Inail, lavoro e sicurezza

Salute dei lavoratori nella stampa 3D, dall’Inail vademecum per la sicurezza

Impiegata nel settore aerospaziale, automobilistico, meccanico, nel comparto manifatturiero, in quello medicale e anche a scopo ludico e nel bricolage, la stampa 3D viene definita oggi come la tecnologia maggiormente destinata a rivoluzionare i cicli industriali per i bassi costi di produzione e la facilità di utilizzo.

Partendo da un modello digitale, questa tecnologia consente la realizzazione di oggetti tridimensionali attraverso un metodo di produzione additivo.
L’utilizzo crescente e sempre più diffuso di questa tecnologia, anche in ambito domestico, ha condotto i ricercatori del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail a raccogliere in un report scientifico le conoscenze disponibili ad oggi, le caratteristiche e gli elementi utili a individuare potenziali pericoli per la salute dei lavoratori e a suggerire misure idonee di protezione.

La stampa 3D e i materiali utilizzati

La scheda informativa, consultabile fra le pubblicazioni dell’Istituto, si sofferma sulle metodologie di stampa comunemente utilizzate. Fra queste, la tecnica più usata è l’estrusione, in cui un filamento di materiale passa attraverso un ugello riscaldato ad alta temperatura, quindi il materiale fuso viene depositato sopra una piattaforma di lavoro più fredda e strato dopo strato vengono costruiti i piani bidimensionali dell’oggetto programmato. Successivamente, nella scheda sono passati in rassegna e analizzati i diversi materiali usati nella stampa 3D, suddividendoli in classici (polimeri, ceramiche, vetro, metalli e legno) e innovativi (bio e nano-materiali).

La scheda fornisce informazioni sui possibili rischi da esposizione che potrebbero portare a potenziali effetti tossici sull’apparato respiratorio, come nel caso dei materiali plastici e metallici, o sui rischi di natura biologica derivanti dalla generazione di aerosol e contaminazione microbica delle superfici di lavoro, come nel caso dell’uso di materiali biologici. Riguardo ai nanomateriali, viene raccomandata, pur in assenza di dati su conseguenze a lungo termine, una particolare attenzione all’esposizione a nanomateriali ingegnerizzati (es. nanoparticelle di ossidi di metalli e nanotubi di carbonio), di cui sono stati messi in evidenza “potenziali effetti avversi per la salute”.

Misure di prevenzione e protezione

Il vademecum dell’Inail indica le misure di prevenzione e protezione da adottare per la prevenzione e protezione dai possibili rischi della stampa 3D, principalmente attraverso la riduzione delle emissioni e del numero di lavoratori potenzialmente esposti.

Poiché però spesso, nei processi produttivi che utilizzano la stampa 3D, non risulta possibile eliminare o sostituire l’agente nocivo né modificare la modalità di lavorazione o tantomeno ridurre il numero degli addetti coinvolti, la scheda informativa suggerisce di potenziare le misure strutturali di contenimento del rischio, come ad esempio le tecniche di aspirazione o di ventilazione dei locali, oppure di prevedere l’uso di dispositivi adeguati di protezione individuale come maschere facciali filtranti di tipo FFP2, guanti in gomma monouso, occhiali e abbigliamento di protezione. Infine il vademecum ricorda quanto sia fondamentale un’adeguata formazione dei lavoratori e una maggiore condivisione delle procedure da attuare, allo scopo di incrementare consapevolezza sui rischi e modalità di lavoro più sicure.

La pubblicazione è scaricabile gratuitamente dal portale Inail.
https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni/catalogo-generale/pubbl-stampa-3d-implicazioni-per-salute-dei-lavoratori.html