La riforma delle pensioni rimane ancora un argomento caldo sul tavolo del Governo, che spinge per il superamento delle Legge Fornero attualmente in vigore. La normativa, introdotta nel 2011 durante l’esecutivo Monti, prevede due criteri per l’accesso alla pensione.
Nel primo caso è necessario avere compiuto 67 anni di età, con almeno 20 anni di contributi. Nella seconda situazione, invece, si può accedere al contributo previdenziale avendo versato 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
In questi giorni si è intensificato il confronto tra Governo e sindacati, con un incontro che è avvenuto giovedì 19 gennaio al Ministero del Lavoro in presenza del ministro Marina Calderone, del sottosegretario Claudio Durigon, del sottosegretario al Mef, Federico Freni e del presidente Inps, Pasquale Tridico.
Calderone ha rassicurato le parti sociali sul tema, ricordando come il Governo sia disponibile a rivedere nome Opzione Donna che, a dire del ministro, non ha portato particolare “consenso”. Calderone ha ribadito anche la volontà dell’esecutivo di prestare attenzione anche nei confronti dei giovani. Un ulteriore incontro potrebbe essere definito per il prossimo 8 febbraio.
Ma cosa potrebbe mettere concretamente in atto il Governo? Nelle settimane scorse l’esecutivo retto dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha inserito nella Manovra approvata a dicembre 2022 la cosiddetta Quota 103.
In base ai nuovi criteri si potrà accedere alla pensione avendo 62 anni di età e 41 anni di contributi, ma con un limite per l’assegno pari a circa 2.600 euro mensili fino ai 67 anni. Le indicazioni potrebbe comunque essere rivisitate nuovamente in vista del 2024, quando Quota 103 verrà messa da parte.
In tal senso la Lega continua a spingere per Quota 41. La misura è da tempo un cavallo di battaglia del segretario Matteo Salvini, che vorrebbe un accesso alla pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età del lavoratore. La modifica in questione, a quanto pare, sembrerebbe essere gradita ai sindacati.
Uno scoglio però sembra rappresentato dai costi legati alla spesa pensionistica, con aumento anche di diversi miliardi nel giro di pochi anni. Inoltre, così come riferito dal presidente dell’Inps Tridico, guardando al 2029 il rapporto tra lavoratori e pensionati potrebbe passare dall’1,4 all’1,3. Entro il 2050, inoltre, il dato potrebbe scendere fino all’1,1.