno dell’Ars – continua – che permette alle commissioni di ripescare i disegni di legge esitati nelle precedenti legislature e ridiscuterli senza riscriverli. Una cosa vantaggiosa. Io se fossi nel nuovo presidente della commissione Ambiente lo farei e metterei sul piatto le ultime decisioni prese, cioè fare solo qualche modifica alla legge 9 del 2010 senza stravolgerla. In particolare, io interverrei sulla distribuzione degli ambiti territoriali, dando maggiori poteri agli ambiti territoriali per quanto riguarda la programmazione degli impianti”.
(GDA)

Melania Tanteri