Politica

Occhi dell’Ars sulla riforma enti locali, il caso del numero degli assessori e gli altri temi di dibattito

Un disegno di legge che si porta dietro tutte piccole fragilità della maggioranza, ma che non è detto non possa subire ulteriori modifiche da qui al momento del voto in Aula. Senza contare tutti i rischi insiti nel voto segreto. Il disegno di legge per la riforma delle attività degli enti locali in Sicilia somiglia a una pallottola un po’ spuntata, perlomeno se visto dalla prospettiva di chi puntava a intervenire in maniera più decisa in materia di composizione delle giunte comunali e di controllo dei conti.

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Dopo essere stato esaminato dalla commissione Affari istituzionali, si attendono i termini per la presentazione degli emendamenti – la cui scadenza in un primo tempo doveva essere ieri, ma poi è stata rimandata a lunedì – da parte delle singole forze politiche. Dopodiché sarà la volta della discussione in Aula e della possibile – secondo alcuni probabile – bagarre, di certo tra maggioranza e opposizione ma forse anche tra le singole anime che sostengono il governo guidato da Renato Schifani.

Riforma enti locali in Sicilia: le giunte comunali

La principale mancanza rispetto a quanto era stato annunciato al momento in cui si è iniziato a lavorare alla riforma degli enti locali in Sicilia riguarda la possibilità per i sindaci di nominare un assessore in più. Ovviamente pur mantenendo fermi i costi complessivi per le indennità dei componenti della giunta.

La modifica all’attuale normativa non è stata inserita nel testo del disegno di legge esitato dalla prima commissione presieduta dal democristiano Ignazio Abbate. Pare – a quanto si vocifera dalle parti di Palazzo dei Normanni – perché poco gradita al presidente della Regione. Tuttavia, è sempre la sintesi che arriva dai corridoi dell’Ars, non è detto che in un prossimo futuro, neanche troppo lontano, non si possa decidere dall’interno di sala d’Ercole di riproporre l’aumento degli assessori nei singoli Comuni. Un’opportunità per ripartire meglio le deleghe da parte dei sindaci, ma anche un modo per soddisfare le ambizioni delle forze politiche e delle liste che – dopo essersi speso nelle campagne elettorali – puntano ad avere voce nell’amministrazione comunale.

Per quanto riguarda i primi cittadini, invece, il disegno di legge introduce la possibilità di un terzo mandato consecutivo nei Comuni con popolazione compresa tra i 5mila e i 15mila abitanti e il rispetto della parità di genere all’interno delle giunte. Inoltre, nel caso in cui un consigliere venga nominato assessore, nel senato cittadino lo scranno verrà occupato dal consigliere supplente.

La figura dei revisori dei conti

Nell’ultimo anno a far discutere abbondantemente, in tema di riforma degli enti locali in Sicilia, era stato il tema dei revisori dei conti. Nel mirino era finita la proposta di consentire ai Consigli comunali di individuare la figura del presidente. Un’iniziativa che, a detta dei proponenti, nasceva dalla volontà di assicurare una presenza costante nelle attività dei Comuni ed evitare che affidandosi al sorteggio ci si potesse trovare a fare affidamento su professionisti che operano solitamente a centinaia di chilometri di distanza. L’altra faccia della medaglia, per i critici della proposta, sarebbe stata rappresentata dal rischio di minare l’indipendenza dei revisori, nel momento in cui la loro nomina sarebbe diventata espressione di una volontà politica.

Alla fine il ddl ha mantenuto l’attuale selezione tramite sorteggio, introducendo però l’istituzione di un elenco speciale dei presidenti degli organi collegiali di revisione economico-finanziaria da cui si dovrà attingere per estrarre il nome dei presidenti.

“Si prevede – si legge nella relazione illustrativa che la prima commissione ha inviato ai gruppi parlamentari all’Ars – che vi sia un revisore unico nei comuni aventi una popolazione fino ai tremila abitanti e un collegio nei restanti enti locali. È stabilito che i revisori siano iscritti in appositi elenchi e che ricevano l’incarico coloro che hanno risposto all’avviso e che siano stati estratti a sorte”.

In merito alla designazione dei presidenti dei collegi dei revisori, il gruppo Popolari e Autonomisti è intenzionato a presentare un emendamento che dividerebbe il territorio isolano in due zone, una occidentale e una orientale, disponendo che i presidenti debbano essere sorteggiati tra coloro che risiedono nell’area in cui ricade l’ente per cui si risponde all’avviso.

La questione della formazione

Il disegno di legge tratta anche il tema della formazione dei revisori: “È regolamentata una migliore formazione dei revisori tramite la necessità di ottenere un maggiore numero di crediti formativi rispetto alla normativa previgente – si legge nel documento – Sono infine previste norme relative all’incompatibilità dei revisori dei conti nonché alla corresponsione di un equo compenso”.

La proposta legislativa, infine, interviene anche sul fronte del cumulo degli incarichi: ogni revisore non potrà assumerne più di quattro, dei quali non più di due in enti locali con una popolazione inferiore a 30mila abitanti e non più di due in Comuni che abbiano fino 99.999 residenti. Infine ogni revisore non potrà operare in più di un Comune con popolazione da centomila abitanti in su. “I revisori che svolgono contemporaneamente quattro incarichi non possono presentare la manifestazione di disponibilità a ricoprire l’incarico di revisore in altri enti locali, tranne nell’ente dove già ricoprono l’incarico”, viene specificato.

Riforma enti locali in Sicilia: tagliando antifrode, indennità e permessi

Altra novità ampiamente annunciata nella riforma per gli enti locali in Sicilia è quella riguardante il tagliando antifrode che verrà apposto nelle schede elettorali in occasione delle elezioni amministrative. “L’articolo 4 intende adeguare la normativa regionale alla normativa nazionale. Tale previsione – viene chiarito – è finalizzata a contrastare la sostituzione fraudolenta della scheda elettorale all’interno della cabina elettorale”.

Per quanto riguarda i corrispettivi economici spettanti a chi riveste cariche politiche, il ddl prevede che “la misura massima delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza degli amministratori locali venga determinata con delibera di giunta regionale, e che al Presidente del consiglio comunale venga corrisposta un’indennità di funzione su sua richiesta, sostitutiva del gettone di presenza dovuto in qualità di consigliere comunale”.

Un tema che potrà suscitare qualche polemiche riguarda l’aumento dei permessi orari e degli esoneri dal lavoro per gli assessori comunali. “Si garantisce, così, il pieno espletamento del mandato senza pregiudizio per i diritti derivanti dai rapporti di lavoro degli amministratori locali”, è la motivazione data nella relazione illustrativa.