Si chiama Rosario Montalbano, ha 38 anni e le sue dichiarazioni hanno già portato all’arresto di otto esattori del pizzo nello scorso mese di marzo. Ora è seduto davanti al procuratore aggiunto Marzia Sabella e ai sostituti Bruno Brucoli, Federica La Chioma e Francesca Mazzocco, ha cambiato il proprio avvocato affidandosi a un legale che assiste altri collaboratori di giustizia, e le sue dichiarazioni stanno scoperchiando il “vaso di pandora” del quartiere patria dei fratelli Graviano e in cui la densità mafiosa e il controllo del territorio da parte delle “famiglie” è ancora fortissimo.
Ma non solo Brancaccio. Montalbano sembra stia parlando anche degli interessi dei mandamenti di Tommaso Natale e Porta Nuova perché ha vissuto direttamente la stagione in cui è stato costituito un cartello della droga per garantire gli affari di tre mandamenti mafiosi, Porta Nuova, Tommaso Natale e Brancaccio. Fiumi di cocaina comprati in Calabria e Campania per riempire le piazze di Palermo, dove i consumi di stupefacenti sono cresciuti in maniera esponenziale. Montalbano ha fatto la sua parte nella stagione che ha visto il ritorno al potere della famiglia Greco di Ciaculli, con Leandro Greco, nipote Michele, il “papa” della mafia che ha poi passato il testimone al cugino Giuseppe Greco. Una stagione segnata dalla solidificazione dei rapporti tra diversi mandamenti per tentare di resistere ai blitz delle forze dell’ordine e all’ondata di arresti.
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Rosario Montalbano fu arrestato a seguito del blitz dei poliziotti della Squadra Mobile e dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale che scattò nel novembre 2021. Alle sua spalle un lungo e articolato curriculum criminale ed è “fresco” di una condanna a 12 anni e 2 mesi in primo grado, giudizio celebrato con il rito abbreviato, in cui sono state documentate una cinquantina di estorsioni ai danni di titolari dei negozi e identificati capi e soldati che si sarebbero occupati della gestione delle numerose piazze di spaccio a Brancaccio. Sembra che nessuno meglio di lui possa aiutare i pubblici ministeri di Palermo per dare un volto ai personaggi finora sfuggiti agli arresti.
Criticato anche dal suo “capo”, Maurizio Di Fede che lo definì “scimunito” per il suo atteggiamento che rasentava quello del cane sciolto occupandosi, spesso, di ruoli che non gli competevano. Violento e arrogante, le sue modalità di raccolta del pizzo transitavano regolarmente attraverso la violenza, scatenando spesso le lamentale degli estorti tanto che, anche per alcune sue dichiarazioni contro il responsabile della famiglia di Villabate, il Di Fede stava valutando la possibilità di desautorarlo e allontanarlo dalla famiglia. Forse la sua grande disponibilità, però, ha evitato che ciò succedesse anche perché il Montalbano rispondeva positivamente a tutte le richieste, sia si trattasse della consegna dei soldi alle famiglie dei detenuti sia di consegnare le cassate ai picciotti per le festività natalizie. Non solo pizzo anche perché, in sella al suo scooter, se ne andava in giro a caricare il c.d. “borotalco” da distribuire ai diversi pusher muovendosi anche all’esterno dei confini del suo mandamento. E ora, ai pm, parla di due diverse liste del pizzo, la prima con i nomi di chi paga ogni mese e la seconda con coloro che lo pagano a Pasqua e Natale.
Degli estorti ricorda le facce e, in altri casi la sua memoria ha uno squarcio quando sente il nome dell’attività commerciale. “Mi sono fatto dare la lista di Roberto Mangano e insieme con Maurizio (Di Fede, ndr) ci siamo divisi i commercianti dove andare a prendere i soldi di Natale e Pasqua”. La 3D, la Trinacria Gas, un carnezziere, una bottega di salumi e carni, il Nightlife, l’House Bar, il bar Messina, un gommista, un meccanico, un panificio, Eurocasa, la pizzeria al Galeone. Nell’elenco che Montalbano sta facendo compilare ai magistrati compaiono anche diverse attività abusive che, seppur in mancanza di qualsivoglia autorizzazione, svolgono regolarmente la loro attività. Tremano i mafiosi ma anche quanti, pur pagando regolarmente il pizzo, non hanno mai denunciato, molti dei quali sono finiti sotto processo per favoreggiamento dopo avere negato di avere versato la tassa di Cosa Nostra. Ora arriva la resa dei conti.