PALERMO – I prezzi in Sicilia cominciano a risalire. Dopo che a dicembre dello scorso anno, i prezzi erano scesi di mezzo punto percentuale, a gennaio, secondo i dati forniti dall’Istat, sono risaliti di 0,7 punti percentuali, arrivando a +0,2%. Si tratta di un andamento che segue il trend nazionale, particolarmente marcato nelle Isole, che avevano registrato tra i migliori risultati a chiusura dell’anno scorso.
Se si vanno a guardare i dati per capoluogo di Regione, a Palermo a gennaio 2024 i prezzi sono stati dello 0,7%, poco sotto la media nazionale, che arriva allo 0,8%. In testa alla classifica delle città più care d’Italia, elaborata dall’Unione nazionale dei consumatori sui dati forniti dall’Istat, si trova invece Napoli, dove l’inflazione pari a +1,9% si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 419 euro per una famiglia media, in aumento rispetto alla spesa che ci sarebbe stata con i vecchi dati Istat, pari a 384 euro.
Al secondo posto Perugia, dove il rialzo dei prezzi dell’1,7%, la seconda inflazione più alta ex aequo con Trieste, determina un incremento di spesa annuo pari a 417 a famiglia; medaglia di bronzo, quindi, per Trieste, con una spesa supplementare pari a 415 euro annui per una famiglia tipo. Al contrario, nelle posizioni più basse della classifica le città più virtuose d’Italia sono addirittura in deflazione.
Vince Campobasso dove l’inflazione pari a -0,7% si traduce in un risparmio equivalente, in media, a 145 euro su base annua. Medaglia d’argento per Reggio Emilia, dove la diminuzione dei prezzi dello 0,4% determina un calo di spesa annuo pari a 109 euro per una famiglia tipo. Sul gradino più basso del podio Ancona, che con -0,3% ha un taglio delle spese pari a 66 euro annui per una famiglia media.
Insomma, nonostante si sia rientrati dall’inflazione a due cifre che si era abbattuta sulla Sicilia a causa prima della pandemia e poi della guerra in Ucraina, portando con sé un forte aumento dei costi energetici, i prezzi ricominciano a salire e ancora non è certo cosa possa succedere anche a causa dello scontro in Medio Oriente.
Se si vanno ad analizzare i dati forniti dall’Istat ed elaborati dall’Ufficio studi della Cgia, l’associazione degli artigiani e piccole imprese, nell’intero 2023, il rincaro della spesa annua per famiglia siciliana ha superato i mille euro; sono state 4 le città siciliane che hanno superato l’inflazione media nazionale. Palermo ha raggiunto la quota del 6,2%, con un rincaro di 1.231 euro nel 2023: Catania si ferma poco prima, al 5,8%, e una spesa di 1.151 euro. Si risale a Messina, che ha raggiunto il 6% di inflazione, e un rincaro della spesa di 1.144 euro. In ultimo, Siracusa, al 5,8%, e una spesa di 1.106 euro.
Gli aumenti più importanti avvenuti tra il 2021 e il 2023 hanno interessato i biglietti aerei dei voli internazionali (+106,1%), le bollette dell’energia elettrica (+93,1%), i biglietti dei voli aerei nazionali (+65,4%), le bollette del gas (+62,5%). Quindi, lo zucchero, che sale del 61,7%, il riso (+48,2%), l’olio di oliva (45,5%). Per contro, i prodotti che hanno subito una riduzione di prezzo sono di categorie merceologiche non di prima necessità.
I prodotti che hanno subito una riduzione di prezzo sono stati gli apparecchi per ricezione immagini e suoni, che diminuiscono del 28,6%, gli apparecchi per la telefonia mobile, al -12%, apparecchi per il suono, dagli stereo agli amplificatori alle radio, a -11,4%. Ancora, ci sono i test di gravidanza e i contraccettivi, a -10,3%, e i libri di narrativa, a -6,3%.