Nel campo delle energie rinnovabili la Sicilia potrebbe non avere rivali in Italia e addirittura neanche in Europa. Un fatto inequivocabile che, però, si scontra con atavici ritardi e inefficienze della burocrazia regionale. Un “modus operandi” che viene da lontano e che ora il Governo Musumeci sta provando a invertire. C’è infatti una novità nell’orizzonte energetico dell’Isola: entro la fine dell’anno, o al massimo nei primi mesi del 2021, il piano energetico regionale, secondo quanto ci hanno fatto sapere dall’assessorato regionale dell’Energia, potrebbe diventare operativo, consentendo alla nostra regione quel balzo in avanti che le permetterebbe, entro il 2030, di triplicare l’attuale produzione da fonti rinnovabili. Sul piatto ci sarebbero 15 miliardi di euro.
Una prospettiva ambiziosa che vive attualmente un presente ancora incerto dal momento che, stando all’ultimo rapporto del Gestore dei servizi energetici titolato “Fonti rinnovabili in Italia e nelle Regioni 2012-2018”, diffuso all’inizio di agosto, la Sicilia ha fallito gli obiettivi del 2018 in termini di quota di consumi di energetici “coperti” da fonti rinnovabili, così come previsto da un decreto nazionale che fa riferimento a una direttiva comunitaria.
Un fallimento inspiegabile per una regione che, considerando solo il fotovoltaico, gode di una radiazione solare superiore del 30 per cento rispetto alla media europea, ma si trova solo al quinto posto nazionale – come certifica un altro rapporto del Gse – per produzione di energia dal sole.
In tutta Italia, nel corso del 2019, la produzione lorda da solare fotovoltaico è passata da 22.654 a 23.689 GWh, facendo registrare una crescita pari a circa un migliaio di GWh. L’Isola non riesce a raggiungere nemmeno il podio, doppiata dall’inarrivabile Puglia che produce 3.621 GWh all’anno contro i 1.827 della Sicilia. Il paradosso è che siamo battuti perfino da diverse regioni del Nord, come la Lombardia (2.359), l’Emilia Romagna (2.312) e il Veneto (1.999).
Anche sul fronte degli impianti, non c’è partita: al primo posto la Lombardia (135.479, circa 10 mila in più rispetto al 2018), seguita dal Veneto (124.085) e quindi dall’Emilia Romagna (91.502). La Sicilia slitta al sesto posto, con 56.193 impianti, circa 4 mila in più la differenza registrata tra 2019 e 2018. In termini di potenza installata vince la Puglia (2.652 MW), seguita da Lombardia e Veneto. La Sicilia è quinta (1.400).
BURDEN SHARING
La Direttiva 2009/28 del Parlamento europeo e del Consiglio, recepita con il Decreto Legislativo n. 28 del 3 marzo 2011, ha assegnato all’Italia due obiettivi nazionali vincolanti, si legge nel rapporto, in termini di “quota dei Consumi Finali Lordi di energia coperta da fonti rinnovabili (Fer) al 2020; il primo – overall target – prevede una quota Fer sui Cfl almeno pari al 17%; il secondo, relativo al solo settore dei Trasporti, prevede una quota Fer almeno pari al 10%.
Il Decreto 15 marzo 2012 del Ministero dello Sviluppo Economico (c.d. decreto Burden sharing) ha poi fissato il contributo che le diverse regioni e province autonome italiane sono tenute a fornire ai fini del raggiungimento dell’obiettivo complessivo nazionale, attribuendo a ciascuna di esse specifici obiettivi regionali di impiego di Fer al 2020”. Per il calcolo del numeratore degli obiettivi regionali non si tiene conto dei consumi di energia da Fer nel settore dei trasporti, in genere dipendenti da politiche stabilite a livello centrale (in particolare l’obbligo di immissione in consumo dei biocarburanti).
ITALIA PROMOSSA
L’Italia green ha anticipato tutti: già nel 2018 – gli ultimi dati disponibili in materia – ha visto la quota dei consumi finali lordi complessivi coperta da Fer che ha raggiunto il 17,8%, si tratta di un “valore superiore al target assegnato all’Italia – si legge nel report del Gse – dalla Direttiva 2009/28/CE per il 2020 (17,0%), ma in flessione rispetto al 2017 (18,3%)”.
La dinamica registrata deriva dall’effetto di due trend opposti: da un lato, la contrazione dell’impiego di energia rinnovabile, “legata principalmente alla riduzione degli impieghi di biomassa solida per riscaldamento nel settore termico (il 2018 è stato un anno mediamente meno freddo del precedente) e alla minore produzione da pannelli solari fotovoltaici nel settore elettrico (principalmente per peggiori condizioni di irraggiamento)”; dall’altro, l’aumento dei consumi energetici complessivi, “che ha riguardato principalmente i consumi di carburanti fossili per autotrazione (gasolio, benzine) e per aeroplani (carboturbo)”.
SICILIA BOCCIATA
Nel 2016 inappuntabile, poi il buco del 2018. Nella precedente rilevazione, in effetti, la Sicilia aveva centrato le previsioni sancite dal “burden sharing”, raggiungendo quota 11,6% a fronte di una richiesta di 10,8% di consumi finali lordi di energia coperti dalle fonti rinnovabili. Il dato percentuale era stato in crescita anche nel 2017, toccando quota 12,5%, restando tuttavia congelato sulla stessa soglia anche nel 2018, fallendo di 0,6% l’obiettivo sancito del 13,1% per il 2018. Nel 2020 c’è un ulteriore step che è fissato al 15,9% e di questo passo le preoccupazioni di non farcela sembrano legittime.
LE REGIONI GUIDA
La stragrande maggioranza delle regioni italiane, cioè quindici, più le province autonome di Trento e Bolzano, hanno già raggiunto la quota prevista per il 2020. Sono il Piemonte, la Lombardia, la Valle d’Aosta, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria, le Marche, l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Basilicata, la Calabria, la Sardegna.
Sicilia in ritardo, ma la Regione spera di dare lo strappo decisivo al settore già dal prossimo anno. Dall’assessorato dell’Energia hanno spiegato che “da quando questo governo si è insediato (alla fine del 2017, ndr) ha lavorato per potenziare la produzione di energia da fonti rinnovabili e ridurre l’impatto ambientale” e quindi i “dati del 2018 non sono ancora positivi e scontano ritardi del passato su cui stiamo lavorando”. In particolare, gli obiettivi da “raggiungere prevedono la riduzione di emissioni e una maggiore efficienza in vari settori”. Luci e ombra sul sistema Sicilia: “siamo risultati ancora carenti nella mobilità, mentre sulle fonti rinnovabili tutto sommato siamo di poco sotto e in crescita”.
Tutto passerà, verosimilmente, dal nuovo piano energetico attualmente in itinere che “grazie all’importante lavoro degli uffici del dipartimento e dei consulenti dell’assessorato, è stato redatto per puntare entro il 2030 a triplicare la produzione di energia da fotovoltaico e raddoppiare quella da eolico”. La buona notizia, quasi sorprendente, è che il piano “sta entrando ora nella fase di attuazione” in quanto si è chiusa la fase della consultazione pubblica e a partire da questa “sono state ricevute le osservazioni che verranno vagliate e ci consentiranno entro l’anno, o probabilmente all’inizio del 2021, di adottare questo fondamentale strumento di pianificazione che ci farà raggiungere gli obiettivi richiesti”.
I numeri previsti, del resto, sembrano particolarmente importanti: “al 2030 dovremmo infatti raggiungere il 69 per cento circa di produzione da fonti rinnovabili mentre partivamo praticamente dal 29”. Altro aspetto fondamentale su cui gli uffici hanno acceso i riflettori è “quello delle procedure autorizzative che purtroppo in passato hanno frenato gli investimenti” e in tal senso questo governo “sta lavorando per provare a semplificare le procedure e sbloccare le autorizzazioni all’Ambiente anche tramite proposte di legge, lavorando in sinergia con gli onorevoli Assenza e Compagnone (deputati dell’Ars, ndr)”. Questi ultimi sono stati fautori di alcuni disegni legge legati appunto al sistema energetico dell’Isola. Inoltre, aggiungono dall’assessorato, stiamo “operando anche con gli altri assessorati per trovare le migliori soluzioni possibili in base alla normativa”.
Sul futuro dell’Isola, secondo quanto si legge nel piano, si prevedono “investimenti per 15 miliardi e non possiamo permetterci ritardi”. Nel mirino ci sono alcuni casi potenziali da risolvere: “gli uffici segnalano ad esempio che ci sono procedure come il rewamping e il repowering che avvengono ad esempio senza modificare la superficie occupata, grazie a pannelli moderni più potenti, eppure siccome viene superata la soglia di legge viene richiesto nuovamente di seguire l’iter autorizzativo” e “così tutto è più complesso e bisogna intervenire”.