Sale l’inflazione in Sicilia, a gennaio prezzi più alti - QdS

Sale l’inflazione in Sicilia, a gennaio prezzi più alti

Michele Giuliano

Sale l’inflazione in Sicilia, a gennaio prezzi più alti

venerdì 23 Febbraio 2024

Istat: Nell’Isola +0,2 a inizio anno, mentre a dicembre si era chiuso a -0,5. Per i residenti +1.000 euro di rincari. Le città di Palermo e Messina alzano la media regionale e chiudono rispettivamente a +0,7% e +0,4%

PALERMO – I prezzi in Sicilia cominciano a risalire. Dopo che a dicembre dello scorso anno, i prezzi erano scesi di mezzo punto percentuale, a gennaio, secondo i dati forniti dall’Istat, sono risaliti di 0,7 punti percentuali, arrivando a +0,2%. Si tratta di un andamento che segue il trend nazionale, particolarmente marcato nelle Isole, che avevano registrato tra i migliori risultati a chiusura dell’anno scorso.

Napoli la città più cara d’Italia a gennaio 2024

Se si vanno a guardare i dati per capoluogo di Regione, a Palermo a gennaio 2024 i prezzi sono stati dello 0,7%, poco sotto la media nazionale, che arriva allo 0,8%. In testa alla classifica delle città più care d’Italia, elaborata dall’Unione nazionale dei consumatori sui dati forniti dall’Istat, si trova invece Napoli, dove l’inflazione pari a +1,9% si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 419 euro per una famiglia media, in aumento rispetto alla spesa che ci sarebbe stata con i vecchi dati Istat, pari a 384 euro.

Al secondo posto Perugia, dove il rialzo dei prezzi dell’1,7%, la seconda inflazione più alta ex aequo con Trieste, determina un incremento di spesa annuo pari a 417 a famiglia; medaglia di bronzo, quindi, per Trieste, con una spesa supplementare pari a 415 euro annui per una famiglia tipo. Al contrario, nelle posizioni più basse della classifica le città più virtuose d’Italia sono addirittura in deflazione.

Campobasso la più virtuosa

Vince Campobasso dove l’inflazione pari a -0,7% si traduce in un risparmio equivalente, in media, a 145 euro su base annua. Medaglia d’argento per Reggio Emilia, dove la diminuzione dei prezzi dello 0,4% determina un calo di spesa annuo pari a 109 euro per una famiglia tipo. Sul gradino più basso del podio Ancona, che con -0,3% ha un taglio delle spese pari a 66 euro annui per una famiglia media.

Insomma, nonostante si sia rientrati dall’inflazione a due cifre che si era abbattuta sulla Sicilia a causa prima della pandemia e poi della guerra in Ucraina, portando con sé un forte aumento dei costi energetici, i prezzi ricominciano a salire e ancora non è certo cosa possa succedere anche a causa dello scontro in Medio Oriente.

Il rincaro della spesa media in Sicilia oltre 1.000 euro

Se si vanno ad analizzare i dati forniti dall’Istat ed elaborati dall’Ufficio studi della Cgia, l’associazione degli artigiani e piccole imprese, nell’intero 2023, il rincaro della spesa annua per famiglia siciliana ha superato i mille euro; sono state 4 le città siciliane che hanno superato l’inflazione media nazionale. Palermo ha raggiunto la quota del 6,2%, con un rincaro di 1.231 euro nel 2023: Catania si ferma poco prima, al 5,8%, e una spesa di 1.151 euro. Si risale a Messina, che ha raggiunto il 6% di inflazione, e un rincaro della spesa di 1.144 euro. In ultimo, Siracusa, al 5,8%, e una spesa di 1.106 euro.

Gli aumenti più importanti quelli sui biglietti aerei

Gli aumenti più importanti avvenuti tra il 2021 e il 2023 hanno interessato i biglietti aerei dei voli internazionali (+106,1%), le bollette dell’energia elettrica (+93,1%), i biglietti dei voli aerei nazionali (+65,4%), le bollette del gas (+62,5%). Quindi, lo zucchero, che sale del 61,7%, il riso (+48,2%), l’olio di oliva (45,5%). Per contro, i prodotti che hanno subito una riduzione di prezzo sono di categorie merceologiche non di prima necessità.

I prodotti che hanno subito una riduzione di prezzo sono stati gli apparecchi per ricezione immagini e suoni, che diminuiscono del 28,6%, gli apparecchi per la telefonia mobile, al -12%, apparecchi per il suono, dagli stereo agli amplificatori alle radio, a -11,4%. Ancora, ci sono i test di gravidanza e i contraccettivi, a -10,3%, e i libri di narrativa, a -6,3%.

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